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Langer: le domande irrisolte

Brunello al “Cuminetti” col suo “profeta tra gli stupidi”

Continua con Alexander Langer, il “profeta tra gli stupidi”, il percorso nel teatro sociale e di narrazione di Andrea Brunello. Forte del successo e del nome che si è guadagnato con “Sloi Machine”, l’anima della compagnia Ardito Desio (ex Teatro di Bambs) prosegue con un altro spettacolo di impegno, di testimonianza e di memoria storica, visto a Trento al teatro Cuminetti lo scorso 26 marzo. È la volta di Langer: un personaggio che per i nostri lettori non ha bisogno di presentazioni, visto il suo impegno prima in Trentino e poi a livello nazionale ed europeo sui temi del pacifismo, della non violenza, dell’intercultura e della tutela ambientale. Ai nostri lettori, forse: perché il ricordo e la lezione di Langer, morto suicida nel 1995 nei pressi di Firenze, forse sfuggono a un pubblico che in uno spettacolo teatrale ha bisogno per necessità di una linea guida, di un appiglio narrativo, di una nervatura lungo la quale comprendere il messaggio che autori (Andrea Brunello e Mirko Artuso), attore (Brunello) e regista (Artuso) cercano di trasmettere. Il meccanismo drammaturgico per evitare di affrontare vis à vis la figura di Langer è semplice: Italo è una persona comune, un macellaio fuori dalla società e fuori dal mondo, che si accorge della falsità e dell’ipocrisia di tutto ciò che gli sta attorno, e si accorge della verità del pensiero e della lezione di Langer. E non solo della sua: dal testo escono anche i nomi di San Francesco, di don Milani e di tutta un’iconografia di personaggi che però, invece di arricchire la forza dello spettacolo, ne diluiscono la pregnanza. In scena solo Andrea Brunello, ad interpretare Italo. Ma le domande, dopo qualche decina di minuti dall’inizio dello spettacolo, cominciano a sorgere: a chi si sta rivolgendo il personaggio, all’indirizzo di chi sta parlando? E soprattutto, perché, qual è l’urgenza del dire piuttosto che del non dire? Al di là delle questioni drammaturgiche, spicca nel lavoro di Brunello la mancanza della guida e della regia che avevano impresso a “Sloi Machine” l’efficacia conosciuta da chi ha visto quello spettacolo. D’altronde, a teatro è difficile fare tutto assieme, e soprattutto è difficile ripetersi. Sembra che Brunello l’abbia capito e stia cercando di tentare altri lidi con “Paradiso perduto” da John Milton, dopo l’esperimento sfortunato di “Delta di Venere”, sfortunato anche a livello di distribuzione, vista la défaillance dell’attore protagonista Klaus Saccardo, che ha di fatto impedito a Brunello di portare la pièce in tour al Teatro Libero di Milano.

Intanto, il sipario di TrentoOltre sta per volgere al termine, con in calendario ad aprile ancora due spettacoli: la stagione non è andata secondo le aspettative, sia in termini di pubblico che di proposte. È probabile che arrivi qualche novità dal prossimo autunno. Staremo a vedere.

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