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QT n. 1, gennaio 2021 Monitor: Teatro

Percorsi virtuali in attesa di tornare a vivere il teatro

A settembre, raccontando la lenta ripresa estiva del teatro trentino, prefiguravamo che il ritorno in sala sarebbe stato una sfida ancor più laboriosa e stimolante. Il nuovo stop al settore, rispetto al blocco della scorsa primavera, ha orientato enti, compagnie, artisti, lavoratori dello spettacolo alla ricerca di soluzioni più organiche e strutturate per ovviare all’impossibilità di andare in scena davanti a un pubblico di persone in carne ed ossa. Non solo attraverso la trasmissione in streaming di spettacoli, ma anche esplorando possibilità come la radio, il podcast, lo storytelling. In questo articolo ci concentreremo, a titolo rappresentativo, su tre esperienze.

A inizio autunno, in diversi, con fiducia e ottimismo, avevano presentato le loro stagioni “come se”. Qualcuno si è mosso in anticipo ed è riuscito a realizzare alcune date. Ma le stagioni più attese e consolidate sono di fatto state stoppate prima ancora di cominciare. Così come a ridosso del debutto sono state cancellate rassegne e rinviati debutti.

Una risposta all’insegna della rete viene da “Retroscena”. Una piattaforma digitale (www.retroscena.org) ideata e sviluppata da AriaTeatro in collaborazione con i Comuni di Trento, Rovereto, Pergine e Lavis. Un progetto che intende sostenere il sistema produttivo del territorio, dando lavoro ad artisti e tecnici e un’offerta culturale a spettatrici e spettatori.

Le prime iniziative hanno segnato un ritorno alla radio. Il programma “Il teatro alla radio”, condotto da Maura Pettorruso per Radio Dolomiti, propone interviste ad artisti e brevi interventi di recitazione. Un modo, in un periodo dominato da immagini e video, per riscoprire parola e voce. Tutte le puntate rimangono disponibili sul palinsesto come podcast.

“Retroscena” offre poi appuntamenti in streaming fruibili sul sito per 48 ore. Che si parli di riprese o di nuove produzioni (come “Bye bye blackbird”) di AriaTeatro), non si tratta di materiale di repertorio, ma di spettacoli o eventi realizzati appositamente per la piattaforma. Il progetto sta avendo successo: 2500 utenti unici, più di 6000 ore complessive di utilizzo. Un risultato sopra le aspettative.

Al momento, questa proposta sostituisce quella dal vivo. Quando si potrà tornare a vivere i teatri, queste invenzioni potranno tornare utili come supporto all’approfondimento e alla promozione dell’attività dal vivo.

Anche il Centro Santa Chiara si è attrezzato con proposte di Teatro Virtuale, attivando nuove modalità di condivisione col pubblico. Come accennato, è sospesa la presenza in sala, ma non l’operatività dello spazio teatrale. Il Centro ha così ideato #teatrosbloccato, iniziativa con la quale apre i propri spazi (Sociale, Cuminetti e Sanbàpolis a Trento, Melotti a Rovereto) a compagnie nazionali (con attori come Corrado D’Elia e Giuseppe Cederna) e regionali (OHT, Evoè!Teatro), offrendo loro un periodo di residenza. Un tempo di 4-5 giorni per scavare, approfondire, provare, lavorare su progetti già avviati o del tutto nuovi, nel quale il Centro offre spazi e dotazioni in cambio di pillole da offrire al pubblico, che può così osservare il processo di creazione di uno spettacolo.

Quanto agli spettacoli in streaming, quasi sempre si tratta di registrazioni riprese e montate presso gli spazi del Centro. Infine, lo strumento del podcast è stato adottato inizialmente pensando a un pubblico generico, poi guardando sempre più al mondo delle scuole: un invito alla lettura, oltre a interviste e riflessioni di avvicinamento agli spettacoli. Per ognuno di questi percorsi, l’idea di base è valorizzare il luogo, rendendolo riconoscibile, in modo da mantenere il legame affettivo del pubblico con lo spazio teatrale, in attesa che vi si possa tornare fisicamente. Queste possibilità, nate come soluzioni tampone probabilmente saranno mantenute anche alla ripresa dell’attività dal vivo, specie come contenuti informativi aggiuntivi (affiancando i foyer della prosa e della danza), senza escludere riprese in diretta di alcuni spettacoli particolarmente attrattivi.

Riguardo alle rassegne già delineate, l’orientamento di tutti i programmatori è provare a ri-calendarizzare gli spettacoli sospesi, sia nella stagione in corso che nella prossima.

Un’altra via di resilienza la sta offrendo Pergine Festival. A fine ottobre avrebbe dovuto svolgersi un’autumn edition dedicata al ritorno in teatro: tutto bloccato a un giorno dalla partenza. L’organizzazione ha allora avuto la geniale idea di narrare lo stesso “Il festival che non c’è”, di immaginare come sarebbe stato, di raccontare attraverso una stupenda opera di storytelling per parole e immagini le pratiche quotidiane e le persone che contribuiscono a far vivere la rassegna. Un atto simbolico di resistenza culturale completato con “Lo spettacolo che non c’è”, una restituzione virtuale di quello che non è potuto essere dal vivo.

Tirando le somme, osserviamo in Trentino tante idee giuste, valide, talvolta acute, per proporre, produrre, comunicare teatro nonostante i mille paletti.

La particolare condizione ha portato enti, compagnie e artisti a battere percorsi che, anche quando si tornerà alla “normalità”, possano rappresentare strade parallele alla via maestra, che rimane pur sempre quella dell’incontro reale. La vera magia ed essenza del teatro non può prescindere dalla compresenza fisica di persone vive, attori o spettatori, qui ed ora.