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Troppe croci

Alessandro Giacomini

Pur di conseguire il record del mondo in altezza, una croce in vetroresina alta ben 18 metri, come un palazzo di 6 piani (agli antipodi della sobrietà), sarà collocata nell’area protetta del monte Baldo, tra la Regione Veneto e il Trentino, dove già persiste e resiste un ben più blasonato valore mondiale, il suo endemico patrimonio botanico.

Caldeggiata dalla diocesi di Verona e Trento e sostenuta dal comune confinante di Malcesine sul Garda, le associazioni alpinistiche dei due versanti, CAI del Veneto e SAT del Trentino, si sono pubblicamente espresse criticando pesantemente l’ecomostro.

Le cime delle montagne hanno un valore estetico naturale assoluto e insuperabile, sono di una bellezza compulsiva: la salita, l’attesa della vetta, la fatica per poi esplodere di immensa gioia al raggiungimento della sommità; queste emozioni vanno protette e non possono, ogniqualvolta, essere limitate da un elemento estraneo: la croce, spesso senza alcuna autorizzazione.

L’impropria marcatura, come fosse un cimitero della cristianità, rappresenta un elemento estraneo e degradante nella salvaguardia ambientale. Dispiace vedere che il nostro patrimonio dolomitico certificato dall’Unesco subisce l’imposizione aggressiva di una convinzione religiosa con il proprio segno inconfondibile, che - è bene ricordarlo - non si è certo distinto nel passato per missioni di pace o di sconfiggere l’odio.

Si è soliti rammentare che la croce è un simbolo che unisce; lasciateci dubitare, è sufficiente ricordare, ad esempio, che è ancora in atto la diatriba tra Alpini e Schützen, gli stessi che hanno crivellato le montagne posizionando croci in ricordo dei Trentini morti con la divisa dell’imperatore Francesco Giuseppe, quindi la stessa divide e non unisce, riporta in auge nazionalismi che hanno prodotto guerre e tragedie.

Il crocifisso è il simbolo della religione cristiana, ma come ogni simbolo è destinato a dividere e non a unire, divide Alpini e Schützen, divide in qualsiasi luogo ove credenti, agnostici, di altre fedi o non credenti si dividono gli spazi pubblici.

Le cime delle montagne devono essere neutre, libere da qualsiasi simbolo, non possiamo permettere a nessuno di strumentalizzarle, c’è il rischio che chi ama la montagna, ogni qualvolta arrivi in cima ad una, vetta abbia la sensazione di essere un ospite non gradito.

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