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QT n. 4, aprile 2021 Servizi

“Siamo ragazzi e non robot”

Le voci degli studenti nelle risposte “aperte” al questionario

Foto di Taner Yetim

I grafici che compaiono nelle pagine precedenti già testimoniano efficacemente i molti aspetti critici della didattica a distanza così come percepiti dagli studenti. A completare il quadro, vogliamo qui presentare una antologia delle loro risposte alle domande “aperte”, dalle quali emerge un rigetto pressoché unanime: “La DAD è una falsa e brutta riproduzione di qualcosa che potrebbe avvicinarsi alla scuola. Scuola non è solo lezioni, interrogazioni/verifiche e studio pazzo e disperatissimo. Scuola è condivisione di uno spazio dove c’è tanta gente con cui si può parlare, condividere esperienze, fare quattro risate insieme, andare in giro per l’aula durante il cambio d’ora... e così via. La scuola dà un’istruzione, ma quello che ci fa crescere davvero è ben altro! Certe istruzioni la scuola non te le può dare, ma in qualche modo bisogna apprenderle, e la DAD te le toglie tutte”.

Non manca tuttavia chi, per ragioni particolari e soprattutto all’inizio di quell’esperienza, la pensava diversamente: “Mi sto trovando piuttosto bene in didattica a distanza. Non dovendo prendere il pullman per venire a scuola e avendo più ore alla settimana per portarmi avanti con lo studio riesco ad organizzarmi abbastanza bene con tutti gli impegni scolastici”.

Prima che iniziasse la quarantena io a scuola stavo male, non perché prendevo brutti voti, ma per i compagni che pensavo non riuscissero ad accettarmi come sono. Durante la quarantena sono stata molte ore da sola a casa, visto che i miei genitori sono medici, e sono riuscita a capire che ero io che non accettavo me stessa, non loro. Ho conosciuto mia sorella di 11 anni che non avevo mai guardato bene, è diventata la persona più importante della mia vita. Queste due scoperte hanno fatto si che non dessi peso ai problemi esterni. Durante l’estate ho iniziato a conoscermi sempre di più e a eliminare i legami che mi creavano dolore e a stringere ancor più quelli che ora ritengo importanti. Concludendo, l’inizio della pandemia mi ha fatto bene all’anima, ma ora sto iniziando a sentire la mancanza del bus ogni giorno, dell’ultimo banco, delle chiacchiere: mi manca la stabilità della vita che avevo prima”.

Disagi psicofisici

Foto di Taner Yetim

Ma sono casi isolati; prevalgono disagi profondi, e non solo nell’ambito scolastico: “A fine giornata arrivo con gli occhi distrutti anche perché oltre a queste lezioni ci sono i compiti da svolgere al computer; non è normale passare tutta la mattina e parte del pomeriggio davanti ad uno schermo. Per quanto riguarda l’aspetto psicologico, sono esausto e stressato. Solo a pensare che si potrebbe arrivare a fine anno con questa alternanza scuola in presenza e DAD mi viene male”.

La DAD stanca molto gli occhi e la sera provo un forte dolore alla testa, dovuto alle troppe ore sui dispositivi tecnologici”.

Con questo carico spesso vado a dormire a notte fonda dopo un pomeriggio intero sui libri, a volte non riesco nemmeno a mangiare per l’agitazione di sapere che ho un sacco di cose da fare e non ho tempo da perdere. Con la mia famiglia passo pochissimo tempo, sto spesso chiusa in camera per studiare, adoro fare sport ma non ho tempo di praticarlo”.

È molto stressante, non solo per l’assenza di un rapporto fisico con professori e compagni, ma anche perché è difficile seguire per ore davanti al pc, senza nemmeno le pause di 15 minuti ogni due ore di lezione, orari che non vengono rispettati dai professori”.

A volte dimentico di appartenere a una classe, mi ritrovo da sola in una stanza e mi sembra che tutto il carico scolastico sia sulle mie spalle, scordando che tutti sono nella mia stessa situazione e che stiamo affrontando tutto ciò insieme”.

Siamo costretti a sostenerci a vicenda anche psicologicamente, visto che oltre al periodo molto difficile, anche la scuola è diventata fonte di angoscia. Ecco che tutti ci sentiamo oppressi dalla scuola”.

La nostra vita sembrava una corsa il cui vincitore era colui che arrivava prima del tempo stabilito, ci preoccupavamo più del quando mandare il compito rispetto al come dovevamo farlo, vivevamo con questa ansia e quest’agitazione che mi hanno portato più volte a crisi di pianto”.

Professori bocciati

Fin qui, comunque, siamo nell’ambito di critiche prevedibili. Quello che lascia un po’ interdetti è il giudizio pesantemente negativo nei confronti dei docenti, accusati di aver proseguito, via computer, la stessa didattica – già di per sé antiquata – praticata in tempi normali: “I professori tendono a darci più compiti con la scusa che ‘tanto siete a casa’. Le lezioni poi non sono per niente stimolanti: ci sono giornate in cui sono tutte frontali, e prendere appunti in silenzio per cinque ore non è il massimo. Si potrebbero proporre attività più interattive. Infine, l’orario è eccessivo: bisogna tenere conto che la concentrazione è minore che non in classe, quindi bisognerebbe ridurre il numero di lezioni o fare qualche pausa in più”.

I professori spiegano a macchinetta e danno tutto per fatto quando noi in DAD riusciamo a seguire molto meno, e quando siamo in presenza ci fanno passare il tempo a fare verifiche e interrogazioni invece che spiegare o fare lavori in gruppo. Con l’aumento delle ore in DAD il tutto è peggiorato. Riusciamo a seguire meno, i prof spiegano di più e noi dobbiamo recuperare di pomeriggio, obbligandoci a passare ancora più ore davanti allo schermo”.

I professori proseguono con il programma come se niente fosse, o addirittura accelerano ulteriormente rispetto al programma che svolgerebbero in presenza”.

Un’esperienza terribile sotto ogni aspetto: la qualità delle lezioni a distanza si riduce ma non si riducono, invece, le richieste degli insegnanti”.

Gli insegnanti avrebbero potuto cercare di ravvivare l’attenzione e la concentrazione alternando alla tradizionale lezione qualcosa di diverso”.

Al rientro a scuola la priorità non è stata colmare il vuoto della DAD spiegando, ma fare tutte le verifiche possibili, tutte in una settimana, per paura che le scuole richiudano”.

Da parte dei professori spesso sembra esserci una sorta di sfiducia nei confronti degli alunni, nel senso che partono dal presupposto che, qualunque cosa facciamo, la facciamo barando. Sicuramente chi copia c’è, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio e non fidarsi di nessuno. Quello che voglio dire è che la maggior parte degli insegnanti, vedendoci come dei copioni seriali, ammassa le verifiche e le interrogazioni nelle settimane in presenza, rendendole invivibili. Di conseguenza anche quel poco tempo che possiamo spendere in presenza per vederci/interagire diventa un suicidio assistito”.

Bisogna cambiare

Insomma, il problema è solo fino a un certo punto la DAD: occorrerebbe ideare nuove strategie didattiche, che se sono importanti nella scuola in presenza, nella didattica a distanza diventano fondamentali, pena il fallimento della scuola: “La dad, a livello didattico, ha il potenziale di essere efficace tanto quanto la scuola in presenza, ma con modalità diverse”.

Bisognerebbe lasciare agli studenti maggior libertà di esprimere i propri dubbi e le opinioni, anche durante una lezione online, invece di renderla una tirata di una o due ore in cui solo l’insegnante parla e gli studenti sono obbligati a prendere nota di tutto senza poter intervenire. La didattica a distanza potrebbe anche funzionare, ma è evidente che sia (per certi casi) esaltazione di tutti gli aspetti negativi che già si vivono in classe e quindi online si vivono tre volte peggio. Sarebbe bello poter avere un dialogo reale e sincero con ciascun insegnante, per confrontarsi direttamente, eppure finché non si potrà avverare questa utopia, trovo difficile riuscire a risolvere i problemi scolastici tramite dei passaparola, sempre indiretti”.

In caso contrario sono destinate a moltiplicarsi affermazioni come le seguenti, non sempre catalogabili nel novero dei piagnistei: “Non riesco a gestire tutta quest’ansia, se continuiamo così, senza far capire ai prof che siamo umani e che abbiamo una vita al di fuori della scuola, gli studenti impazziranno e i voti si abbasseranno”.

O i professori si svegliano e iniziano a dividere il carico di lavoro settimana per settimana e tornare al primo orario o molti di noi studenti non ce la faranno e i voti peggioreranno e tutta la pressione di questo momento storico ci ricadrà addosso, l’ansia prenderà il sopravvento e non ci sembrerà nemmeno più di vivere realmente”.

Ho mollato tutto”.

Siamo ragazzi e non robot”.

Perdere un anno di scuola non è grave, perdere la passione, perdere la voglia di studiare è grave”.