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QT n. 4, aprile 2022 Trentagiorni

Fugatti e gli orsi

Eliminare orsi e lupi, il chiodo fisso di Maurizio Fugatti

In tema di gestione di lupi e orsi Fugatti ha sostanzialmente in mente una sola cosa: avere carta bianca per poterli eliminare, senza lacci e lacciuoli, quando sono “problematici”. Il termine è abbastanza vago da far capire a chiunque che, se questa linea passasse, di orsi e lupi in Trentino ne resterebbero assai pochi. Lo pensano anche i giudici del Consiglio di Stato, che nella sentenza depositata a metà marzo hanno rigettato il ricorso della Provincia contro una precedente decisione del TAR che già aveva bocciato la linea d’azione preferita dal Governatore, stabilendo che vi deve essere gradualità e proporzionalità nelle azioni da intraprendere contro un orso, come è appunto previsto dalle attuali linee guida per la gestione dei grandi carnivori, che non escludono affatto la possibilità di abbattere un orso, ma chiariscono anche che per farlo non basta un singolo evento di contatto o di aggressione “a prescindere”. La reazione di Fugatti era scontata e prevedibile: secondo lui chi prende queste decisioni confonde gli orsi veri con l’orso Yoghi e non si rende conto di quanto invece siano pericolosi, e comunque lui a questo punto si chiama fuori e non si assume responsabilità per quello che succederà. Insomma, non proprio il massimo da parte di chi governa una provincia e non sta discutendo di orsi al bar. Peccato perché, smusata dopo smusata, Fugatti continua su una linea che non solo appare perdente, ma che mostra come egli si stia incaponendo, facendo diventare “problematica” l’idea stessa di gestione degli orsi. Tutto si riduce a risolvere il problema degli orsi per lui problematici, il resto non esiste.

Venendo alle sue osservazioni post-sentenza, sul tema della responsabilità è fin troppo facile rispondere che chi governa e dirige non può evitare le proprie responsabilità con un enunciato. Le ha assunte e se le tiene, l’importante è che agisca rispettando e facendo applicare le norme, senza bisogno di crearne ad hoc a lui gradite. Sulla questione dell’orso Yoghi, certo è vero, gli orsi sono una cosa diversa da quelli dei cartoons e la loro presenza può creare problemi e imporci delle rinunce. È lo scotto da pagare se vogliamo che il concetto di biodiversità non sia solo un enunciato da salotto o un qualcosa che ci piace sentire mentre guardiamo qualche bel documentario sugli animali. La convivenza con gli orsi, così come con i lupi, è possibile. Lo dicono fior fiore di esperti, lo dimostrano altre situazioni. L’obiettivo però si può raggiungere solo se chi è al comando cambia atteggiamento e la smette di fomentare paure, di ipotizzare situazioni insostenibili o rischi inaccettabili. Bisogna cambiare prospettiva e vedere la presenza dei grandi carnivori non tanto come fonte di problemi, ma di grandi potenzialità. Bisogna soprattutto decidersi ad investire risorse consistenti nel campo dell’informazione e della formazione, e bisogna farlo con continuità, soprattutto nelle valli e nelle aree frequentate dai turisti. Stiamo parlando di specie protette di grande valore, anche simbolico, la cui presenza sul nostro territorio può avere enormi ritorni.

È di questi giorni la proposta di aprire la caccia ai cervi nella porzione trentina dell’ex Parco Nazionale dello Stelvio (ora spezzettato in tre realtà), una delle poche aree in cui la caccia non era permessa. Sembra che i cervi siano diventati troppi e stiano causando danni eccessivi alla vegetazione. La proposta di soluzione con il fucile ha preso subito il via (pur con qualche contrasto e ancora in attesa di decisione finale). Se diamo tempo ai branchi di lupi di consolidare la loro presenza (in parte sono già arrivati in quelle zone) e di agire nei confronti dei cervi, non ci vorrà molto perché la situazione trovi il suo equilibrio naturale. Ed i lupi, in una zona ricca di prede, saranno portati a restare e si ridurranno così le predazioni sugli animali da allevamento. È solo un piccolo esempio di come si potrebbe provare a ragionare in modo diverso.