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Y2K: quali rischi?

Tra poco più di un anno entreremo nel nuovo millennio e calcolatori e software potrebbero impazzire. Davvero?

Roberto Loro

Benché più volte abbia iniziato a scrivere un articolo sull'argomento, non ero mai riuscito a completarlo. Forse perché non sapevo se fosse interessante oppure rappresentasse una problematica troppo specifica. Lo stimolo decisivo è venuto da una pubblicità che ho recentemente sentito alla radio e che mescolava Y2K ed Internet.

Sto parlando di un tema di notevole attualità nel mondo dell'informatica: il problema dell'anno 2000. Gli americani, nel loro lavorio di creazione di un gergo sempre più criptico, lo indicano come "Y2K problem", dove Y sta per Year e 2K per 2000. Non preoccupatevi troppo quando sentirete qualcuno che, serio e preoccupato, parlerà di "uaituchei": è questo, non la pubblicità di un olio sintetico.

Forse non tutti sono al corrente di quello cui sto facendo riferimento e quindi è opportuno dare una brevissima spiegazione. Il cosiddetto "problema dell'anno 2000" riguarda la possibilità che, con l'arrivo del nuovo secolo, programmi e calcolatori "impazziscano" a causa del cambiamento di data. Sembra impossibile a pensarci oggi, ma le ragioni per cui il mondo potrebbe subire un arresto improvviso di molti sistemi vitali è dovuto principalmente al fatto che in passato, quando la memoria dei calcolatori era ridotta e costosissima, i programmatori utilizzavano due cifre per codificare l'anno nel software che scrivevano. In pochi allora si preoccuparono di scrivere programmi in grado di superare il 1999 (codificato come 99) e di continuare a funzionare nel 2000 (codificato come 00, che poteva significare 1900, come 2000, come 1800). Senza i dovuti accorgimenti, infatti, il sistema potrebbe pensare che il tempo sia improvvisamente tornato indietro di 100 anni, con tutte le conseguenze del caso. Basti pensare a cosa potrebbe accadere ai sistemi che gestiscono paghe e pensioni.

La corrente catastrofista dipinge, nei sui quadri più apocalittici, situazioni in cui, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1999, le centrali di distribuzione dell'energia elettrica statunitensi inizieranno a spegnersi a causa del software a bordo dei sensori di sicurezza, togliendo energia alla nazione. A questo andrebbe ad aggiungersi l'aggravante che senza energia sarebbe poi impossibile modificare il software difettoso perché i calcolatori sarebbero spenti. La realtà sarà, molto probabilmente, meno drammatica. Anche se il problema esiste e va affrontato, ma senza creare inutili allarmismi o sfruttamenti devianti che cominciano ad entrare in certa pubblicità.

Oggi comunque si gioca allo scarica barile: le aziende chiedono ai fornitori di garantire i loro prodotti, i fornitori rigirano la richiesta ai distributori, che la rigirano ai produttori e così via, secondo uno schema a catena di Sant'Antonio per cui ciascuno sposta la responsabilità sperando di potersi dimenticare del problema.

Purtroppo le variabili in gioco sono tantissime e prevedere cosa possa accadere è realmente difficile ed oneroso. Tutti sperano che non succeda nulla, ma non è detto.

E cosa accadrà alla rete? Nulla, probabilmente.

Sempre che l'energia elettrica e le portanti dei grandi operatori di telecomunicazioni tradizionali non crollino per qualche riga di codice mal scritta. I sistemi che gestiscono il traffico ed i sistemi di comunicazione sono stati sviluppati in ambienti che non erano soggetti a questo tipo di limitazioni. E' più probabile che smetta di funzionare il telefono che non Internet.

In ogni caso, l'unica vera possibilità è attendere fino alla mezzanotte del fatidico giorno per vedere l'effetto, magari, come qualcuno sta facendo, in un rifugio antiatomico sperduto in un deserto: non si sa mai...

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