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QT n. 19, 7 novembre 1998 Servizi

Un mare di onde sopra le nostre teste

Cancro per gli adulti, leucemia per i bambini: queste le possibili ripercussioni sulla salute dei campi magnetici. Sotto accusa, cellulari e cavi dell'alta tensione.

Luca Petermaier

Eh già. A quanto pare, sopra le nostre inconsapevoli teste, fluisce, 24 ore su 24, per 365 giorni all'anno, un mare fatto di strane onde invisibili e, a quanto dicono, non propriamente innocue.

Microonde e onde elettromagnetiche viaggiano indisturbate sopra i tetti cittadini; e sembra che, a lungo andare, producano anche spiacevoli effetti (il cancro o la leucemia, tanto per dirne alcuni) sulla nostra salute. Responsabili dell'emissione di questi indesiderati ospiti sono i cavi dell'alta tensione e - new entry degli ultimi anni - le antenne dei telefoni cellulari, che Tim e Omnitel ci hanno piazzato sulla testa, omettendo però di informarci sui relativi rischi per la salute. Rischi che, come detto, non sono tanto per l'immediato, ma crescono esponenzialmente nel medio-lungo periodo, tanto che è spesso difficile ricollegare all'esposizione ai campi magnetici le anomalie che invece questi sembrano in grado di produrre, soprattutto sul cervello.

Il problema è stato di recente sollevato da numerosi comitati, sorti spontaneamente in diverse zone d'Italia e che hanno messo in guardia l'opinione pubblica, sollecitando ripetutamente le istituzioni affinché adottassero i provvedimenti del caso. La protesta è passata, e la questione è oggi all'ordine del giorno, tanto che il ministro dell'ambiente Ronchi, in visita nei giorni scorsi a Trento, è puntualmente intervenuto sull'argomento.

Ronchi ha rassicurato gli esponenti dei comitati trentini, annunciando l'approvazione di una serie di strumenti legislativi che introducono misure di cautela e obiettivi di qualità volti a minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi magnetici. La legge, poi, delega alle Regioni e Province la successiva disciplina circa l'installazione e la modifica dei nuovi e vecchi impianti, secondo i principi definiti dalla stessa legge. E qui abbiamo la sorpresa (una volta tanto piacevole): la Provincia di Trento si è già dotata, in attesa che la legge statale venisse approvata, di un apposito regolamento che fissa importanti criteri e procedure al fine di ridurre le potenziali ricadute delle onde elettromagnetiche sulla salute pubblica. Il principio adottato è quello cautelativo, vale a dire quello del "meglio prevenire che curare". Non esistendo cioè parametri scientifici che stabiliscano a che quantità un'esposizione continuata ai campi elettromagnetici determini effetti dannosi sulla salute, si è pensato di individuare criteri in grado di rendere, quantomeno. più bassa possibile l'esposizione alle onde invisibili. Gli strumenti prescelti vanno dalla delocalizzazione (nelle zone lontane da quelle urbane) dei nuovi impianti alla definizione di modalità per il rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione e potenziamento degli impianti medesimi.

Ma il vero nodo da sciogliere è un altro: che fare degli impianti già esistenti? Si è pensato alla possibilità di interrarli tutti, ma i costi sarebbero insopportabili (si parla di 30.000 miliardi). Attualmente la soluzione più gettonata pare quella della delocalizzazione anche dei vecchi impianti, accanto a quelli nuovi. Ma anche qui gli interessi si scontrano. L'Enel infatti non intende metterci neanche mille lire per spostare i cavi dell'alta tensione, condizionando un possibile intervento in questo senso solo al preventivo rialzo della bolletta per coprire i costi dei lavori. Dal canto loro, i ministeri competenti, secondo quanto dichiarato da Ronchi. sarebbero disposti, per evidenti ragioni di bilancio, a sovvenzionare le opere di delocalizzazione degli impianti al massimo fino al 50%.

La disputa, trattandosi di soldi (e parecchi!), sembra insanabile, tanto che il ministro dell'ambiente è parso piuttosto pessimista sulla possibilità di giungere alla firma di un protocollo di intesa tra il suo dicastero, quello della Sanità e l'Enel.

Il problema, d'altro canto, necessita di soluzioni immediate e definitive, visto che, tra l'altro, a breve entrerà sul mercato della telefonia cellulare anche Wind, il terzo gestore. Il quale non sarà, presumibilmente, molto disposto a sobbarcarsi gli oneri aggiuntivi di installazione delle proprie antenne in zone decentrate, con tutto quello che ciò comporta, soprattutto in termini di necessario potenziamento delle antenne stesse, in quanto dislocate lontano dalle zone di maggiore ricezione, cioè i centri abitati: il tutto mentre Tim e Omnitel, attualmente, mantengono gli impianti sopra le nostre teste, con palesi vantaggi verso la neonata Wind, ma, cosa che più ci interessa, con ancor più evidenti rischi per la salute dei cittadini.

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