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QT n. 22, 19 dicembre 1998 Servizi

Industria trentina, luci ed ombre

Una ricerca del sindacato trentino sulla situazione industriale nella nostra provincia.

Da cinque anni il sindacato confederale trentino tiene sotto monitoraggio la situazione dell'industria provinciale sia manifatturiera che meccanica. Per Fim, Fiom e Uilm si tratta di un lavoro di studio e ricerca mirato a dotare il sindacato trentino di uno strumento d'analisi che, passando dai bilanci delle aziende, attraverso fatturati, utili, perdite, oneri sociali e livelli occupazionali, sia in grado di offrire un quadro generale, ma puntuale, della realtà industriale in provincia di Trento.

Uno strumento di riflessione, perciò, utile non solo al sindacato, ma anche a chiunque abbia interesse a capire che cosa accade in Trentino sul piano delle attività industriali. I dati raccolti quest'anno sui bilanci aziendali del 1997 messi a confronto con quelli dei quattro anni precedenti (vedi le tre tabelle sintetiche pubblicate in queste pagine) indicano una situazione industriale tutto sommato positiva sia dal punto di vista della stabilità delle strutture, sia dal punto di vista occupazionale. E sono aspetti, questi, tanto più interessanti per il peso che l'industria ha nell'economia della nostra provincia.

I dati sull'occupazione, in questo senso, sono molto indicativi. Gli occupati in imprese industriali con più di 10 dipendenti sono 30.000, e salgono a 54.000 se si considera tutto il settore dell'industria, mentre gli occupati in agricoltura sono 13.000, nei servizi e nel turismo 83.000 e nei servizi pubblici 40.000. In sostanza più di un quarto degli occupati lavora nel settore industriale.

Ma c'è un altro dato indicativo del peso dell'industria in provincia. Il valore aggiunto prodotto dall'industria trentina rappresenta il 36% del totale, mentre per esempio nel NordEst esso è del 39%. Non siamo dunque di fronte ad attività marginali, ma ad un cardine economico e sociale decisivo. Ed è proprio qui la ragione che spinge il sindacato a reclamare linee di politica industriale in grado di far fronte ad alcune sofferenze che ci sono in alcune zone del territorio provinciale.

Uno dei dati che emerge dall'analisi del Sindacato riguarda, infatti, la situazione industriale delle valli, in particolare quella delle Giudicane, "dove le difficoltà nascono anche da una scarsa propensione all'investimento, dovuta in parte a ragioni di ordine culturale, ma in parte anche all'assenza di infrastrutture di supporto che colleghino queste periferie al centro " ci dicono al sindacato.

Aziende manifatturiere e meccaniche con oltre 10 dipendenti (fra parentesi il numero degli occupati)
AnnoAziende manifatturiereAziende meccaniche e metallurgiche
1993356 (22,027)126 (9,041)
1994362 (22,336)137 (9,302)
1995375 (22,558)142 (9,467)
1996375 (22,681)142 (9,634)
1997379 (22,868)146 (9,695)
Numero aziendeNumero dipendenti
199361729,522
199462029,511
199562229,905
199662329,902
199762830,456

Ma non pesa solo questo: ci sono anche altri aspetti che riguardano l'industria trentina in generale e su cui il sindacato da tempo sta chiedendo attenzione senza purtroppo trovare interlocutori forti sul piano istituzionale. Ne abbiamo parlato con Ezio Casagranda, segretario generale della Fiom-Cgil del Trentino: "Per quanto riguarda le difficoltà delle industrie delle valli - ci dice Casagranda - servono in primo luogo, oltre all'attivazione di servizi alle imprese, interventi sulla viabilità, in modo da collegare le periferie all'asse del Brennero. In questo senso la pretesa confindustriale di fare la Pi.Ru.Bi. non risponde alle esigenze che oggi ha l'industria trentina. In secondo luogo si tratta di rivedere la politica del credito che oggi sta mettendo in pesanti difficoltà le imprese. Le banche non possono stringere nella morsa di alti tassi di interesse le aziende. Non si può richiamare l'Europa quando si tratta di innalzare l'età pensionabile o introdurre il turno di notte per le donne e poi dimenticarla quando si tratta di ridurre i tassi di interesse. I problemi veri delle imprese sono le banche con gli alti tassi e le infrastrutture, non il costo del lavoro.

La causa primaria che blocca l'innovazione tecnologica, l'innovazione del prodotto e la ricerca, che costa molto, è negli alti tassi praticati dalle banche. Alla lunga è evidente che con le tecnologie contemporanee, con il mercato in continua trasformazione, le imprese finiscono in difficoltà. Insomma vanno rivisti sia il credito sia il ruolo delle banche".

Nella sua analisi della situazione industriale in Trentino, il segretario generale della Fiom vede un altro aspetto debole del quadro provinciale e che può essere collocato dentro la questione delle strutture e dei servizi. Si tratta di un aspetto che non può emergere dai dati d'analisi del sindacato, ma che si ricava da diverse vicende che negli ultimi anni hanno coinvolto anche imprese non trentine: la questione degli insediamenti industriali e dei terreni disponibili.

Le aziende del campione divise per zona
Basso SarcaVallagarinaTrentoGiudicaneValli di Sole e NonValsugana
N° aziende campione631181235
In utile52411615
In perdita177620
Fatturato in aumento22310924
Fatturato in diminuzione488311
Oneri finanziari sup. 4%2115330
Oneri finanziari inf. 4%42013905

Dice Casagranda: "Sulla questione della disponibilità dei terreni non condivido l'idea della necessità di eliminare le cosiddette procedure burocratiche per rendere più celere un percorso di insediamento industriale. Io credo che in Trentino ci sia la possibilità di praticare la strada opposta dei contratti d'area del meridione. La soluzione non sta nel togliere i vincoli, ma di procedere da parte degli enti pubblici, dei Comuni, della Tecnofin, alla acquisizione delle aree in modo da renderle disponibili immediatamente di fronte ad un progetto di investimento. Ci sono diverse esperienze in provincia dove sono sfumati degli insediamenti a causa di controversie trascinatesi per tempi troppo lunghi. L'ultima vicenda riguarda Cles dove, dopo quattro anni, si corre il rischio di perdere l'impresa disposta all'insediamento. Le aziende, quando decidono un investimento, non possono aspettare quattro anni per cominciare i lavori di costruzione. Oggi purtroppo non esiste una politica delle aree industriali. E ce n'è un forte bisogno ".

Appare fin troppo evidente, da queste osservazioni, che il sindacato è alla ricerca di interlocutori credibili con cui poter avviare un confronto serio sulla politica industriale nella nostra provincia. D'altra parte non è da oggi che esso denuncia le responsabilità anche del potere politico provinciale. Molti mesi fa il segretario generale della Cgil Bruno Dorigatti, a proposito dei servizi alle imprese e alla possibilità di sviluppare nuova imprenditorialità ci diceva : "Servizi alle imprese: c'è una legge e non funziona. Nuova imprenditorialità: c'è una legge che significa poter finanziare un 'idea, che se valida produce inevitabilmente ricadute positive. C'è una risorsa trentina, l'energia, che può essere messa a disposizione delle imprese, grazie all'autonomia. Ci sono centri di formazione di alto valore. Perché non si usano questi strumenti ?".

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