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QT n. 22, 19 dicembre 1998 Servizi

Dalla Bielorussia al Trentino

Diverse associazioni e un intero paese, Povo, si mobilitano da anni: ospitando bambini dalle terre dove Chernobyl fa ancora paura.

In ogni parte del mondo c'è gente che soffre e ha bisogno di aiuto a causa di catastrofi naturali, guerre e incidenti causati dall'uomo: su queste vicende veniamo coinvolti dai mezzi di informazione per qualche tempo, poi una nuova tragedia fa più notizia e quello che ci aveva tanto colpito viene cancellato dalla memoria.

Il 26 aprile 1986, nella centrale nucleare sovietica di Chernobyl, un reattore subiva un guasto tecnico che ne provocava lo scoppio, sprigionando una nube radioattiva che si diffuse rapidamente nei cieli d'Europa, inquinando campagne, boschi e pascoli per alcuni mesi. Le zone limitrofe alla centrale nucleare sono tuttora un deserto di morte e saranno totalmente inabitabili per centinaia di anni. Passato il pericolo più immediato, per l'Europa la vita continua e anche questa catastrofe viene archiviata, ma per le popolazioni locali la tragedia è appena cominciata: gravi malattie si diffondono soprattutto tra i bambini in Ucraina e nella vicina Bielorussia. Sparita l'URSS, i problemi rimangono e si aggravano: il cesio, particella radioattiva, è diffuso ovunque nei prodotti agricoli, l'economia dello Stato è in ginocchio, le immense pianure un tempo granaio d'Europa non sono in grado di nutrire la popolazione, mancano medicinali, manca tutto.

Per fortuna non tutti in Europa rimangono insensibili a questo dramma, si costituiscono comitati di solidarietà che inviano aiuti di ogni genere, ma tutto questo non basta: la miglior cura per questi bambini è vivere almeno per un certo periodo dell'anno lontano dall'ambiente inquinato, ed è così che nasce il progetto di accogliere per un mese all'anno dei bambini Ucraini e Bielorussi, idea alla quale l'Italia partecipa attivamente, superando di gran lunga tutti gli altri stati europei con 20.000 bambini ospitati negli ultimi 5 anni. Finalmente un primato di cui essere orgogliosi. La gente del Trentino ha risposto con entusiasmo all'appello e molti sono i paesi coinvolti dai numerosi comitati spontanei sorti ovunque. A Povo, sobborgo collinare di Trento, opera da cinque anni l'associazione "Accoglienza in famiglia", partita come comitato aderente al progetto di "Legambiente", che il primo anno ha dato ospitalità a 28 bambini; ora ci sono ogni anno tre turni, a giugno, a luglio ed in agosto, con ben 43 bambini.

l primo anno si è trattato di sola ospitalità, mentre attualmente i piccoli vengono anche visitati, curati e operati gratuitamente da medici specialisti dell'ospedale Santa Chiara (odontoiatri, oculisti, dermatologi, ecc.), grazie alla disponibilità del direttore dell'ospedale. L'associazione, in collaborazione con altre realtà associative del sobborgo, Cassa rurale di Povo e Vigo Cortesano e altri enti e persone disponibili, offre ai giovani ospiti un programma di soggiorno molto ampio, con escursioni, giochi, ecc., fornendo loro una terapia ideale di sole, aria, tranquillità, ma soprattutto un'alimentazione ricca e salutare, in grado di rafforzare i loro organismi e metterli in condizione di affrontare il lungo e freddo inverno russo.

Aquesta associazione è stata 'affidata' una zona della Bielorussia (o Russia Bianca, così chiamata per la grande diffusione di boschi di betulle), la regione di Gomel, circa 250 chilometri a nord di Kijev, 200 chilometri da Chernobyl; i bambini provengono dall'omonima città di Gomel che conta circa 800.000 abitanti e dalla cittadina di Recica, poco distante, che conta 100.000 abitanti. La regione completamente pianeggiante è percorsa da un grande fiume, il Dnepr, circondato da boschi e prati ricchi di animali selvatici. Il clima è freddo quasi tutto l'anno, l'estate non dura più di un mese, da metà giugno a metà luglio.

In questo secolo, i trentini sono capitati due volte da queste parti: una volta da prigionieri con la divisa austriaca dal 1914 al 1917, e una volta da invasori con la divisa italiana, nella seconda guerra mondiale; ma la gente li ha sempre trattati con umanità e amicizia.

Riportiamo a questo proposito alcune testimonianze tratte dal libro "Italianskij" di Renzo Francescotti: "24 dicembre 1914: siamo trasportati in un altro paese, trenta dei nostri soldati italiani, contadini, in compagnia di molti cechi, galiziani, ecc. 25 dicembre, primo Natale da prigioniero; lo passo con molta febbre e male dappertutto. A mezzogiorno arriva al nostro quartiere una signora portando per me e per gli altri compagni un vaso di caffè, zucchero, pane, un 'oca arrosto e un fiasco di vino. Quella buona signora il giorno dopo mi mandò latte, paste e un rublo per comprare pane bianco". "Eravamo divenuti prigionieri - narra Luigi Prati Guidati - Guidati da due cosacchi, anziani e invalidi a cavallo, camminammo per venti giorni, venti chilometri al giorno. Molti erano feriti; io non ero quasi più capace di tenermi in piedi, benché sia sempre stato un tipo robusto. Arrivammo a un villaggio e dalle isbe vennero fuori delle donne che ci riempirono di uova; ricordo che in un'ora mi bevetti ventisette uova fresche, bucandole con un coltellino."

La stessa accoglienza ricevettero trent'anni dopo i soldati italiani in ritirata, ospitati nelle case dei contadini russi con i quali divisero il pane e i pochi viveri di cui disponevano entrambi, secondo quanto ci ha raccontato l'accompagnatrice dei ragazzi bielorussi, Lina Sviatzeva, in un allegro pomeriggio di agosto alla "Fontana dei Gai", baita ai piedi del monte Chegul, ospite per l'intera giornata, con bambini e famiglie, del circolo culturale "ArciPaho" di Povo.

Alla signora Lina Sviatzeva (il suo nome intero sarebbe Galina, ma ci prega di non usarlo per evitare le scontate battute degli italiani) abbiamo chiesto anzitutto quali attività produttive ci sono, oggi, a Gomel. "Ci sono pozzi petroliferi, fabbriche siderurgiche, tessili e conserviere - ci risponde nel suo italiano quasi perfetto - Il lavoro giornaliero è di 8 ore; abbiamo anche varie facoltà universitarie letterarie e scientifiche. La scolarità è molto elevata... ma prima di proseguire lasciatemi approfittare dell'occasione per ringraziare il comitato "Accoglienza in famiglia" e tutti quanti ci hanno ospitati e aiutati a Povo e nei paesi vicini, le associazioni, la cassa Rurale ma in modo particolare Carlo Filippi che lavora tutto l'anno per sbrigare procedure burocratiche e amministrative, Maurizio Forti e tutto il direttivo. E poi, in modo particolare, il direttore dell'ospedale Santa Chiara".

Come sono Gomel e Riecica e qual è il vostro tenore di vita?

"Purtroppo l'aspetto delle nostre città non è molto bello: per lo più le case sono vecchie e malandate in stile anni 50, riscaldate a gas naturale. Il reddito medio è di circa 30 dollari al mese, l'equivalente dell'affitto mensile nelle case di proprietà dello Stato. Un chilo di carne costa 4 dollari, automobili ed elettrodomestici sono rari e molto costosi, tutto va pagato in contanti e l'inflazione è alle stelle. I prezzi sono alti per noi: con una lira italiana si prendono 60 rubli. In compenso i servizi (scuola, sanità, sport...) sono gratuiti. Quanto al tempo libero, in ogni casa c'è un televisore con tre reti statali, mentre i pochi cinema, teatri e discoteche sono in crisi per mancanza di soldi".

L'agricoltura cosa produce?

"Piccole mele per fare il sidro e un po' d'uva; frutta e verdura sono molto scarse e il cesio è ovunque".

La vostra gente conosce l'Italia?

"Prima conoscevano l'Italia come un paese bello ma lontano, ora conoscono gli italiani come un popolo generoso e solidale; vi sono molto grati per quello che fate e sarebbero pronti a dividere con voi quel poco che hanno. I genitori sono tranquilli per i loro figli, sanno che sono in buone mani e nessun bambino si è mai lamentato del trattamento ricevuto. Sanno che le famiglie vengono selezionate accuratamente dai comitati".

Per concludere, una questione che interessa ai nostri concittadini: come vengono scelti i bambini da inviare in Italia?

"Secondo questi criteri: 1. chi non è mai andato all'estero: 2. bambini con gravi problemi familiari (molti matrimoni falliscono spesso per motivi economici); 3. orfani o bimbi particolarmente cagionevoli di salute: 4. provenienti da famiglie che si trovano in ristrettezze economiche ".

Non resta che salutare con un arrivederci al prossimo anno, per un incontro in terra bielorussa previsto verso la fine di aprile, quando un nutrito gruppo di trentini raggiungeranno quei luoghi per portare aiuti e per conoscere da vicino la situazione. Chi fosse interessato a parteciparvi o a dare in qualche modo un suo contributo, può telefonare al circolo "ArciPaho" (telefono e fax 0461819947) o ad Aurelio Pontalti dell'associazione "Accoglienza in famiglia", telefono 0461 810435.

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Commenti (2)

franco

Conosco una famiglia che da 9 anni ha accolto per un mese un bambino/ragazzo della Bielorussia, da un'orfanatrofio nella regione di Cernobyl.Mi piacerebbe ospitare un ragazzo per un mese.
E' PERMESSO FARE CIO'ANCHE SE NON SONO SPOSATO ??
HO 66 anni e sono volontario AVULSS da 10 e ho lavorato nella mia parrocchia con minori dai 6 anni fino a 13, ( per ben 15 anni). Cosa si deve fare per poter aiutare e dare un po' di affetto a questi nostri vicini?? QUANTO COSTA IL VIAGGIO IN AEREO PER LA RUSSIA ?? Attendendo una specificazione dalla Vostra organizzazione invio CORDIALI SALUTI.
Franco Bortolotti
Viale delle Robinie n.4 38123 TRENTO
Telef = 0461391205
email = franco.bortolotti@teletu.it

Eugenio Boitman

Grazie per il grande tempo trascorso. Per mostrare gentilezza alle persone sopravvissute alla tragedia di Chernobyl. Io stesso sono stato in grado di farvi visita su questo programma. Grazie famiglia, che ho riposato. Grazie!
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