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QT n. 1, 8 gennaio 2000 Servizi

L’ odissea del Mercatone Uno

Aperto, chiuso, riaperto e richiuso, e tutto in soli 12 mesi. Ricostruiamo la vicenda (conclusa?) del mega- negozio di S. Michele all’Adige.

La vicenda del Mercatone Uno, il mega-negozio di S. Michele all’Adige dichiarato abusivo e per questo prima aperto e poi chiuso, e quindi riaperto ed ora (per il momento?) richiuso, è stata abbondantemente raccontata dai quotidiani locali. Al punto che un commerciante di Mezzolombardo, al quale ci siamo rivolti per conoscere la sua opinione a proposito del potente concorrente, ha invitato il sottoscritto a non parlarne "per non regalare ulteriore pubblicità" al magazzino di S. Michele. "Per il resto - ha concluso il commerciante - a livello di concorrenza il mio esercizio non ne ha risentito più di tanto, anche se comprendo e approvo le ragioni di chi si è opposto alla sua apertura".

Flavio Corradini, presidente del Comitato Consumatori di Trento, non vuole invece prendere posizione. Prende però atto delle decisioni della magistratura (prima il Tar di Trento e poi, in appello, il Consiglio di Stato) che hanno dato torto al Comune obbligandolo a ritirare la licenza di commercio. "Come consumatori non possiamo permetterci di schierarci in una battaglia di interessi di bottega; in caso contrario rischiamo di perdere ogni credibilità. Personalmente - aggiunge - come cittadino posso avere qualche perplessità sull’apertura, in un luogo non servito da adeguata viabilità e parcheggi, e quindi pericoloso per il traffico, di un negozio in grado di attirare un così gran numero di consumatori".

A proposito di viabilità e parcheggi, a suo modo ed in tempi sospetti, la società che gestisce il Mercatone Uno ha provato a rimediare. Sempre abusivamente (nella vicenda l’abuso sembra essere una costante), gli intraprendenti imprenditori hanno affittato, spianato e adibito a parcheggio un frutteto adiacente al magazzino. L’abuso è stato quindi eliminato per iniziativa del Comune solo dopo che le opposizioni consiliari avevano segnalato il fatto con un esposto. Ma non solo: con intuizione telepatica i proprietari del Mercatone Uno hanno acquistato, pagandoli più del doppio del valore reale, due begli appezzamenti di campagna strategicamente collocati attorno al capannone. La speranza è quella di vederseli trasformare da area agricola in zona edificabile grazie alla variante urbanistica che il Comune di S. Michele sta nel frattempo elaborando.

A suo tempo QT segnalò (la questione è stata ripresa dalla Lega in una interrogazione in Consiglio provinciale) come le date di acquisto dei terreni fossero prossime a quella che si diceva essere all’epoca l’ultima versione del Piano di fabbrica, formalmente segreta, ma che - guarda caso - avrebbe miracolato la zona trasformandola da agricola a commerciale, nonostante che né il Piano di fabbrica ancora in vigore né la bozza ufficiale del nuovo Piano regolatore presentata alla popolazione nella primavera del ’98, avessero fatto intravvedere una simile ipotesi.

Ricordiamo ora in breve la vicenda più nota, quella delle licenze commerciali. Nei primi giorni del dicembre ’98 il Comune stacca quattro autorizzazioni a favore del Mercatone Uno per l’apertura di altrettanti negozi di superficie inferiore agli 800 metri (tale è il limite di superficie di competenza dei sindaci) all’interno di un ex capannone artigianale strategicamente collocato lungo la statale del Brennero in una zona che il Piano regolatore di S. Michele destina però al commercio all’ingrosso o ai centri commerciali (almeno cinque negozi - specifica la normativa provinciale). Che i negozi non fossero quattro ma in realtà solamente uno (e quindi di competenza della Provincia che a sua volta non avrebbe potuto autorizzare la vendita a causa del blocco delle licenze agli ipermercati) era evidente. L’entrata era unica, così come la cassa, e a delimitare virtualmente i presunti quattro negozi erano state installate delle catenelle di separazione. Ma nonostante che le autorità comunali avessero presenziato alla cerimonia di inaugurazione, non trovarono evidentemente scandalosa la finta divisione delle superfici di vendita.

Alla concorrenza, invece, il fatto non passò inosservato e l’Unione Commercio di Trento iniziò a quel punto la battaglia, che per ora ha vinto.

Intervengono quindi gli ispettori della Provincia, che segnalano la palese irregolarità al sindaco, il quale a sua volta deve ordinare la chiusura dell’esercizio. Al che, in un batter d’occhio, Mercatone Uno sostituisce le catenelle con delle mezze pareti che dovrebbero fungere da separazioni fra un negozio e l’altro. In realtà, ammesso che quelle tirate su in una notte fossero effettivamente delle pareti, a sancire l’unitarietà del punto di vendita restavano l’accesso unico e l’unica cassa. Ancora una volta, con velocità inusuale, il Comune dà il via libera alla riapertura. Visto che Comune e Provincia non riescono a far rispettare delle norme che secondo loro sono state violate, alcuni commercianti di Trento e della Piana Rotaliana decidono di ricorrere alle vie legali, denunciando "la situazione di abusivismo del Mercatone Uno".

Alla fine di novembre il Tribunale Amministrativo di Trento dichiara illegittime le licenze e ordina al sindaco di annullarle. Dimostrando minore velocità di quella utilizzata per il rilascio delle licenze, il Comune deve dare esecuzione alle sentenze e ordina la chiusura del negozio, ma nel frattempo, gridando ai quattro venti di essere nel giusto, impugna la decisione del Tar e affianca la potente azienda "nella difesa dei quaranta posti di lavoro". Sì, perché, come spesso avviene, si cavalcano strumentalmente situazioni di fatto, frutto magari di propri errori, a difesa di un operato che non appare certamente coerente con le leggi (sono i tribunali ad affermarlo) e chi, giudice o funzionario che sia, è chiamato per dovere d’ufficio a ripristinare la legalità, rischia troppe volte di passare per grigio od ottuso burocrate nemico dei lavoratori.

Ma torniamo alla ricostruzione degli eventi.

Ametà dello scorso mese di dicembre la Provincia conclude formalmente la propria istruttoria e dichiara incompatibile l’esercizio commerciale (palesando quindi anche un possibile abuso edilizio) con la destinazione urbanistica della zona in cui Mercatone Uno è stato illegittimamente autorizzato alla vendita.

Per finire, pochi giorni prima di Natale, il Consiglio di Stato, alla cui decisione si erano appellati il Comune di S. Michele e Mercatone Uno, respinge il ricorso, confermando quindi la sentenza di annullamento delle licenze pronunciata dal Tar di Trento. Per usare una metafora calcistica, un tondo due a zero e almeno 15 milioni di spese legali a carico del Comune di S. Michele.

A quel punto scoppia definitivamente l’emergenza dei 40 posti di lavoro e viene chiesto a gran voce, sindaco compreso, l’intervento della Provincia.

Alla vigilia di Natale viene trovata la soluzione, che, per il momento, permette di evitare almeno il licenziamento dei dipendenti. Sarà quindi mamma Provincia che con una leggina cercherà di far quadrare il cerchio, e se tutto andrà per il verso giusto alla fine di questo inverno il Mercatone Uno potrà riaprire i battenti.

Resta peraltro irrisolto, al momento, il problema delle licenze edilizie illegittime e del conseguente abuso edilizio. Un bell’imbroglio, come si vede.

Il sindacato, che ovviamente ha seguito la vicenda con l’ottica di tutelare i diritti dei lavoratori, si dichiara soddisfatto per aver evitato il licenziamento in tronco dei 40 dipendenti. Il sindacalista Piergiorgio Forti, da noi contattato, ammette che il sindaco del Comune di S. Michele ha commesso i suoi begli errori e che bene ha fatto invece l’assessore provinciale Andreolli, titolare delle competenze sia del commercio che del lavoro, a trovare una soluzione.

Insomma, tutto bene quel che finisce bene. La sensazione è però che sulla Pat sia stata scaricata, alquanto indebitamente, una patata bollente surriscaldata da altri.

A proposito, perché le manifestazioni dei dipendenti non sono state organizzate davanti al municipio di S. Michele anziché in piazza Dante a Trento?

Se si vuol ricavare una morale dalla vicenda, è che nel passaggio di competenze che la Provincia si appresta a cedere ai Comuni, bisogna che vengano individuate in modo chiaro le responsabilità politiche e personali a carico di chi assume decisioni che possono, se non sufficientemente valutate, portare a situazioni incasinate come quella che speriamo definitivamente risolta del Mercatone Uno di S. Michele all’Adige.