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QT n. 3, 5 febbraio 2000 Cover story

Malati, famiglie, istituzioni

Per parecchi anni dopo la chiusura dei manicomi, decretata nel 1978, la cosiddetta legge Basaglia rimase inapplicata per quanto riguarda l’istituzione di quelle strutture sul territorio che dovevano farsi carico della cura dei malati di mente. Il che ingenerò nelle famiglie dei malati, che si trovavano improvvisamente ad affrontare, impreparate e sole, quel gravoso compito, un drammatico disagio. Da qui la spinta al sorgere, in tutta Italia, di numerose associazioni di familiari che facevano pressione affinché gli enti pubblici competenti si attivassero attuando compiutamente quanto la legge prevedeva; e a volte arrivando anche, nell’esasperazione indotta dall’immobilismo delle autorità, a rimpiangere i manicomi. La situazione è successivamente migliorata: in Trentino già sul finire degli anni Ottanta, altrove soprattutto dopo l’approvazione del Progetto Obiettivo Nazionale Tutela della Salute Mentale 1994-1996, che finalmente dava indicazioni precise sull’istituzione di centri di salute mentale, servizi psichiatrici di diagnosi e cura, comunità protette, centri diurni, ecc. Ma in parecchie realtà italiane non molto è cambiato rispetto al 1978.

L’A.R.I.S. (Associazione per la Riabilitazione e l’Inserimento Sociale) nasce nel 1982 (ossia quattro anni dopo l’approvazione della legge 180) ad opera dei familiari di malati di mente ed ha sede in via S. Pio X 40 a Trento. Svolge attività di sensibilizzazione sul tema della malattia di mente organizzando dibattiti e convegni, organizza incontri con le famiglie interessate al problema e le assiste adoperandosi per rompere l’isolamento in cui spesso si rinchiudono e fungendo da centro di ascolto, di sostegno e di consulenza sull’accesso ai servizi e alle strutture.