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Rca: la giungla delle tariffe

Aumenti spropositati, mancanza di concorrenza, scarsa trasparenza: ecco il risultato della liberalizzazione delle tariffe.

Il ramo Rc-auto, in Italia è una vera giungla tariffaria, all’interno della quale gli utenti sono impossibilitati ad orientarsi, a tutto vantaggio delle compagnie di assicurazione. In teoria l’utente dovrebbe essere in grado di effettuare, ogni anno, una sua personale indagine di mercato per orientarsi sulle polizze più convenienti. Ma in pratica, in mancanza di tariffari trasparenti, compiere questa operazione è impossibile. Così gli italiani risultano essere assai conservatori verso le compagnie di assicurazione, che in tal modo non vengano certo stimolate a studiare soluzioni più appetibili.

Che le ripetute denunce in tal senso, da parte delle associazioni dei consumatori, non fossero parole in libertà, è stato dimostrato da un recente studio dell’Isvap, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni. Il sondaggio è stato condotto su 25 compagnie, che rappresentano una quota di mercato di oltre l’82%. Sono stati presi in considerazione i prezzi praticati, in 21 capoluoghi di provincia, al tipo di automobilista statisticamente più presente sulle strade italiane: uomo, 40 anni, proprietario di un’autovettura a benzina di 1300 cc., con un massimale unico di un miliardo e mezzo di lire. Sono stati esaminati i prezzi di 4 classi:

- quella di massimo sconto (comprendente circa il 26% delle autovetture)

- quella antecedente (circa il 5% delle auto)

- quella d’ingresso (6%)

- quella successiva di bonus(6%)

Dall’esame è emerso che gli incrementi medi, sulla classe di massimo sconto, sono i più contenuti. In media la tariffa è cresciuta del 10.75%, con un minimo del 6.68% ad Aosta e un massimo del 20.29% a Napoli. Nella classe d’ingresso invece, gli incrementi medi sono pari al 17.36%.

La ricerca ha riguardato pure i prezzi assoluti applicati da ogni compagnia. Nella classe d’ingresso la differenza tra il premio minimo e il massimo è rilevante in ogni provincia. Altrettanto rilevanti, poi, le differenze nelle diverse provincie. All’Aquila tra il prezzo minimo e quello massimo, c’è una differenza di 844.00 lire, ossia lo scarto più contenuto. Nella provincia di Napoli la differenza tra i due prezzi è di 1 milione e 900 .000 lire, configurando così la variazione massima registrata.

Le associazioni dei consumatori denunciano dunque il fallimento della liberalizzazione delle tariffe delle assicurazioni sulla responsabilità civile auto, un mercato sul quale gravano i sospetti di "cartello" avanzati dall’Antitrust. Un’analisi retrospettiva degli ultimi 5 anni rivela uno scenario nel quale i prezzi hanno un’escalation impressionante. Nel ‘95 - anno della liberalizzazione - le polizze sono salite in media del 18%, nel ‘96 del 9.6%, nel ’97 del 6.6%, nel ‘98 del 10% e per il ‘99 si parla di rincari di oltre il 16%. Insomma, per la polizze auto, a differenza di quanto è avvenuto per i cellulari, l’effetto calmieratore della liberalizzazione non c’è stato. Così, un giovane fresco di patente è costretto a versare, per un’utilitaria di 13 cavalli fiscali, da 1.270.000 a 3.237.000 lire, a seconda della città e della compagnia. La spesa media è di 1.800.000. Per le zone a rischio, come Napoli, la cifra può arrivare anche al doppio.

La liberalizzazione e personalizzazione delle tariffe non ha dunque comportato benefici né sul prezzo né sulla quantità del servizio. L’assenza di regole ha invece comportato una giungla di tariffe sempre più elevate e ha reso possibile alle compagnie di rifiutare l’assunzione di polizze di automobili a rischio.

A questi rilievi l’Ania (l’associazione che riunisce le compagnie di assicurazione) ribatte lamentando che lo scorso anno il costo medio dei sinistri è aumentato dell’ 11.7% per le automobili e del 15.1% per le due ruote.

Le compagnie, sempre lo scorso anno, per risarcire i danni relativi all’Rc-auto, avrebbero sostenuto costi pari a 23.000 miliardi di lire, più del doppio rispetto al ‘90, quando i risarcimenti furono inferiori agli 11.000 miliardi. Nonostante i premi applicati, le compagnie dichiarano di aver perso, nel settore Rc-auto, 2.300 miliardi, il che vuol dire che per ogni 100 lire di premio incassate, le compagnie, mediamente, ne avrebbero pagate 102 per sinistri.

Tra i fattori che porterebbero ad un aumento dell’onere per gli assicurati - anche se non viene quantificato - vi sarebbe anche la forte incidenza delle frodi.

Ma l’attendibilità dei dati relativi agli incidenti e ai risarcimenti viene contestata da più parti, mentre, per quanto riguarda i falsi incidenti additati come responsabili degli aumenti, è chiaro che spetta alle compagnie contrastare il fenomento, che non può certo essere scaricato su coloro che si comportano correttamente.

Per garantire al settore una maggiore trasparenza, il governo qualcosa ha fatto: dal 1° gennaio 2000 le compagnie assicuratrici devono esporre nelle loro agenzie i premi applicati per tutte le polizze Rca, e individuare "premi di riferimento" per tre profili-tipo di tali polizze; il tutto per consentire all’automobilista di poter istituire dei confronti fra le condizioni offerte dalle varie compagnie.

Le associazioni dei consumatori ritengono però insufficiente tale disposizione: tre soli "profili-tipo" di tariffe non bastano infatti a garantire al consumatore una scelta informata, e poi, oltre alle tariffe, bisognerebbe essere in grado di confrontare anche le garanzie offerte dalle varie compagnie. La sola misura risolutiva potrebbe essere quella di affidare all’Isvap la fissazione delle tariffe, così come già avviene per i settori dell’energia, del gas e delle telecomunicazioni, accomunando in tal modo il settore auto a quello dei servizi di pubblica utilità.

In mancanza di misure più risolutive, le lagnanze dei cittadini nei confronti delle compagnie assicuratrici sono destinate ad aumentare vertiginosamente, come del resto già sta avvenendo da diversi anni: le segnalazioni all’Isvap sono infatti passate dalle 1.067 del 1983 alle 24.211 del ‘99.

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