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QT n. 21, 25 novembre 2000 Servizi

Dietro Malossini e la Compagnia delle Opere

Dietro il ritorno di Malossini, i culi di pietra, le “consulenze”, la Compagnia delle Opere. Gli intrecci che spiegano l’impossibile ritorno.

Cosa è questa Compagnia delle Opere? Che senso ha l’arrivo di Mario Malossini al suo vertice? Questi gli interrogativi che ci ponevamo lo scorso numero (Oltre il folklore), quando la notizia della riabilitazione dell’ex-presidente era arrivata sulle prime pagine dei quotidiani. Notizia ghiotta - e significativa - di per se stessa: che un ex-politico, marchiato con sentenze definitive per reati di corruzione e ricettazione, possa tornare a galla, è già un fatto indicatore: secondo noi della perdita di senso etico - e anche solo di buon senso - nella politica e in parti della società.

Mauro Marcantoni, già potente burocrate della Pat, oggi cooptato dai culi di pietra nell'Unione Commercio.

Però il recupero di Malossini appare pur sempre - spiegavamo sul numero scorso - un’operazione arrischiata: l’uomo, per meriti suoi (un carattere aperto e cordiale, che gli fa perdonare tante cose) e soprattutto per demeriti altrui (l’inconsistenza delle leadership che gli sono succedute) gode ancora di un certo seguito; ma a tutto c’è un limite, e ad una lista elettorale porterebbe sì voti, ma probabilmente ne allontanerebbe altrettanti. E allora, quest’operazione, che significato ha? E chi vi sta dietro?

La Compagnia delle Opere in Trentino non è mai stata alcunché di significativo. Raggruppa imprenditori legati a Comunione e Liberazione, che attraverso la Compagnia intendono far fruttare le reciproche conoscenze. Una sorta di Rotary cattolico, ma piuttosto velleitario; pochi gli imprenditori coinvolti, e di scarso peso: il gruppo più consistente è a Rovereto, il nome più significativo il petroliere Bortolotti (Petrolvilla).

Nel direttivo della Compagnia, oltre al presidente Paolo Stefanini (dirigente di scuola materna), si trovano altri nomi: Walter Viola, già segretario di Carlo Andreotti quando questi era presidente della Giunta provinciale; Paolo Romito, nominato dirigente dell’Usl dall’allora assessore Paola Conci (lista Centro, votata da CL); Luca Maurina, già vice-segretario del Cdu (il partitino di Rocco Buttiglione , da noi rappresentato dal sen. Gubert).

Anche qui siamo ancora ai comprimari. Questi però sono molto legati - in posizione nettamente subordinata - a Mauro Marcantoni. E qui si arriva ai pesci più grossi. Marcantoni infatti, già potentissimo funzionario della Pat, è diventato, per centinaia di milioni, "consulente" dell’Unione Commercio e Turismo, soprattutto da quando essa è caduta nelle mani del tandem Gianni Bort e Mario Oss.

Mario Oss, di professione cacciatore di poltrone, arrivato con un colpo di mano ai vertici dell'Unione Commercio.

Sulle gesta di Bort e Oss, incarnazione del prototipo dei "culi di pietra", gli inamovibili burocrati dediti al gioco dell’occupazione di millanta poltrone parapubbliche, abbiamo già scritto molto in passato. In particolare avevamo individuato nella costosa cooptazione di Marcantoni il tentativo dei due di ridare la scalata al potere politico. Bort e Oss, impadronitisi con un colpo di mano dell’associazione dei commercianti, sanno di essere in una posizione remunerativa (controllando la Seac, miliardaria e florida società di software, riescono ad autoassegnarsi stipendi di alcune centinaia di milioni) ma precaria (l’Unione fa acqua da tutte le parti, perde iscritti, i commercianti sono imbufaliti).

I due, per rinsaldare la propria posizione, non pensano certo di occuparsi delle miserie dei loro associati; bensì di giocare ai tavoli del potere, cda vari, soprattutto le banche, e innanzitutto la politica. In politica però non possono giocare direttamente, avendo credibilità poca e appeal zero (anni fa Gianni Bort era stato clamorosamente trombato alle elezioni comunali di Trento, per quanto sospinto da una campagna elettorale milionaria finanziata appunto dall’Unione Commercio): di qui il dedicarsi a fare i registi, i manovratori, i "king maker".

Ecco quindi la cooptazione di un uomo di potere come Marcantoni: e dopo di lui, di Malossini, forte uomo immagine e possibile leader.

Roberto Formigoni, di CL, presidente della Regione Lombardia, sponsor nazionale di Malossini.

Non sappiamo se il suo ritorno, Malossini lo abbia pianificato. E’ andato a bussare a due porte, che di fatto erano contigue. Alla Compagnia delle Opere chiese udienza ai vari Viola, Romito, Maurina, fra i tanti che avevano debiti di riconoscenza dai tempi della sua presidenza: lo portarono a Milano a un congresso della Compagnia, lo presentarono al presidente nazionale Vittadini e all’entourage di Formigoni; dall’incontro sortì un incarico di consulente per il turismo dalla Regione Lombardia. E’ allora che Malossini decide di entrare nella Compagnia delle Opere; quindi diversi anni dopo le sue disavventure giudiziarie; la sua frase nel giorno dell’investitura a presidente ("due cose mi sono state di conforto in questi anni bui: la famiglia e la Compagnia delle Opere") è solo l’ennesima trovata da imbonitore di professione.

Parallelo all’ingresso nella Compagnia, c’è quello nell’Unione Commercio: sempre come "consulente". E’ negli ultimi tempi della presidenza Bertoldi (prima della sua defenestrazione da parte di Bort) che quest’ultimo, allora vice-presidente, propone Malossini come consulente per il turismo.

Con il successivo golpe all’Unione e il nuovo corso di Bort e Oss, si iniziano a delineare delle contiguità dell’associazione dei commercianti con la Compagnia delle Opere.

Quest’ultima infatti, controlla la Arkos, società di consulenza e formazione, che accede ai finanziamenti del Fondo Sociale Europeo. Suo amministratore delegato è infatti Luca Maurina, che è pure amministratore delegato di un’altra società di servizi, la Sea, di proprietà di Bortolotti, il quale ha pure acquistato la maggioranza di Arcos.

Il punto non è l’intreccio societario (la Compagnia delle Opere serve anche a questo, far conoscere soggetti che interagiscono; e per esempio è interessante un’altra società, per lo smaltimento dell’Eternit, fra il vice-presidente della Compagnia Ivan Sequestro e il figlio di Malossini, controllata anch’essa da Bortolotti). Il fatto rivelatore è l’ingresso di Arkos nell’orbita dell’Unione: da due anni sta lavorando per l’Associazione Albergatori (ramo dell’Unione strettamente controllato da Bort), e negli ultimi tempi, sotto l’impulso di Marcantoni, questo rapporto è diventato sempre più stretto. Tanto da portare a cambiamenti nella stessa struttura dell’associazione: di fatto è stato smantellato - anche fisicamente - l’Ufficio studi e formazione interno, licenziato in tronco il dipendente che ne era a capo (Vittorino Rodaro, e per questo vi è una causa di lavoro pendente), esternalizzati tutti i lavori; in favore di Arkos, e di un certo Studio Tosi di Verona; oltre che - naturalmente - dei due superconsulenti Marcantoni e Malossini.

Insomma, con Bort, sotto la regia di Marcantoni, l’Unione ha dilatato a dismisura le spese in consulenze, trasferendo tutta una serie di attività - e relativi, generosi emolumenti - a persone e società legate alla Compagnia delle Opere.

Il cerchio si chiude con la riabilitazione di Malossini. L’ex-presidente intendeva ripresentarsi ancora alle regionali del ’98, nel centro-destra, avendo l’avallo di Giancarlo Innocenzi, plenipotenziario di Berlusconi in regione. Si era spaventato di fronte al coro di reazioni negative, ed aveva deciso di preparare meglio il ritorno, d’accordo con Bort e Oss (meno Marcantoni, che non nasconde nei confronti del Mario un atteggiamento di superiorità) e attraverso viaggi a Roma, per farsi aprire meglio la strada da Innocenzi. E così fu presentato all’on. Frattini, e poi a Formigoni (CL, presidente della Lombardia) e quindi, come già detto, al presidente nazionale della Compagnia delle Opere. Ed è stato da Roma e da Milano che è arrivata a Trento l’indicazione: il presidente della Compagnia trentina Stefanini si faccia da parte, nuovo presidente dev’essere Malossini. (Sui rapporti fra CL e Forza Italia nazionale, vedi Le beatitudini del Cavaliere).

Con la nuova presidenza, è facile prevedere che la Compagnia delle Opere, analogamente a quanto succede in altre parti d’Italia, tenda a diventare la Compagnia degli Affari: Malossini ha prontamente ripreso i contatti con gli imprenditori rivani suoi soci negli anni d’oro - i Lazzara e i Mandelli per intenderci - che peraltro avevano già tessuto nuovi legami con il braccio affaristico della Margherita , l’assessore Silvano Grisenti.

Malossini, forte dei soldi delle consulenze dell’Unione, punta a un seggio a Rovereto-Riva per le attuali politiche. In subordine (i tempi possono non essere ancora maturi, e in ogni caso è da scontare la feroce opposizione di AN) il nostro punta, come candidato presidente, alle provinciali del 2003, quando il tempo avrà appannato ulteriormente la memoria, e screditato del tutto Dellai - se ci sarà ancora. Insomma, Malossini for president e Bort e Oss king-makers.