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L’opportunità e l’impasse

Il nuovo PRG di Trento, il consulente di grido e la proposta di interrare la ferrovia.

La faticosa revisione del Piano Regolatore di Trento ha registrato in questi giorni nuove battute.

Avevamo lasciato la vicenda (vedi Pacher è avvisato) in una situazione di stallo: da una parte la sinistra, che vorrebbe un Prg attento al recupero della vivibilità della città; dall’altra la parte affarista della Margherita, che vorrebbe gli affari di sempre; in mezzo il sindaco Pacher e l’assessore all’urbanistica Andreatta, che vorrebbero far felici tutti, speculatori e cittadini, disegnare una città vivibile senza scontentare i pescecani della maggioranza.

Di qui l’impasse: tradottosi in continui rinvii, e in una sotterranea opera di delegittimazione dei "tre saggi", i tre urbanisti sopra ogni sospetto – i prof. Mioni, Bocchi e Zanon – nominati a suo tempo da Pacher e Andreatta in un momento di sano decisionismo.

Il sindaco, da questa situazione è riuscito ad uscire, sembra, in avanti. Con una trovata forse furbetta, comunque sul breve periodo azzeccata: procedere ad una nuova nomina, un professionista di fama che mettesse – per un po’ – tutti a tacere. E la scelta è caduta sull’architetto spagnolo Joan Busquets, collega di Bocchi da cui era stato già portato a Trento per discutere del futuro dell’area Michelin.

La mossa dicevamo, è stata giocata bene: con diplomazia è stato detto ai "tre saggi" che non li si stava commissariando, si stava solo arricchendo, allargandolo, il gruppo di lavoro. E all’esterno si è magnificata la peraltro notevole figura professionale di Busquets, in maniera che non si potesse dire di no. Ed effettivamente l’architetto spagnolo lavora a metà strada tra architettura e urbanistica: a differenza di Renzo Piano o Frank Gary, per fare due dei massimi nomi, non è interessato alla grande opera monumentale, ma ai progetti di risanamento urbano; che è proprio il problema di Trento con le aree industriali e caserme dismesse.

Tutto bene quindi. Anche se i problemi veri sono solo accantonati, lo spazzatura è sotto il tappeto. Ed è facile prevedere che se l’attuale formazione dei "tre saggi più uno" persevererà a non dare spazio agli speculatori, riprenderà l’opera di delegittimazione.

Intanto Busquets si è messo al lavoro, ed è subito uscito con una proposta. Che a dire il vero lascia perplessi. L’idea è quella di interrare la ferrovia, dalle Ghiaie a Trento Nord: in maniera di abolire una barriera verso il fiume, recuperare una fascia di città a ridosso del centro storico, costruire un percorso verde – attrezzato, ciclabile e quant’altro – da nord a sud.

Ma le difficoltà sembrano gigantesche. Questione di costi, e di tempi. Perché i lavori dovrebbero ovviamente essere fatti senza interrompere il traffico ferroviario – le FS sono state categoriche, ed è difficile dar loro torto – e quindi con modalità tali da rendere l’impresa fattibile solo a costi che sembrano spropositati. "Sembrano" abbiamo scritto, perché Busquets assicura il contrario: ha assicurato che a breve porterà dei primi studi di fattibilità, con esempi di analoghe realizzazioni e una prima rozza stima dei costi.

Vorremmo tanto sbagliarci; ma siamo molto scettici. Soprattutto ci sembra che l’architetto spagnolo non sia al corrente del principale problema italiano (e trentino, specie in questi ultimi anni): la difficoltà a decidere. Difficoltà insormontabile quando ci sono in gioco interessi plurimiliardari.

Ora è evidente che il Prg non può essere indifferente a un’opzione così radicale come quella dell’interramento della ferrovia: se essa viene effettuata o meno, avremo due Piani molto diversi. E quindi è facile prevedere che, fintanto che non si giungerà a una decisione, tutto il Prg rimarrà fermo.

E la decisione ferrovia non dipende solo dai dati tecnici, che Busquets assicura disponibili in breve tempo; ma soprattutto dalla volontà politica, che dovrà coinvolgere la Provincia (per i finanziamenti, che comunque non saranno bruscolini) e le Ferrovie (per le autorizzazioni, e gli adeguamenti del traffico durante i lavori).

Il tutto in una attuale situazione di governo provinciale inconcludente, e di Municipio bloccato dai veti.

Ma forse ci sbagliamo a porre la questione in questi termini.

Forse bisogna pensare in positivo: l’architetto Busquets fa solo il suo mestiere, prospettare alla città una nuova prospettiva per farle compiere un deciso salto di qualità in avanti. E spetta alla comunità saper valutare e cogliere – se del caso – questa opportunità.

Vedremo.