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Banca dell’Euregio: la soap-opera

Si farà la fusione fra la tirolese banca Hypo e la Cassa di Risparmio sudtirolese? Tutto dipende da chi prevarrà nella bega fra democristiani tirolesi.

"Mezzogiorno di fuoco" era un capolavoro. Il remake provinciale, con Weingartner nei panni di Gregory Peck,è una noiosissima soap opera,che dopo molte puntate sembra ancora lontana dallo show-down finale. Peccato che nel mirino sia la banca Hypo, la più grande banca del Tirolo, di proprietà della provincia.

La sede dell'Hypo Bank del Tirolo.

Mentre i giornalisti dei quotidiani locali, da uno scoop all’altro, sembrano intenzionati, costi quel che costi, a mettere benzina sul fuoco, la stampa economica resta perplessa. Si discute della politica bancaria, cosa diavolo c’entra la resa dei conti fra i ras provinciali dei popolari?

Già. La Südtiroler Sparkasse, la quale - costruita come fondazione, secondo la vecchia tradizione delle casse di risparmio austriache - appartiene "a se stessa", cerca una nuova proprietà per adeguarsi alla legge Ciampi. Ha una capillare rete di sportelli per risucchiare i risparmi di tutte le vallate del sudtirolo. Riguardo al know-how nel settore degli investimenti e di nuovi strumenti per il finanziamento delle imprese, sembra però un pochino in ritardo. La Hypo nordtirolese, invece, è un po’ deboluccia nel settore dei risparmi popolari, ma è la prima della classe nel settore del banking avanzato. E lo sanno tutti che ambedue sono troppo piccole per starsene da sole in tempi di forti dinamiche del mercato che premono alla concentrazione in unità sempre più grandi, anche nel nostro piccolo mercato. (Il quale, poi, non è tanto piccolo, il settore bancario essendo quello più in crescita dell’economia regionale.) Le possibilità per una banca "dell’Euregio" di crearsi una forte posizione nel mercato dell’Italia nord-orientale, nel Triveneto del modello Benetton, per intenderci, ma anche nei settori emergenti della dinamica regione economica europea fra Monaco e Milano, secondo gli esperti del settore sono ancora grandi. Insomma, una strategia di cooperazione espansiva sull’asse nord-sud, pare sia appropriata sia per custodire il valore della proprietà della Provincia che per difendere i posti di lavoro. (Una fusione fra diverse banche locali, dall’altro lato, non creerebbe alcuna dinamica espansiva; le famose "sinergie" non sarebbero altro che un radicale programma di minimizzare i costi, cioé di chiusura di sportelli concorrenti e di licenziamenti.)

Pare, dicevamo. Secondo gli esperti, dicevamo. Ma qui c’è di mezzo niente di meno che la Capitaneria del Tirolo. Cioè: chi se ne frega dell’economia e dei mercati, qui si lavano i panni sporchi della famiglia (democristiana).

Giusto un anno fa, il vicecapitano Eberle diventò presidente del partito popolare in provincia (grande elettore: il nostro magnifico sindaco). In quanto tale, ovviamente, è il delfino, il capolista per le provinciali del 2004. Ma di pre-pensionamento, Weingartner non vuol sentirne parlare. Tutti concordi (per quel che si può parlare di concordia nel vespaio di correnti e cordate popolari) che, "al momento giusto", Weingartner lascerà il posto al delfino; ci vuole la pompa magna del Capitano per vincere le elezioni. Eberle, finora, ha la fama di essere il grande burattinaio in provincia, il mago dell’economia, il grande decisionista, mentre Weingartner avrebbe deluso le aspettative, non deciderebbe un’acca. Ma fra l’elettorato popolare, é ancora Weingartner che "tira", uno come Eberle, la gente lo temerebbe, ma non l‘amerebbe. E da un anno, Eberle è al lavoro per per creare, quel magico "momento giusto" per detronizzare il padre della patria.

Il Capitano del Tirolo Wendelin Weingartner.

Quando il Capitano Weingartner, verso la fine delll’anno scorso, assieme al presidente Durnwalder, in tutta segretezza, combinò il modello della "banca dell’Euregio", una holding per la Südtiroler Sparkasse e la Hypo, con la Banca di Lodi e una banca bavarese come partners, e con un 20% di azionariato diffuso (il che vorrebe dire 200 milliardi di introiti per le casse della provincia), e con sede a Bolzano (per ragioni strategiche e fiscali), Eberle e con lui i concorrenti del settore Raiffeisen hanno gridato: "Alt! Euregio un corno, la capitale del grande Tirolo è e deve restare Innsbruck, non si svende il patrimonio della provincia agli italiani (e/o bavaresi). Prima di trovarsi un partner strategico (ma di minoranza!), ci vuole la fusione delle banche locali per poi negoziare da una posizione di forza. Piccolo è Bello, abbasso la globalizzazione!".

Dopo alcune centinaia di millioni spese per analisti e consulenti (Price Waterhouse Cooper, KMPG e l’istituto di banking dell’università di Zurigo), sembra che abbia avuto ragione Weingartner. I professori svizzeri, avendo constatato "un drammatico cambio del clima nel settore, che senz’altro non ha a che fare con una improvvisata passione rivoluzionaria fra i banchieri", e avendo identificato dinamiche di fondo come le nuove tecnologie dell’informatica, liberalizzazione e deregulation, lo sviluppo di Euroland, e poi la "glocalizzazione" (localizzazione in seno alla globalizzazione), hanno dichiarato che il progetto della Banca dell’Euregio è la strategia giusta.

Macché. Proprio Eberle, che per frenare Weingartner ha chiamato i professori svizzeri, ora non vuole accettare le loro conclusioni e si è arrivati al braccio di ferro. La giunta (che costituzionalmente non può che decidere all’unanimità) é bloccata. La coalizione fra popolari e socialdemocratici (i quali con armi e bagagli sono passati nel campo di Eberle, che notoriamente preferisce il centro-sinistra al centro-destra, non per ragioni ideologiche, ma perché i socialdemocratici può manovrarli come vuole) salterebbe in aria se non si trovasse un compromesso.

Ma compromessi non sono in vista, finché non si sa chi vincerà la partita fra i popolari. Il consiglio è spaccato, con la maggioranza popolare che non sa che pesci pigliare.

Fra colpi di scena e guerra di dichiarazioni alla stampa, nessuno capisce più niente (oltre il fatto che il futuro della banca provinciale è sul filo del rasoio). Grande è il disordine sotto il cielo, e, contrariamente a quanto ha insegnato il grande timoniere, la situazione è tutt’altra che meravigliosa). Ora tutti aspettano Pentecoste, quando un conclave popolare dovrà sciogliere i nodi, magari con l’aiuto dello Spirito Santo.

Forse, fra poche settimane, sapremo se e quando Eberle sarà capitano (oppure, se si sarà rotto il collo già da delfino). Dopo, magari, qualcuno deciderà la sorte del sistema bancario.

C’era una volta un partito popolare che, nel bene e nel male, dirigeva l’economia, e al quale veniva attribuita la competenza per l’economia. Ora assistiamo al triste spettacolo di intrighi di palazzo al posto di ragioni economiche, del più schifoso campanilismo, dell’incompetenza generale della maggioranza.

La politica economica come soap.Da brivido.