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L’Italia s’è destra

Antonio Marchi

Ragionare dopo una sconfitta elettorale (disfatta) di questa portata non mi è facile, anche perché non capisco ancora quanto peserà sulle nostre sorti future.

Comunque sembra impossibile che la maggioranza degli Italiani abbia abboccato alle lusinghe del Cavaliere, fatte di proclami, provocazioni , demagogiche promesse e volgarità al limite della tollerabilità (delitto D’Antona attribuito ad una resa dei conti all’interno della sinistra), nonostante che la sinistra non abbia fatto molto per impedirglielo. Peccato, perché molti convinti astensionisti hanno cercato di fermarlo preferendo il meno peggio (Ulivo) al meglio ("sol dell’avvenire"), convinti che una sua ascesa cambierà in peggio la nostra vita di nullatenenti. D’altronde la tentazione di non votare era molto forte per i motivi già noti del comportamento poco di sinistra della sinistra nei cinque anni di governo, fatto di tatticismi che non hanno che accresciuto le fortune economiche ed elettorali di Berlusconi.

La vittoria della destra comunque era scontata; perché i numeri (cartello elettorale della Casa delle libertà a confronto con l’Ulivo) hanno potuto più della propaganda "contro", che non ha convinto e anzi, paradossalmente, ha rafforzato l’immagine del Cavaliere vittima dei comunisti. D’altronde i cinque anni di centro-sinistra sono passati tra liti di cortile, esclusioni manichee, lotte di potere, guerre "umanitarie" per commissione, ed apparentamenti nefasti (l’Udeur di Cossiga), non corrispondenti all’immagine elettorale che aveva vinto con Prodi.

I miglioramenti, poi (che ci sono stati), non hanno reso giustizia a quella parte della società "degli ultimi", resi noti, solo dalla spudorata propaganda di Berlusconi. Prendersela adesso con qualcuno è un esercizio tattico, utile solo per scaricare le tensioni di ora, ma non risolve il problema, che è quello di rendere credibile la politica. Chi ha perso in fin dei conti è la società che aspetta diritti, lavoro, giustizia, regole certe. Che rifiuta le raccomandazioni, i clientelismi, gli affarismi, le mafie, i trucchi, l’arroganza di chi comanda. Che vuole vivere non come un numero elettorale ma come soggetto fatto di anima e corpo libero da dipendenze elettorali, indipendente.

Non ha perso certo nessuno degli eletti nel nuovo Parlamento, che comunque godrà di tanti e tali privilegi che lo faranno vincitore a dispetto del risultato elettorale.

Ha dell’incredibile, comunque, che un comunista (Bertinotti) e un giustizialista (Di Pietro), da accerrimi avversari politici della destra, siano poi risultati suoi ottimi alleati, facendo perdere al centro-sinistra di Rutelli (che ha lottato pressoché da solo per vincere e convincere) la possibilità di ripetere l’esperienza dello sfortunato governo Prodi.

Non ci rimane che spegnere il televisore (destra) e ascoltare la radio (sinistra) , se non altro eviteremo di vedere quelle abominevoli facce consacrate sull’altare della patria con la benedizione del Papa e di Ciampi.

Più avanti, non più rassegnati, cogliendo l’attimo fuggente dei reali problemi quotidiani (che ci capiteranno inevitabilmente addosso), senza delegare niente a nessuno, ricomincieremo a fare politica.