Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Rogatorie e ipocrisia

Il Governo Berlusconi assicura il suo impegno contro il terrorismo, ma poi promuove una legge (quella sulle rogatorie) che potrebbe permettere ai terroristi di nascondersi dietro un timbro e di andare impuniti.

II Governo Berlusconi è stato fra i primi in Europa a esprimere solidarietà piena agli USA dopo il terribile atto terroristico dell’ 11 settembre, e a dichiarare che l’Italia sarebbe stata al fianco dell’America qualunque azione, anche militare, avesse deciso di intraprendere. Non vi è dubbio che la condanna del terrorismo deve essere senza riserve, perché nessuna causa potrebbe legittimare la strage di civili innocenti. E’ altrettanto certo che per combattere ed estirpare il terrorismo internazionale occorre la più stretta cooperazione fra tutti gli Stati. E’ stata purtroppo dallo stesso Presidente Bush evocata la parola guerra, e sull’onda emotiva gli hanno fatto coro gli uomini politici, la stampa e le TV di tutto il mondo. Oggi, a distanza di tempo, mentre è in pieno dispiegamento la macchina bellica statunitense, comincia a farsi strada l’idea che la guerra sarebbe un rimedio peggiore del male. Contro il terrorismo i missili non servono, e neppure i bombardamenti aerei, tanto meno l’atomica. E’ molto più utile un lavoro investigativo: l’individuazione certa delle basi di addestramento e di appoggio (i satelliti riescono a fotografare un francobollo da 300 km. di altezza), il controllo accurato degli spostamenti delle persone sospette e dei flussi di denaro, la mappa delle speculazioni di borsa, il divieto effettivo del commercio di armi. Agenti segreti, infiltrati, satelliti spia, computer e controlli bancari servono contro il terrorismo internazionale più dei cacciabombardieri, e delle bombe "intelligenti", anche se non si può escludere la necessità di blitz militari mirati.

Lo storico americano Michael Howard ha dichiarato in questi giorni al New York Times: "Possiamo usare il termine guerra solo metaforicamente. Come diciamo guerra alla droga, guerra al crimine. Ma deve essere chiaro che, per quel che riguarda il terrorismo, stiamo parlando non di una guerra ma di una operazione di polizia internazionale". Esatto.

La condizione prima affinché l’operazione sia efficace è la intelligence, che significa indagini investigative, scambio di informazioni in tempo reale, lavoro in pool non intralciato da formalismi. Al vecchio motto "cherchez la femme" occorre sostituire un nuovo motto: "cherchez l’argent". Non è un caso che Bin Laden, che è per sua stessa ammissione un punto di riferimento del terrorismo internazionale (che costa un fiume di denaro), sia un miliardario in petrodollari che utilizza i suoi capitali in Arabia Saudita, Inghilterra, Stati Uniti e Svizzera. Se le cose stanno così, le dichiarazioni di Berlusconi all’indomani del criminale atto terroristico hanno l’odore dell’ipocrisia. La sua maggioranza infatti si appresta ad approvare una legge sulle rogatorie che è un regalo non solo ai mafiosi, ma anche ai terroristi.

Com’è noto, la rogatoria è un istituto giuridico che permette lo scambio di documenti, di informazioni e di interrogatori fra Stati sovrani. Attualmente le formalità sono minuziose e numerose, e i tempi occorrenti per avere un documento o un’informazione sono lunghissimi. Per superare queste difficoltà il Governo di centro-sinistra aveva a suo tempo stipulato con la Svizzera una convenzione che rende agile e a largo spettro l’istituto della rogatoria. La convenzione va però ratificata dal Parlamento. Subito dopo le elezioni del 13 maggio vinte dal centro-destra alcuni deputati della maggioranza, fra cui Dell’Utri, hanno proposto un testo di 19 articoli che praticamente annulla l’efficacia della convenzione e rende praticamente impossibile lo scambio fra i diversi Paesi di atti, interrogatori, conti bancari, ecc. al punto da vanificare inchieste e processi in materia di terrorismo, mafia, droga, riciclaggio, corruzione, contrabbando di armi, traffico di organi. L’art. 12 prevede l’inutilizzabilità processuale di ogni rogatoria che abbia irregolarità anche solo formali, per esempio la mancanza di un timbro. L’art. 17 applica le nuove regole persino ai processi in corso, anche se arrivati in Appello.

Non è possibile non rilevare la evidente schizofrenia tra il Ministro della Giustizia on. Castelli che a livello europeo discute di trasmissione diretta di atti, e la sua maggioranza parlamentare che si muove nella direzione opposta. Gerardo D’Ambrosio, procuratore della Repubblica a Milano, ha dichiarato che se questa legge verrà approvata "sarà un grosso regalo per i terroristi". L’on. Giuliano Pisapia a sua volta ha parlato di "delitto legislativo". Armando Spataro, membro del CSM, ha detto: "Non sono a rischio solo alcuni processi di tangentopoli, ma anche processi di mafia e soprattutto la cooperazione contro il terrorismo internazionale. Mentre dopo i fatti di New York si afferma la volontà di stroncare il terrorismo, qui accade che si nega ai giudici la possibilità di utilizzare prove decisive".

Quello della maggioranza è dunque un atteggiamento ipocrita e vergognoso, che contrasta con il dolore e la preoccupazione degli Italiani per la strage terroristica di New York, che contraddice il diritto e la ragione, e che potrebbe consentire ai terroristi di nascondersi dietro un timbro e di andare impuniti. Non si può non rilevare che chi trae sicuramente vantaggio dalla nuova legge sulle rogatorie è l’on. Berlusconi, che vedrà risolti anche per questa via le sue vicende giudiziarie.