Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 6, 23 marzo 2002 Servizi

Alleanza Nazionale: una riunificazione litigiosa

Vince Zenatti. Assenti: Taverna, De Eccher e soprattutto la politica.

Riassumendo: Marco Zenatti, ha carisma, apertura mentale, duttilità politica, capacità di ascolto, è onesto, sa gestire le situazioni, può contare su contatti nazionali, non ha nemici personali, e a Rovereto ha ottenuto risultati prestigiosi, portando Alleanza Nazionale ad essere il primo partito in città, e mancando per un pelo l’elezione a sindaco. Insomma, è "l’uomo giusto al posto giusto", quello meglio in grado di eliminare, nel 2003, quell’"isola rossa" che è il Trentino.

Marco Zenatti, nuovo presidente di AN.

Al suo mancato rivale, Claudio Taverna, si riconoscono frettolosamente doti di impegno nel lavoro, salvo poi sparare a zero sulla sua conduzione del partito: AN, con lui "padre-padrone chiuso nel palazzo", è stato "un partito autoritario ma non autorevole", "un’organizzazione tesa soprattutto all’autoconservazione", rinchiusa "nel guscio dell’isolamento". Del resto, "quando a livello nazionale il partito è al 12% e a Trento al 3.9%, qualche problema c’è!"

Dell’altro candidato latitante, Cristano de Eccher, si è parlato di meno, ma le sue "avvilenti polemiche" sul tesseramento, le sue "uscite scriteriate" alla vigilia del congresso sono state deprecate pesantemente.

Un partito concorde, dunque, ma solo a metà, perché i presenti erano quasi senza eccezioni seguaci di Zenatti: De Eccher e i suoi erano rimasti a casa perché uno dei quattro seggi per l’elezione del presidente era stato sistemato a Cles anziché a Storo, mentre Taverna e i suoi erano parimenti assenti per ragioni meno esplicite, ma forse riconducibili alla previsione di una pesante sconfitta.

Claudio Taverna, presidente uscente.

Quanto al perché di questa spaccatura in tre tronconi, neppure qui le motivazioni vanno ricercate in divaricazioni di segno politico: da un lato c’è senz’altro la protesta contro la lunghissima gestione Taverna ritenuta disastrosa, dall’altro - forse ancor più corposo - un "campanilismo" favorito dal fatto che per quasi vent’anni, in Trentino, prima il MSI e poi AN sono stati divisi in due federazioni, Trento e Rovereto. All’interno di quest’ultima, poi, si era prodotta per di più un’ulteriore frizione fra Rovereto e il Basso Sarca, feudo di De Eccher. Il partito, ha esclamato Roberto De Laurentis, capogruppo di AN ad Arco e unico oratore non schierato con Zenatti, è "una serie di ridotti, di orti, di sacrestie".

E così quello che doveva essere il congresso della riunificazione fra le due federazioni ha dato questo bel risultato, confermando quanto già le polemiche pre-congressuali avevano fatto presagire ("Mai che nessuno provasse a mettere insieme le proprie idee, le proprie considerazioni politiche" - ha denunciato un consigliere comunale rivano): per il dibattito propriamente politico non c’è stato spazio e le contrapposizioni non vedevano schierati su fronti opposti nostalgici contro moderati, governativi contro destra sociale, ma gruppi trasversali contro altri gruppi trasversali. Neppure Zenatti-settebellezze ha perso tempo con la politica e nella sua ponderosa relazione è passato direttamente dall’alta filosofia ai minuti problemi organizzativi, promettendo grintosamente che d’ora in poi "non vi saranno più repubbliche autonome nel partito", ma saltando a piè pari – per dirne una - il tema dei rapporti con gli alleati della Casa delle Libertà. Nessun problema - ad esempio - con l’ultra-liberismo di Berlusconi (vedi l’UGL, l’ex CISNAL, che vuol fare sciopero contro l’abolizione dell’art. 18) e con i continui ghiribizzi dei Padani?

La politica si è così ridotta all’enunciazione della vulgata del programma di centro-destra, a brevi, rituali deprecazioni delle malefatte del centro-sinistra nazionale e locale e ai bellicosi inviti di Plotegher alla repressione del dissenso: "Si reagisca con durezza agli attacchi della piazza… se la sinistra scenderà ancora in piazza come a Genova, il governo dovrà reagire durissimamente".

Nulla di nuovo neppure sul tema dell’identità del partito e dei rapporti col passato, tutti all’insegna dell’un colpo al cerchio e uno alla botte, con accentuazioni millimetricamente diverse fra un oratore e l’altro. Più prudente Zenatti: "La fiamma non si tocca", ma "non siamo nostalgici", ma comunque "siamo di destra". Appena più sbilanciato Plotegher: "Non abbiamo intenzione di tradire le nostre radici storiche, naturalmente rapportandole alla situazione attuale".

Dopo "8 anni di silenzio nelle sedi del partito", ci si aspettava qualcosa di più.