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Legge Bossi-Fini: di tutte le erbe un fascio

Impronte digitali sì o no? Molti cittadini dicono di non trovare in questa legge nulla di male, non riscontrando nell’ obbligo delle impronte agli stranieri extracomunitari che vogliano entrare in Italia la lesione alla loro dignità di persona.

Tale opinione sarebbe del tutto condivisibile se la Bossi-Fini sulle impronte digitali si fosse mantenuta nel quadro della lotta all’immigrazione clandestina, tale legge non avrebbe fatto altro che allineare l’Italia alle norme (Eurodac), il sistema europeo creato nel dicembre 2000 in attuazione della Convenzione di Dublino, che serve a stabilire l’identità dei richiedenti asilo politico e degli immigrati illegali nel momento in cui varcano la frontiera dell’Unione Europea. In Italia, si è invece voluto fare del populismo, licenziando una legge che fa di un’erba un fascio e che di fatto stabilisce l’esistenza di cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Lo stravolgimento è avvenuto mercoledì 29 maggio. In quel giorno alla Camera è stato proposto surrettiziamente un emendamento che è andato nettamente al di là della lotta contro l’afflusso dei clandestini. "Tutti gli stranieri non membri dell’Unione Europea dovranno fornire le impronte digitali quando domanderanno un permesso di soggiorno in Italia, o per il suo rinnovo". Tale emendamento fu votato prima della fine di giugno. Allargando ai cittadini extracomunitari una misura inizialmente riservata ai soli immigrati clandestini, si è stravolto lo spirito delle legge: da legge sulla "sicurezza" del tutto condivisibile si è passati ad una legge che comprende tutti coloro i quali non appartengono all’Unione Europea. Che siano onesti cittadini in cerca di lavoro con passaporto in regola e fedina pulita, o immigrati clandestini o malavitosi, non importa. Secondo la Bossi-Fini l’Unione Europea non è un’istituzione aperta di Paesi che si vogliono dare leggi comuni, bensì una comunità chiusa di eletti, di fortunati, rispetto alla massa informe di cittadini di serie B nella quale accidentalmente rientrano anche i vicini svizzeri.

Resto curioso di vedere se dovranno pigiare le dita nell’inchiostro nero anche i cittadini statunitensi, i giapponesi e i canadesi che per qualche motivo si troveranno a richiedere permesso di soggiorno in Italia. Per il momento si parla di possibili deroghe per sacerdoti e calciatori, ma cosa diranno i giocatori di pallacanestro e di pallamano?

La comunità internazionale da parte sua ha denunciato la creazione di un razzismo di Stato, ma soprattutto una misura perversa che tende ad assimilare gli stranieri ai criminali, visto che è da sempre ammesso prendere le impronte digitali di persone che si sono macchiate di crimini. Doveva essere una legge a favore di una maggiore sicurezza di cui c’è bisogno in Italia: temo che avremo soltanto maggiore burocrazia, maggiori costi gestionali e vergognose code davanti alle questure. I malavitosi avranno buon gioco a nascondersi nel mucchio dei cittadini di serie B.