Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Chi ha il dito sul grilletto?

La “guerra preventiva” non trova alcuna giustificazione nel diritto internazionale.

Nei film western c’è spesso la scena drammatica di due cow boys (di solito il ‘buono’ e il ‘cattivo’), uno di fronte all’altro, con la fondina della pistola slacciata e le braccia pendenti lungo i fianchi. E’ il momento del duello, dello scontro finale: l’atmosfera è piena di tensione e di minaccia. A un certo momento il ‘cattivo’ muove il braccio per afferrare la pistola e sparare, ma il ‘buono’ è più veloce: impugna la pistola, spara per primo e per primo uccide. Il ‘cattivo’ cade a terra senza neppure sparare un proiettile.

Questa è la teoria del "primo colpo", che ha profonde radici nella storia e nella cultura americane. Tanto è vero che lo sceriffo non arresta nessuno e dice la nota frase liberatoria: legittima difesa.

Anche il nostro diritto penale conosce una figura analoga: "Non è punibile chi ha commesso il fatto contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, per difendere un diritto proprio o altrui". Perché dunque l’attacco preventivo sia legittimo bisogna che il pericolo del danno sia in atto, ma non ancora compiuto, perché chi si difende cerca di impedire che il pericolo attuale si trasformi in danno. Per accettare la teoria di Bush bisognerebbe che l’Irak avesse il dito sui bottoni dei missili, che questi avessero i motori accesi e fossero puntati contro gli Stati Uniti o contro uno dei suoi alleati.

Ma questa circostanza non esiste. Si afferma che l’Irak ha depositi di armi chimiche e batteriologiche che i suoi missili possono trasportare in un raggio di cerchio che comprende la Turchia, la Grecia e Corfù, e che potrebbe nel giro di due anni costruire la bomba atomica. Gli Stati Uniti sono dunque fuori portata, nessuna minaccia è stata portata contro la Turchia, la Grecia o Corfù. Inoltre nessun gesto di concreto e attuale pericolo è stato compiuto dall’Irak nei confronti degli Stati Uniti (per intenderci: il dito sul grilletto del cow boy ‘cattivo’).

La teoria del diritto al primo colpo, cioè alla guerra preventiva, non ha al momento alcuna giustificazione, anzi: l’Irak ha dichiarato che è pronto ad accogliere gli ispettori dell’ONU per far verificare senza condizione i suoi arsenali militari.

Sul piano del diritto internazionale, dal tempo della Società delle Nazioni a quello dell’ONU, è sancito il principio della rinuncia alla guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. A sua volta l’articolo 51 dello Statuto dell’ONU specifica che la difesa armata è legittima solo in caso di "attacco armato" da parte di uno Stato aggressore.

L’Irak questa volta, a differenza del 1991, non ha attaccato nessuno.

E’ interessante constatare che durante la guerra fredda le due super potenze, USA e URSS, hanno mantenuto la pace sulla base dell’equilibrio del terrore. Ciascuna delle parti sapeva che ad un primo attacco sarebbe seguita una risposta distruttiva. Quindi sia l’Unione Sovietica che gli Stati Uniti dichiararono esplicitamente di rinunciare ad attaccare per primi. Perché ora Bush compie questo mutamento di 360 gradi? E perché contro l’Irak, che è un moscerino nei confronti degli Stati Uniti e verrebbe completamente polverizzato nel giro di 24 ore?

Altri paesi hanno arsenali chimici e batteriologici, e anche l’arma atomica: il Pakistan per esempio, l’India, la Cina, l’Iran e Israele per citarne alcuni. Perché loro non costituiscono un pericolo, e l’Irak sì?

Credo che nonostante la trasformazione imperiale della loro politica estera, gli Stati Uniti dovranno qualche spiegazione agli Stati europei e a quelli del Medio Oriente prima di trascinarli in una nuova sciagurata guerra.