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Il bel sogno è finito

La triste parabola dell’Itas e i suoi (troppo) appassionati cantori.

Erano vent’anni e più che il Trentino non saliva ai massimi livelli in uno sport di squadra; e inoltre nei primi anni ‘80 si trattava di una formazione di pallamano (la Volani di Rovereto), sport povero e peregrino, mentre oggi, con la Itas Diatec, si parla di pallavolo, che non è il calcio, ma che comunque riesce ogni volta a riempire di 3-4000 persone il palasport di Trento. L’Itas è in serie A1 da quattro anni e in quest’ultimo campionato è arrivata addirittura prima al termine della cosiddetta "regular season" ed ha quindi affrontato i play off.

La lunga premessa serve per capire l’entusiasmo dei tifosi e l’orgasmo dei giornalisti sportivi nostrani, che alle prestazioni della squadra dedicano spazi smisurati ed uno stile a volte fuori controllo, fra l’epico, il goliardico e l’immaginifico.

Nicola Baldo, sul Trentino del 2 aprile, così ci trasmette le sue emozioni in occasione della vittoria sul Perugia nel primo incontro dei play off : "Anche all’inferno ci sarà un’altalena? In quello di via Fersina di sicuro. E di emozioni, per giunta. Altalena sospinta dal vento di tremila e rotte voci, capace di andare sempre più su, fino a toccare il vero calore di un infernale palazzetto, coinvolto in un’infernale sfida che di nome fa playoff".

E sull’Adige, in un articolo dal titolo fantasioso ("I salami e l’esaltazione del Tuono"), Giorgio Lacchin è ancor più barocco: "S’è vinto! Anzi, avete vinto voi, supertifosi che non siete altro! Perché nelle battute cruciali del 5° set abbiamo vissuto l’Apoteosi del Trambusto, La Glorificazione del Fracasso, l’Esaltazione del Tuono. La Celebrazione del Baccano. E quelli di Perugia hanno lasciato cadere tutti i palloni a terra, occupati com’erano a tenere le mani sulle orecchie per non cadere in deliquio, privi di sensi. Consumàti. Rosi dal rumore e dalla rabbia di non potervisi opporre. E’ stato il fragore a decidere tutto".

Segue, nel medesimo stile, un tocco di mondanità: "Tra i vip, i vippissimi e i vippini ci sono l’assessore Oliva (Berasi) e il suo bel Braccio di Ferro. Abbigliamento di Oliva (che canta a squarciagola sull’onda dell’emozione): maglietta (nera) aderente quasi quanto quella dei giocatori dell’Itas, gonnellino grigio sopra il ginocchio con due file di bottoncini (la gonna, non il ginocchio) e stivali neri sotto il ginocchio (cioè ai piedi: li portava ai piedi, ma arrivavano fin sotto il ginocchio. E appuntiti. Molto. Abbigliamento di Braccio di Ferro: pantaloni nocciola, camicia azzurrina a righe blu e giacca blu. Sobrio. Okay".

Ma l’assessora, che gli sgarbi li accetta in silenzio solo da Dellai, non gradisce la peraltro goffa ironia, e scrive una dura lettera di protesta al giornalista; il quale promette che non si occuperà più di lei.

Il secondo incontro, disputato a Perugia, va a finir male, e Mario Bortot (L’Adige, 5 aprile) così commenta: "Ieri il Grifone perugino si è abbattuto sulla carcassa di una squadra ferita, anche nella psiche, alimentando speranze altrimenti illecite". Ma pazienza, perdere fuori casa è accettabile; ma per la prossima partita, di nuovo a Trento, "sarà meglio preparare l’ugola ben oliata, un buon cardiofrequenzimetro e tanti, tantissimi amuleti".

E invece è una nuova, drammatica sconfitta, che detta allo stesso Bortot parole ispirate, ancorché confuse: "Il primo temporale trentino dell’anno, prodigo di saette e stravento, aveva squassato la vigilia di gara 3, quasi a voler presagire l’avvicinarsi di un epico derby dei rapaci (aquile contro grifoni) degno dello ‘’Sturm und Drang’, irrazionale ‘Tempesta e Impeto’, e dunque intriso di passionalità, forza naturale e istintività: quanto serviva ai nostri per cancellare i fantasmi della paradossale obnubilazione perugina, con l’amaro più amaro rimediato proprio nella capitale dei dolciumi…".

Dopo di che, la vigilia di Pasqua, si torna a Perugia, dove bisogna assolutamente vincere, altrimenti si è fuori. E invece, ecco la terza sconfitta, ed è la tragedia: "Ora il Titanic è affondato, - lamenta il solito Mario Bortot - lo spettacolo è finito, e nel peggiore dei modi". Dopo le esaltazioni arrivano inevitabili le critiche di chi "l’aveva detto", mentre nell’affollatissimo forum dei tifosi volano gli insulti fra i i furibondi e i rassegnati.

A lasciare acceso il lume della speranza (speranza che la pallavolo non imiti il calcio quanto a isterie, intolleranze e totalitarismi), due messaggi che leggiamo, alla vigilia della sciagurata ultima partita, sul forum dell’Itas.

Quello di un tifoso perugino: "Cari amici, il tono dei messaggi giunti al Vs. forum per questa partita è diventato più da stadio che da palasport; più da calcio esasperato che da volley"; e poi quello di un appassionato trentino, per il quale "la pallavolo a Trento non si merita il casino, i fischi assordanti e lo speaker impazzito di gara 3. Per protesta io non ci sarò".

Se poi anche la stampa desse una mano a tenere abbassati i toni, tanto meglio.

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