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Stampa estiva

Fra polemiche balorde, notizie deliranti e curiose omissioni. Malossini fu arrestato? Non risulta...

Di cosa si sono occupati in prevalenza, fra luglio e settembre, i nostri quotidiani? La coda delle imprese degli anarchici roveretani, la rivolta al trasloco degli anziani all’ex ospedalino, l’inciucio Dellai-Malossini, i concorsi di bellezza, le tariffe degli scuolabus, il film su Degasperi, le solite vicende urbanistiche e i progettati scempi ambientali, e tanti morti per incidenti stradali e d’altro genere, trattati ancor più generosamente del solito. Fra le molte polemiche, comunque, la più bizzarra dell’estate (12 articoli sull’Adige in 5 giorni), è stata quella riguardante la ormai trisecolare festa di Maria Ausiliatrice, patrona di Rovereto (5 agosto), che già due anni fa aveva scaldato l’estate roveretana (mentre l’anno prima si era litigato sulla più recente (1946) consacrazione della città a Cristo Re, vedi Frivola conflittualità su... Cristo Re).

La festa si celebra per ringraziare la Madonna di aver salvato la città dall’invasione delle truppe francesi del generale Vendôme il 5 agosto del 1703. Ma è ormai una festa smorta – ha avviato il dibattito il leghista Leonardo Boldrini, "L’allegria dov’è? Che festa è questa? Lo stesso rito della consegna del cero votivo ha perso il suo connotato gioioso. E’un rito stanco". E per vivacizzare, propone di "unire il cristianesimo con quel retaggio pagano che dà il senso della partecipazione, il brio. Insomma, lo dico da leghista: dobbiamo imparare dai terroni!".

Del resto – aggiunge – basterebbe ispirarsi a quanto si fa nella vicina Villalagarina, dove la festa patronale si accompagna ad un’anguriata, o alla battaglia delle arance che si svolge a Genova (ma non è Ivrea?). In realtà Boldrini ha in testa un’idea precisa: "La tradizione non dice che in quel lontano 5 agosto 1703 la città venne salvata da una provvidenziale (quantomiracolosa! n.d.r.) nevicata? E allora... si potrebbe fare la neve artificiale. Far passare sul Corso il generale Vendôme, insomma un figurante che fa il generale, con tutti i roveretani che gli tirano le palle di neve. Poi la sera ci vorrebbero anche i fuochi d’artificio".

Mentre l’assessora Donata Loss parla d’altro e va sul difficile citando lo storico Eric Hobsbawn e proclamando che "va salvato il sentimento vero del popolo roveretano verso la Madonna vista come archetipo femminile", mons. Valentino Felicetti, più concretamente, demolisce i presupposti storici di Boldrini, ricordando che la festa di Maria Ausiliatrice patrona di Rovereto e la festa della Madonna della neve "sono due realtà distinte. Tra loro c’è una pura coincidenza di data". Cioè: la Madonna ha salvato Rovereto, ma senza neve: "Il generale evitò semplicemente la città". La nevicata in agosto c’è stata - a volerci credere - alcuni secoli prima, e a Roma.

Il brutto rimpallo non scoraggia il consigliere leghista, che replica disinvolto: sarà come dice don Felicetti, ma c’è molta gente che la pensa come me anche se non è vero, ed è questo che conta. "E’ – se vogliamo – una tradizione nella tradizione... Non è il caso di buttarla sull’aspetto storiografico".

E in effetti, mentre qualcuno si scandalizza per le contaminazioni "pagane" prospettate da Boldrini, e insiste che la festa di Maria Ausiliatrice deve restare "una preziosa sosta di riflessione per una verifica sul proprio impegno come uomo, donna, figlio, in casa e nella società", altri insistono per lasciar sopravvivere almeno il sospetto di una nevicata agostana: "Chi può essere tanto sicuro che il 5 agosto del 1703 non ci fu una nevicata o una grandinata? I meteorologi non lo escludono: col gran caldo il tempo può fare le bizze; del resto, appena 15 anni fa, in un paesino dell’Abruzzo, proprio il 5 di agosto, cadde una leggera neve che tutto imbiancò".

Prevale comunque la linea della fermezza e della tradizione, a cominciare dal primo cittadino, il quale ricorda che "quando Rovereto decise di votarsi alla Madonna per fermare le truppe francesi, ad esprimere il solenne impegno fu l’intera città, ovvero il suo popolo"; quindi "la ricorrenza va difesa e custodita nella sua tradizionale sobrietà". Una presa di posizione – quella del sindaco Maffei - particolarmente apprezzata da due consiglieri dell’opposizione, Piraino e Vanzo, "anche perché – spiegano maligni – il sindaco quasi mai ha la sensibilità di ribadire pubblicamente le sue posizioni".

Il dibattito si coinclude – per quest’anno – sull’Adige del 12 agosto, con la geniale mediazione del diessino Mario Cossali, che dopo aver definito "salutare" il dibattito ("E’ il segno che c’è ancora a Rovereto un senso di comunità"), concorda sul fatto che la celebrazione sia "datata e stanca": "Va bene collegarsi al voto che venne fatto nel Settecento – spiega – ma dandogli un nuovo significato. Se ci fermiamo solo alla storia, allora dovremmo dire che quelli di Isera erano tutti dei peccatori..., perché loro le truppe di Vendôme se le sono beccate. Il paese venne travolto". Dunque modernizzare (come?) la festa, ma anche laicizzarla: "Il punto delicato è quello della consegna del cero al decano da parte del sindaco. Sta ad esprimere il fatto che il Comune paga il cero alla chiesa, così come una volta le amministrazioni pagavano l’olio delle lampade delle chiese... Si dovrebbero trovare forme più laiche (quali? n.d.r.). Sono gesti da ripensare".

Troppo duro l’intervento di Cossali? Ma no: "Al di là di questo – confessa – io al momento del voto mi commuovo sempre. Soprattutto quando viene intonata la canzone ‘Dolce Maria ausiliatrice, tu sei la mite consolatrice d’ogni sconforto e d’ogni dolore. Tu nell’esilio dai lunghi anni..’. L’esilio è quello in Boemia durante la Prima Guerra mondiale...".

Il dibattito sarà anche "salutare" come dice l’amico Cossali, ma soprattutto ci sembra rivelatore della solita difficoltà che hanno i quotidiani locali a riempire le proprie pagine estive; che difatti traboccano di notiziole deliranti, che forse troverebbero spazio anche in pieno inverno, ma certamente non con tanto rilievo. Parliamo della mezza pagina dedicata ad un capriolo capitato in un ufficio di Gardolo, dell’iguana di un metro e mezzo a spasso per le strade di Martignano, del salvataggio di due pecore incrodate in val di Sole, della "immigrazione illegale" – così la definisce l’Adige – di una rana ecuadoriana che ha viaggiato nascosta in un mazzo di fiori ed è finita così su un banchetto in piazza delle erbe a Bolzano.

Qualche altro titolo? "Le mutande invadono il centro", "L’inferno di Dante tradotto in noneso", "La Merz sull’isola dei famosi", fino ad un "Al Qaeda, anche Trento nel mirino" che addirittura apre la prima pagina del Trentino del 5 agosto.

Chi proprio non dovrebbe aver problemi a riempire le proprie pagine è Il Trentino: e non ci riferiamo all’ex Alto Adige, ma alla rivista ufficiale della Provincia, un mensile che nel luglio scorso ha compiuto 40 anni (auguri), e che, per celebrare la ricorrenza, ha ripercorso quel quasi mezzo secolo ricordando, per ogni anno, un paio di eventi significativi. La presentazione del numero, autorevole, è a firma del Presidente Dellai, che dopo un titolo impegnativo ("Comunicazione pubblica, specchio dei cambiamenti del Trentino") fa le lodi di rito alla rivista, che "è sempre stata, al fondo, una palestra di idee, di passioni, piuttosto che un semplice bollettino informativo". Le pagine che seguiranno saranno quindi utili "per rivivere almeno alcuni degli eventi importanti della nostra storia, e per vedere come essi sono stati raccontati da uno dei più vecchi periodici trentini".

Si dirà che siamo maliziosi, ma per verificare la veridicità di quanto proclamato da Dellai, siamo andati all’anno 1992, quand’era in piena ebollizione la tangentopoli trentina. Ebbene, cosa si dibatteva in quell’anno in quella "palestra di idee e di passioni"? Di Gianni Bazzanella, presidente della Giunta, che "ha lanciato un ponte alle altre forze politiche per un’intesa di ampio schieramento". Seconda e ultima notizia: "Viene inaugurato il ristrutturato convento dei frati cappuccini di Fiera di Primiero".

E per il ’93, anno contrassegnato dal clamoroso arresto di Mario Malossini, cosa scelgono i redattori del Il Trentino per farci "rivivere almeno alcuni degli eventi importanti della nostra storia"? "Soffia il vento dell’Europa" - titola la rivista, che in quell’anno "analizza il ruolo dell’Autonomia provinciale nella costruzione dell’Unione dei Dodici".

Proprio mentre Il Trentino compie 40 anni, Questotrentino ne compie 25; e alquanto dubbiosi come siamo di arrivare alle nozze d’oro coi nostri lettori, ci limiteremo a celebrare quelle d’argento nei prossimi due numeri, dedicati alla storia del nostro giornale intrecciata con la storia di questa provincia. Confidiamo vivamente di saper far meglio dei nostri colleghi istituzionali.