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QT n. 9, 7 maggio 2005 Servizi

I sopravvissuti sulle poltrone

Magnifica Comunità di Fiemme: una crisi sconcertante.

La Magnifica Comunità di Fiemme vive una sconcertante crisi istituzionale: si dimettono altri consiglieri del Comun Generale. Siamo arrivati a 24 su un totale di 42. Nella giunta esecutiva sono rimasti solo sette regolani: i consiglieri di due fondamentali regole, Cavalese e Tesero, si sono tutti dimessi, e a presiedere l’ente rimane uno Scario che rappresenta una "Regola" minus, Daiano, solo 500 abitanti. Elvio Partel è anche candidato a sindaco in quel minuscolo comune e attende il responso delle urne per decidere il suo futuro, cioè su quale poltrona ancorarsi.

Siamo in presenza di un teatrino già visto a livello nazionale, dove un governo largamente minoritario nel paese pretende ancora di imporre le sue regole. Anche in Fiemme i numeri parlano chiaro: chi è rimasto sulla zattera della Medusa naviga a vista, senza il minimo consenso dei vicini, ma c’è di peggio. Si rimane al governo in assenza di una minima politica di rilancio dell’ente. Solo il settore boschivo porta un utile (e comunque una indubbia ricaduta sociale, oltre cento posti di lavoro), mentre incredibilmente la segheria ha un deficit di gestione che non si riesce a spiegare, o meglio, non si vuole rendere pubblico nella sua reale entità, anche perché a quel punto sarebbero evidenti gli errori di gestione e degli investimenti del recente passato.

Chi è rimasto a governare non rispetta nemmeno i regolamenti della Comunità e sta rischiando di essere portato in giudizio. Infatti il regolamento prevede che qualora "le regole del buonsenso, dell’equità e dell’imparzialità" non vengano rispettate si faccia riferimento alle leggi regionali in materia elettorale, quindi alle dimissioni dei regolani e conseguente commissariamento dell’ente.

Al di là dei dati economici negativi, si sta accentuando il distacco dei "vicini" dall’ente. Non se ne percepisce l’utilità, lo scopo, sono state perse identità e credibilità. Questo è il dato più allarmante della situazione e per recuperarlo è necessario un atto di coraggio, un atto liberatorio. Andare subito a nuove elezioni, con candidati che propongano percorsi nuovi, che sappiano certo recuperare tradizione e storia, ma che siano anche in grado di offrire una prospettiva diversa, più moderna dell’ente.

Già negli anni Ottanta si era gettata via la grande opportunità costituita dal parco naturale del Lagorai-Cima d’Asta, ed oggi non si affrontano le progettualità che vengono proposte in Fiemme e che riguardano un nuovo sviluppo, la ricerca di altro lavoro, meno precario e di maggiore qualità, il rilancio delle Agende 21 (dopo l’esperienza farsesca della gestione Berasi, l’Agenda riferita ai mondiali di sci nordico), la collaborazione con la Provincia nel rilancio del sistema bosco e della filiera del legno.

Il fondovalle di Fiemme.

Questi amministratori continuano a ripetere che non se ne vogliono andare: la loro debolezza e precarietà non consentono di affrontare uno qualsiasi dei temi citati e impediscono loro di avviare confronti con le associazioni imprenditoriali o sindacali, o di essere credibili.

Questo è senza dubbio un motivo serio, il più forte, per convincerli a dimettersi; ma questi signori hanno importato anche in valle la cultura dei "culi di pietra". Sarà dunque difficile rimuoverli in tempi utili, anche perché i consiglieri dimissionari non riescono a trovare una linea d’azione comune, un minimo di progettualità che costruisca una reale alternativa.

E’ una crisi, quella della Magnifica Comunità, molto profonda, che va al di là delle piccole persone che la interpretano, ma che non deve rallegrarci: è un sintomo preoccupante della crisi della nostra democrazia, della crisi del nostro vivere in comunità..