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In giro per mostre

Rapida rassegna degli incontri con l'arte proposti nel corso dell'estate.

Una mostra di mostre è attualmente in corso al Mart. Ben otto le esposizioni grandi e piccole allestite nelle due sedi; un’abbondanza che comunque nulla toglie alla riuscita dei singoli eventi.

"Vivere sotto la luna crescente".

Iniziamo da Rovereto, ove convivono mostre incentrate sul design (“Vivere sotto la luna crescente”, dedicata alla vita quotidiana nelle culture arabe, vedi QT n. 12/2005) con altre dal taglio bibliografico ( "Le Corbusier, l’architetto e i suoi libri", ove oltre ai 35 libri realizzati dal celebre architetto francese sono esposti manoscritti, maquette, disegni e numerose fotografie), fino a giungere all’importante mostra sul futurista Ernesto Michahelles, in arte Thayaht (1893-1959), nata – assieme alla corposa monografia che affianca il catalogo - da un attento studio degli archivi dell’artista, conservati al Mart e recentemente implementati da nuovi documenti (come le precedenti, fino all’11/IX) .

Thayaht, “Marinetti”.

Nuova veste infine alla collezione permanente, che alleggerita dagli algidi monocromi della collezione Panza ha dato spazio all’arte italiana delle collezioni Giovanardi (incentrata sugli artisti di Novecento) e soprattutto VAF (fino al 20/XI). Di particolare interesse quest’ultima, recentemente depositata al Mart: 1.200 opere dai primi bagliori del Novecento (punto di partenza è il "tenebroso" Romolo Romani) ai movimenti del dopoguerra, vero cuore della collezione: informale, secondo astrattismo, pop art e una straordinaria collezione di arte cinetica e programmata, con opere che si azionano meccanicamente al passaggio del visitatore, tra le quali segnaliamo per lo meno quelle di Bruno Munari.

Palazzo delle Albere, con l’insieme delle mostre in corso, va perfezionando il ruolo di osservatorio dell’arte pre-novecentesca e del passaggio di secolo che gli è stato assegnato dopo la nascita della sede roveretana del Mart. Tre i percorsi. Col primo, "Max Klinger. Sogni e segreti di un simbolista" (fino al 25 settembre) si riscopre l’opera dell’artista tedesco (nato a Lipsia nel 1857), che pur avendo avuto grande fama in vita fu dopo la morte nel 1920 quasi dimenticato, tranne che dagli artisti dediti al simbolico e all’onirico, come De Chirico, Ernst, Munch. Si tratta soprattutto di grafica incisa e scultura, con l’aggiunta di alcuni ritratti al carboncino e di un ciclo di disegni erotici. Se nei bronzi Klinger rivela la nostalgia del mondo greco e romano - per quanto già percorsa dall’inquietudine della modernità come in "Galatea"- è nei cicli di grafica che si manifesta il suo interesse per la narrazione simbolica, il dramma interiore, il condizionamento sociale.

Max Klinger,”Tre donne a Weinberg”.

Il secondo percorso riorganizza l’esposizione della collezione permanente del XIX secolo ("Da Hayez a Boccioni", fino al 30 novembre) in modo tale da lasciar percepire con apprezzabile chiarezza certe linee evolutive della pittura del secolo, passando, dopo Hayez, alla "pittura civile" ( Domenico Udine e Giustiniano degli Avancini), la ritrattistica, le "poetiche del vero" (Bezzi, Prati, Induno), il passaggio "dal verismo al simbolismo" (Eugenio Prati, Bezzi, Giovanni Segantini), e le esperienze "capesarine", con allestimenti non congestionati, affiancati dall’idea di ricostruire la gipsoteca (raccolta di gessi) dello scultore di Mori Andrea Malfatti, databile tra gli anni ’70 e ’80 dell’800, capace di rievocare la suggestione di un certo contesto culturale e tecnico.

Il terzo percorso è dedicato alla rappresentazione di terremoti, eruzioni e maremoti in un ciclo di stampe della collezione Kozak (fino al 24 luglio), databili tra Sei e Ottocento. Dove, oltre le connotazioni più o meno realistiche di visioni talvolta concepite come "reportages" destinati a pagine di riviste illustrate e altre volte come appunto scientifico, si scopre, ad esempio, che la "geografia dello tsunami" è nota e descritta a livello cartografico già nel 1888.

Una mostra che rivisita alcuni aspetti del mutamento sociale avvenuto negli anni Sessanta è in corso (fino al 30 ottobre) al museo di Riva (con uno sviluppo, dal 14 ottobre, presso il museo storico di Trento, partner dell’iniziativa). A Riva sono presenti opere di alcuni protagonisti dei movimenti artistici di allora (Andy Warhol, Mimmo Rotella, Renato Guttuso), un insieme di oggetti e documenti fotografici sulla declinazione "rivana" di quegli anni (la frequentazione gardesana di miss e personaggi famosi) e la videoinstallazione "Seizero/Seinove" di Francesco Dal Bosco.

Una mostra di dipinti e sculture dedicati al volto è in corso in quattro sedi diverse (fino a tutto agosto) con opere che spaziano dal XV al XX secolo e nomi di chiarissima fama tra i quali Matisse, Léger, De Pisis, Kokoscka e vari altri. Organizzata dai comuni di Don, Revò, Romeno e Sarnonico, si articola in quattro filoni: "Il volto di Cristo" (Don, a cura di Gianmatteo Caputo); "Immagine e sostanza. Identità in bilico" (Sarnonico, a cura di Paola Pizzamano); "La valle di Non e le sue menti" (Revò, a cura di William belli e Bruno Ruffini); "Lo specchio di sé" (Borgo, a cura di Vittoria Coen). Al castello di Pergine, infine, prosegue fino a tutto ottobre la vasta personale dello scultore Romano Abate. Visionaria, postmoderma e "barocca"(cfr. recensione su QT n. 10, riserva momenti si stupore, e vari spunti di riflessione sul presente.