Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 19, 12 novembre 2005 Monitor

Carlo Belli

Il critico e teorico roveretano dell'astrattismo era contemporaneamente un sorprendente pittore. Troppo schivo in vita, per non sovrapporre i ruoli. Un'importante retrospettiva alla Galleria Transarte di Rovereto contribuisce a rendergli giustizia.

Il deperocentrismo della Città della Quercia non deve far dimenticare che a Rovereto hanno vissuto numerose altre figure internazionalmente note ai cultori dell’arte. Tra queste, un ruolo di primo piano spetta senz’altro a Carlo Belli 1903-1991), teorico dell’astrattismo nonché pittore, alla cui figura la Galleria Transarte di Rovereto dedica un’importante retrospettiva con molte opere inedite (fino al 3 dicembre 2005).

“La barca degli astronauti”(1977).

Il percorso è a dir poco intenso, essendo presenti negli spazi della galleria un centinaio di dipinti dagli anni Venti agli Ottanta, oltre ad una vetrinetta gustosamente bibliofila in cui sono esposte le prime edizioni degli scritti di Belli, su tutti "Kn" (1935), considerato da Kandinsky "il Vangelo dell’arte astratta".

Il Belli-pittore è una sorpresa che si ripropone ad ogni esposizione. Nonostante si sia sporcato le mani di colore fin dai lontani anni Venti, i suoi lavori vennero esposti per la prima volta pubblicamente, con timidezza, solo sul finire degli anni Settanta, e ci volle pure una forte pressione dell’amico e critico Giovanni Appella per sconfiggere la ritrosia del critico-artista: una volontà di non confondere i campi - da una parte la teoria dell’arte, dall’altra la pratica -, ma anche un eccesso di modestia che col senno di poi diremmo ingiustificata, visto che i suoi dipinti hanno la geometria e la bellezza di quelli degli astrattisti ‘ufficiali’. D’altronde, come potrebbero uscire le sue opere dai binari teorici del movimento astrattista, binari da lui stesso creati? La fortuna di Belli-pittore è stata limitata quindi da Belli stesso, che ha deciso di esporre pubblicamente la sua feconda produzione artistica - ora al centro di una seria indagine in vista della realizzazione di un catalogo generale - alla veneranda età di 76 anni. Ed è quindi davvero un peccato che nessuno abbia dato prima una spinta al critico-pittore, nemmeno quel Fausto Melotti che di Belli era cugino, che ben conosceva i suoi lavori e che non era certo alieno da frequentazioni di importanti galleristi e collezionisti.

A ben vedere, l’animo schivo di Belli ben si confà alla rigorosa geometria dei suoi dipinti, lontana da ogni appassionato "-ismo", da ogni narrazione e concessione al sentimentalismo; una tensione verso l’assoluto matematico ed astratto fatto di proporzioni e rapporti che tessono parallelismi tra il linguaggio pittorico e quello musicale, quest’ultimo ben conosciuto dal critico-artista che fu del resto pure compositore.

"Lettera appuntata" (1974).

Naturalmente Belli-pittore non nasce astrattista puro. Le sue prime opere, degli anni Venti e Trenta, sono segnate da un interesse forse un po’ naif per la metafisica di De Chirico e Savinio, come documenta un nucleo di opere che molti ricorderanno in parte già esposte un paio d’anni fa alla Galleria Dusatti di Rovereto.

Tra i lavori antecedenti la geometria pura, di particolare bellezza ed eleganza sono i collages-bozzetto realizzati nel 1938 per la coreografia di "Parade" di Satie, nonché la serie di pastelli ad olio intitolata "Hiroshima", realizzata nel 1948. In questi ultimi lavori, il dramma per le prime deflagrazioni nucleari viene interpretato dalla sensibilità dell’artista con un tratto nervoso e mosso, che disgrega il rigore geometrico delle forme in soluzioni che paiono anticipare l’informale. Dello stesso anno è pure "Sospiro rosa", squisita parentesi lirica in cui la geometria s’incontra con la pittura tonale.

Nell’anno successivo le forme ritrovano la loro essenza, rimanendo però assai morbide, per certi versi perfino sensuali, come ovattate in un fondo monocromo che le avvolge. Dal 1950 la geometria si ricostruisce in forme squadrate, a tratti aguzze, ed anche la cromia si fa più tersa e brillante. Un giro di boa ben intuibile pure dai titoli delle opere, che passano ad esempio da "Coppa della poesia" o "Boccia aerea" ad inespressivi "Senza titolo" seguiti da una numerazione progressiva.

A completamento della mostra, presso la Biblioteca Civica di Rovereto, dal 16 novembre al 3 dicembre, sarà esposta una ricca selezione di disegni eseguiti da Carlo Belli.

Parole chiave:

Articoli attinenti

Nello stesso numero:
Vittore Grubicy alle Albere

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.