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QT n. 9, settembre 2016 Trentagiorni

Cani e porci in elicottero

Al rifugio Re Alberto in Catinaccio, l’associazione cattolica Fassa Lux ha eretto un piccolo luogo di preghiera, verso cui convergono diversi fedeli, e ogni domenica viene celebrata la messa. Bene. Meno bene che il celebrante, ed eventuali prelati di riguardo, invece di guadagnarsi la vicinanza al cielo con una modesta sgambata, per tutta l’estate siano arrivati in elicottero.

Un industriale riceve un’autorizzazione a sorvolare in elicottero per scopi turistici il Lagorai: motivazione addotta “pubblica utilità”.

Sugli impianti del Lusia, al rifugio-ristorante Ciamp de le Strie, con una certa regolarità atterrano elicotteri che sbarcano Vip vari. Ultimamente anche un semplice maestro di sci (che ovviamente sarebbe in grado di arrivare senza troppe difficoltà in quota) ma amico di un Vip roveretano, arriva elitrasportato, si abbronza mangia e beve, e svolazza via: “volo in deroga” recita la Comunicazione di servizio dell’aeroporto.

Ci sarebbe una legge che proibisce l’eliturismo in quota. Il fracasso delle pale è quanto di più controproducente per la serenità dell’ambiente, della fauna, e anche del normale turista, che certo non va in montagna per doversi sorbire rumoracci. Ora è chiaro che ci sono le dovute eccezioni: le operazioni di soccorso innanzitutto, i lavori in quota, l’approvvigionamento stagionale ai rifugi. Con un po’ di manica larga possiamo anche ammettere qualche volo “istituzionale”: mostrare il Trentino da una visuale insolita e sicuramente spettacolare a qualche ospite illustre può essere un efficace momento promozionale.

Ma poi bisogna tirare una riga e dire basta. Gli svolazzamenti dei Vip? No grazie. Invece sembra che con l’assessore Michele Dallapiccola, quello del via libera a moto e motoslitte ovunque e comunque, sia in corso una deregolamentazione totale, per cui i permessi vengono concessi per motivazioni assolutamente futili: sembra si stia stabilendo il vezzo per cui in montagna chi può va in elicottero, non a piedi.

Ma non ci si rende conto che per ogni bellimbusto svolazzante si rischiano di perdere dieci turisti veri? E poi, scusate, ci sembra una questione di cultura: la montagna la inquiniamo per il fatuo piacere di quattro buzzurri?