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QT n. 3, marzo 2017 L’editoriale

Pd “territoriale”!?

No, caro Bruno Dorigatti. Non puoi dire che per il congresso nazionale del PD non hai interesse. Non puoi rilanciare un partito “territoriale” federato, confederato, autonomo, distaccato, con l’unico obiettivo di concentrarsi sulle questioni che riguardano soltanto il Trentino. Non puoi invocare ancora una volta Lorenzo Dellai, criticando il suo silenzio. Ma come? È da vent’anni che Dellai disegna nuovi soggetti politici a geometrie variabili sempre secondo i suoi comodi. E ancora viene attesa una sua parola. Non puoi, caro Dorigatti, bocciare Renzi perché non mette in campo provvedimenti “di sinistra” e poi pensare a una convergenza con l’Unione per il Trentino. Ma, si sa, gli orfani del “nostro leader” Dellai sono proprio inconsolabili.

No, caro Gigi Olivieri. Sappiamo che da sempre proponi un partito il più distante da Roma possibile. Ovviamente sostenevi che “il Trentino per la sua storia politica originale e spesso anticipatrice rispetto alla politica nazionale avesse non solo il diritto ma il dovere di esprimere una propria iniziativa”: il tutto per tutelare la nostra autonomia o magari il tuo potere di interdizione, visto che, in una logica territoriale e iper federalista, il tuo feudo rendenero è in grado di condizionare ogni tipo di primarie democratiche. Vediamo i disastri in Alto Adige: un PD inesistente che si vende alla SVP (svendendo qualsiasi principio della convivenza interetnica) solo perché l’onorevole Gianclaudio Bressa vuole essere riconfermato.

No, cara Donata Borgonovo Re. Il problema non è la sparuta presenza della componente femminile nel PD. Se questa fosse la questione discriminante, allora dovremo appoggiare e applaudire Marine Le Pen soltanto perché è una donna. Sono battaglie che forse servono a curare una parte del proprio elettorato.

No, cari Olivi, Manica, Lorandi, Bozzarelli, e tutti gli esponenti di tutte le correnti e correntine: è inutile che scriviate articoli sui valori – condivisi, condivisibili, necessari – oppure sulla necessità di ritornare tra la gente, salvo poi utilizzare un linguaggio elitario e vuoto. Si capisce subito che le vostre parole non sono sincere. Che bisogna dirle per dimostrarsi democratici. Ma non ci credete. Altrimenti vi comportereste in maniera diversa. Oppure davvero non avete idee.

Presi singolarmente non siete più cattivi degli altri. Anzi. I vostri colleghi degli altri partiti sono messi peggio di voi. Ingenui e maneggioni. Anche se mio nonno mi diceva che ogni 20 persone c’è un ladro (o aspirante tale), penso che voi siate brave persone, che non facciate politica per arricchirvi.

Ogni tanto fate qualcosa di concreto. Singolarmente. Come gruppo siete semplicemente un disastro. Il personalismo è la regola. Le vendette trasversali sono la prassi. E non meravigliatevi degli squallidi litigi romani. Non crediate di essere migliori di quelli che stanno a Roma. Il quadro è identico. Altro che autonomia trentina. Anche a livello nazionale ci sono brave persone. Certo, qui siete allineati e coperti, “sanza infamia e sanza loda”, in posizione subalterna e quindi potete fare meno danni del “bullo” Renzi. Meglio stare così, in seconda fila, nel sottobosco del potere. Magari ogni tanto arrogandosi il diritto di esternare sui giornali, attraverso prediche moralistiche degne di qualche curato di campagna, ma che nulla hanno a che fare con la politica.

Gli appelli volontaristici a “rimboccarsi le maniche”, l’evocazione di spauracchi sempre nuovi e sempre più terribili (ultimo Trump) e infine il richiamo all’etica di solito segnano la fine di qualsiasi prospettiva politica.

Chiedete mobilitazione ai militanti: ma come si fa a votare un partito, a partecipare, a iscriversi con la certezza di non contare nulla e che il proprio voto in qualsiasi circostanza non servirà a nulla? La politica non è etica. È la capacità di progettare concretamente il futuro, convincendo i cittadini che la propria visione è la più valida. Combattendo all’opposizione se necessario. Puntando al governo per risolvere problemi concreti. Vivendo ogni giorno la democrazia con la trasparenza dei comportamenti. Con regole interne chiare, non fatte apposta per imbrogliare le carte e per imbrigliare chiunque voglia impegnarsi.

Per un cittadino la soluzione più semplice è fuggire, non votare, oppure scegliere i movimenti protestatari. La risposta più adeguata sarebbe invece quella di impegnarsi ancora di più. In che modo? Iscrivendosi in massa al PD, appoggiando apertamente gli scissionisti, cercando di battere Renzi al Congresso? E magari trasformandolo da confraternita di promozione sociale degli aderenti a strumento per migliorare la società?

Sinceramente, non vediamo vie semplici.

Vediamo un ruolo fondamentale dell’informazione. E una necessità di documentarsi per scegliere, anche qui in Trentino. E dall’informazione si dovrà passare all’azione. Magari attraverso nuovi canali, nuove idee. Perché dagli attuali dirigenti politici, oltre alla difesa della loro posizione, non possiamo aspettarci alcunché.