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Gli studi (?) di Miss Italia in una scuola per somari

Dolente intervista a un insegnante della novella Miss: la ragazza è una studentessa somarella, eppure portata ad esempio dall'autorità scolastica. E la cosa, purtroppo, è in linea con lo sbandamento generale della scuola.

Ebbene sì: proprio adesso che finalmente i quotidiani locali hanno concluso (o ci è sfuggito qualcosa?) le loro alluvionali cronache riguardanti la bella Miss Italia trentina, tocca a noi prendere il testimone e continuare. Non per altro: perché un insegnante di Claudia Andreatti ci ha contattato, raccontandoci alcuni interessanti dettagli della carriera scolastica della giovane, da cui emerge un quadro sconfortante della nostra scuola, che appesantisce ulteriormente le considerazioni che recentemente avanzammo su queste pagine. Un racconto, dunque, il cui scopo - sia chiaro - non è quello di appannare con pettegolezzi la scintillante immagine di Claudia, ma di segnalare ciò che può succedere, oggi, in un istituto scolastico. E non solo quando di mezzo c’è una celebrità mass-mediatica.

Ma lasciamo la parola al nostro interlocutore.

Per cominciare, va fatto un breve excursus sui trascorsi scolastici della ragazza. Contro la quale, beninteso, non abbiamo nulla: in un certo senso la stiamo strumentalizzando, usando la sua notorietà per fare da cassa di risonanza a problemi tutti nostri, della scuola. Se il suo curriculum scolastico non vi sembrerà brillante, sappiate che quello di molti suoi compagni è ben peggiore. Dunque: bocciata al primo anno al Galilei di Trento, Claudia è passata, come si usa fare in tal caso, al nostro liceo scientifico, il ‘Curie’ di Pergine, che sta guadagnandosi una certa nomea per la quasi certezza della promozione. Ripetuta la prima, in seconda è stata promossa con almeno due ‘debiti’, uno dei quali non è mai stato saldato”.

Che cosa comporta avere debiti? Ed è possibile non saldarli?

“Questo è uno dei punti. Uno studente può andare avanti fino in quinta anche con debiti pregressi. Uno studente può non studiare mai una materia. Provate, durante uno scrutinio, a far notare questi dettagli a un preside, a chiedergli ‘E di quel debito, che si fa?’. Quello si affretterà a passare, stizzito, all’incartamento dello studente successivo.

Ma torniamo a noi. In terza la Miss cambia molti insegnanti, ma continua a collezionare insufficienze e si prospettano nuovi debiti. A primavera si avvede di essere sotto in quasi tutte le materie, tanto da essere a rischio anche nel nostro contesto così tollerante. Le viene in aiuto il fatto di aver prenotato un anno in una scuola nel Texas. Qui scatta un meccanismo assolutorio: alla ragazza non si può negare la nuova esperienza ‘solo’ perché è carente negli studi; i cuori di molti colleghi si inteneriscono, e viene deciso di abbuonarle un po’ di materie, quanto basta alla promozione. In maniera non indolore, beninteso: vi sono testimoni oculari, ad esempio, della consegna di libri di Storia alla futura Miss, la quale si impegnava solennemente a portarli seco in America dove, ad un tempo, avrebbe colmato le lacune sulla Storia di terza, e si sarebbe tenuta al passo per quanto riguarda il programma di quarta.

In Texas Claudia frequenta una classe di studenti quattordicenni; il suo curriculum conseguentemente è inadeguato; in compenso, comprende corsi quali Yoga e Nutrizione, che poi porterà puntualmente a Pergine perché siano valutati ai fini del credito scolastico.

Tornata dall’America, affronta il concorso di Miss Italia. Quindi non partecipa alle lezioni e risulta iscritta alla scuola sub iudice: deve fare un esame che l’ammetta alla quinta, considerando come frequenza alla quarta l’anno in Texas. E qui siamo all’’esame’, la cui cronaca si è letta sulla stampa.

La commissione esaminatrice è convocata per le 16.30; la candidata invece per le 17.30. L’ora di introduzione serve al preside per sensibilizzare i docenti sull’opportunità di promuovere Claudia senza troppe storie. Alcuni - pochi invero - avrebbero qualche riserva; al rientro dal Texas e da Salsomaggiore, vorrebbero saggiare la preparazione della candidata sul programma di quarta.

Un insegnante desidererebbe porre qualche domandina, un altro, visti i debiti precedenti nella sua materia, avrebbe addirittura preparato un compito scritto... Niente da fare: non si può tediare a questo modo una Miss fresca di elezione! Si leva ancora qualche timida voce di protesta, qualcuno parla sottovoce di ‘onestà’ e ‘professionalità’ da tutelare, ma tutto finisce lí.

Piccola digressione. Non vorrei che vi faceste l’idea che il Curie sia un ricettacolo di menefreghisti o, quanto meno, che qualcuno sia interessato a farlo apparire tale. No, il guaio è che così fan tutti, o quasi tutti. Vi possono essere poi scuole dove un certo lassismo è favorito da un’oculata politica di suddivisione dei ruoli, grazie alla quale, in ogni occasione di dibattito, lo sparuto manipolo degli intransigenti viene sistematicamente messo in minoranza dagli addomesticati, cui si aggiungono i precari, ben poco interessati a disattendere gli ordini di scuderia. Questi intransigenti a volte vengono messi sotto pressione semplicemente sotto forma di cortesi inviti, del tipo: ‘Professore, non potrebbe anche lei calare un po’ le braghe, come fanno tutti quanti?’

Ma torniamo agli eventi, perché si appressano le 17.30. Il preside non sta piú nella pelle; la sua insolita eleganza è stata notata fin dal mattino. E’ presente l’intero collegio delle vicepresidi, che pur non c’entrerebbero nulla. Qualcuno ha portato anche i figli. E non manca nemmeno la stampa, dato che l’insegnante di religione è anche corrispondente de l’Adige. Insomma, non manca nessuno.

Tranne la candidata, che alle 17.30 ancora latita. In effetti, come si conviene a un personaggio del mondo dello spettacolo, questa si presenta con mezz’ora di ritardo. Un freddo calcolo dice che, se dieci persone in servizio attendono mezz’ora, trattasi di cinque ore lavorative, al che il contribuente potrebbe protestare: ‘E io pago anche queste?’ Nossignori, poiché ‘esami’ come quello sostenuto dalla Miss rientrano appieno nella funzione docente, e dunque non danno luogo a retribuzione straordinaria.

Ma, si obietterà, se il candidato arriva in ritardo? Via, qui stiamo parlando di aspettare Miss Italia: vogliamo che una siffatta attesa non faccia appieno parte della funzione docente? D’ora in poi, quanti avranno la fortuna di vederla gratuitamente, e senza nemmeno fare la fila? E ancora: c’è gente che consacra tutta la vita a inseguire la Bellezza; staremo noi a recriminare per il misero tributo di una mezz’ora?

Il prosieguo lo avete appreso dal giornale, e quindi non starò a ripeterlo.

Vorrei solo discutere un attimo sull’interpretazione dei fatti. Anzitutto, non vorrei che l’evento venisse valutato significativo, sì, ma del tutto eccezionale. Nella scuola odierna, infatti, la mortificazione di coloro che si adoperano nello studio è quotidiana e sistematica. ‘Mortificazione del merito nella scuola’ è la precisa espressione usata non da un insegnante, non da un ministro della Pubblica Istruzione, bensì dal Governatore della Banca d’Italia (vedi il Corriere del 10 novembre). Mortificazione che il lettore avrà già intuito nei meccanismi sopra descritti; ma anche per il semplice fatto di trovarsi inseriti in un sistema calibrato ogni giorno di piú sulle esigenze dei somari e dei lavativi, quivi parcheggiati senza alcun obbligo di disco orario. Dai somari, anzi, dipenderanno sempre più i destini della scuola, specie ora che al Ministero è stato prospettato un sistema mirabile per far sì che gli asini buttino denari, ‘di dietro e davanti’, come ha ben spiegato Gian Antonio Stella sul Corriere dello scorso 5 ottobre. Sistema che si può spiegare in quattro parole: promuovere tutti indiscriminatamente, in modo da ridurre le classi e risparmiare la spesa dello Stato per insegnanti, bidelli e segretari. Quando si dice che la politica è lungimirante…”

Una studentessa poco studiosa, diciamo con un eufemismo, ma salita alla ribalta della Tv, viene dalla stampa e dalla scuola indicata ad esempio. E’ un caso singolo, seppur pesantemente negativo, oppure è il sintomo di un processo nella scuola italiana e trentina?

“Il fatto grave è che questi avvenimenti sono stati vissuti con la massima naturalezza all’interno della scuola. Nessuno si è stracciato le vesti; tranne un paio di insegnanti, che però non sono andati oltre qualche commento rassegnato e intimidito. Per il preside e per tanti docenti, sembra inconcepibile che qualcuno arricci il naso su tutto questo”.

E gli studenti? E’ passato il messaggio che studiare non conta niente?

“I giovani non sono stupidi. Si sono da tempo accorti che lo studio è facoltativo e la promozione in certe scuole viene vista come una cosa automatica: la scuola ti promuove comunque per non perdere studenti”.

A quanti studenti invece arriva il messaggio che studiare, prepararsi, serve nella vita?

“C’è chi lo percepisce. Ma percepisce anche che la scuola non è tarata su di loro: proprio la presenza massiccia di studenti impreparati deprime il livello culturale e dell’insegnamento. Se poi proprio i somari sono portati ad esempio...”.

...gli studenti capaci avranno le idee ancora più confuse.

“E non si accorgono che anche le loro capacità, in un ambiente del genere, non vengono messe a frutto. Nella scuola tarata sui somari, anche i capaci languono”.