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QT n. 3, 10 febbraio 2007 Servizi

Valman: si trasloca?

L’azienda di Mezzolombardo potrebbe spostarsi in Romania. A meno che...

Si torna a parlare di crisi alla Valman di Mezzolombardo. Il titolare della fabbrica tessile che occupa una quarantina di dipendenti ha comunicato alla rappresentanza sindacale che, dai primi dati disponibili, il bilancio 2006 dovrebbe chiudersi con un deficit di circa 700.000 euro. Ed è di nuovo preoccupazione tra i lavoratori ed i sindacati, che hanno chiesto chiarimenti sulle intenzioni dell’azienda e l’intervento della Provincia. La preoccupazione, ricorrente negli ultimi anni, è che Valman decida di delocalizzare la residua produzione adesso svolta a Mezzolombardo nel proprio stabilimento in Romania o spostarla, con un’operazione di ristrutturazione interna, nell’altra fabbrica di Trevignano in provincia di Treviso, anch’essa di proprietà del gruppo. Per ora è stato previsto un programma di cassa integrazione di sei settimane, una al mese da febbraio ad agosto, ma è chiaro a tutti che si tratta della solita pezza.

Tra i vari scenari annunciati, che sono in fase di verifica, la proprietà ha prospettato anche l’acquisto di una dozzina di telai di nuova concezione. I moderni telai, cosiddetti a getto d’aria e che potrebbero aumentare la produttività dello stabilimento di Mezzolombardo, presentano però un limite nell’alto consumo energetico (una batteria di compressori) richiesto dai nuovi macchinari rispetto all’attuale tecnologia, di tipo meccanico, utilizzata nella fabbrica rotaliana.

L’investimento, ipotizzato in circa 600.000 euro, dovrebbe poter godere del consueto contributo provinciale nella misura del 15%, ma i rappresentanti sindacali chiedono alla proprietà di intervenire proprio sul piano energetico. Perché non utilizzare il grande tetto dello stabilimento come piattaforma per l’installazione di un impianto fotovoltaico che potrebbe godere (se ne vorrebbero chiedere lumi anche all’assessore provinciale all’energia) di sostanziosi contributi e sgravi fiscali? In sostanza, si chiedono i lavoratori, perché ridurre il deficit solo tagliando sul costo del personale (infatti, i nuovi telai potrebbero comportare a parità di produzione la riduzione di qualche unità lavorativa e non anche riducendo altri costi di produzione? Un intervento del genere, secondo Giovanni Mosna, “storico“ operaio della Valman, potrebbe portare di nuovo in attivo l’azienda di Mezzolombardo ed allontanare lo spettro della chiusura.

La vicenda Valman è stata di recente affrontata nel Consiglio comunale di Mezzolombardo, il quale ha approvato all’unanimità una mozione che impegna sindaco e giunta comunale a premere sulla Provincia affinché intervenga nella vertenza.

La Valman è stata per la piana Rotaliana uno dei settori industriali più rappresentativi. Fino alla metà degli anni ‘80 erano centinaia gli operai, moltissime le donne, occupati nel settore. E attorno al tessile si era sviluppato un indotto importante fatto di artigiani rifinitori e di industria metalmeccanica specializzata nella produzione di telai per la tessitura e chimica dedicata alla tintura dei tessuti. Poi è cominciata la crisi a causa della concorrenza dei paesi emergenti. L’introduzione di nuove tecnologie, il rafforzamento del segmento commerciale (Valman possiede uno stabilimento a Mezzocorona interamente dedicato alla commercializzazione) e l’aumento vertiginoso dei ritmi di lavoro hanno temporaneamente frenato la crisi.

Ora, a parte qualche artigiano contoterzista, sono solo due le fabbriche che resistono, seppur alternando la produzione con qualche periodo di cassa integrazione per un totale tuttavia di quasi 150 lavoratori. Le altre esperienze o hanno chiuso i battenti definitivamente o hanno interamente delocalizzato la produzione in Romania, nel distretto tessile di Timisoara.

A questo punto si spera che la proposta di ridurre i costi di produzione utilizzando le fonti alternative di energia possa fare la differenza.