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QT n. 4, 24 febbraio 2007 Monitor

Un’originale serata alla Filarmonica

Commistione di tradizione (le percussioni delle tablas indiane) e innovazione (tonalità interpretate da un mixer audio) classico (Mozart) e contemporaneo (una prima assoluta) gli italiani del Quintetto Bibiena e l'anglo-indiano BC Manjunath.

Venerdì 16, un folto pubblico ha assistito ad una serata insolita alla Filarmonica, Il palco, solitamente ingombro solo di sedie e spartiti, era affollato di microfoni e c’era un piccolo podio su un lato, coperto da un telo scuro. Alle 20.45 il percussionista BC Manjunath, a piedi nudi, si è accomodato sul palchetto e ha iniziato alternativamente a interpretare a voce i suoni, e a suonare lo strumento. Sembrava trattarsi di una esemplificazione a beneficio del pubblico di quello che probabilmente accade durante una lezione di tablas nelle lontane terre nel sud dell’India. Dopo una ventina di minuti, sul palco sono saliti anche i componenti del Quintetto Bibiena che hanno dapprima aggiunto le loro voci a quelle di Manjunath e poi hanno suonato la nuova opera di Riccardo Nova.

Il percussionista BC Manjunath.

Come ci ha detto il compositore, il brano Ma’s Sequenze 8 (eseguito a Trento in prima assoluta ma che ha le sue radici in una collaborazione con la compagnia di ballo di Akram Kahn) deve quasi scaturire dall’iniziale resa di sonorità tipiche della tradizione indiana. Ma’s Sequenze 8 miscela una serie di tonalità diverse eseguite dai musicisti, con amplificazione e un suono di sottofondo “interpretato” dal mixer audio, che passa da un sibilo continuo ad una base ritmica tambureggiante. La commistione di tradizione e innovazione era decisamente affascinante, anche se di non facilissima fruizione.

La seconda parte del concerto vedeva invece impegnato solo il Quintetto Bibiena. Durante l’intervallo sono quindi scomparsi microfoni e piccolo podio. In maniera informale, i cinque hanno proposto subito un estratto da una riscrittura dell’ouverture del Flauto Magico di Mozart contrapposta ad un pezzo della IV Bagatella di Lieti, per poi spiegare che intendevano proporre un percorso “numerico” fra composizioni partendo da pezzi che hanno come base due o sette. Sono state poi eseguite (sempre a spizzichi e bocconi) la Bagatella III di Lieti, l’Op. 56 n. 1 di Franz Danzi, uno Scherzo di Francaix e un Valzer di De Ribeira. Il pezzo finale era una vera chicca: The Meeting of Waters di Giovanni Sollima (pezzo in 3+3 che talvolta diventa addirittura in 9), una composizione scritta appositamente per i Bibiena dal vivace violoncellista siciliano.

Gli applausi sono stati sonori e il quintetto ha concesso ben due bis. Il primo, da Trois pièces brèves pour quintette à vents di J. Ibert, introdotto come il brano dal ritmo puntato, e poi, in conclusione, è tornato sul palco Manjunath per far notare quanto le percussioni indiane si sposino gradevolmente proprio con l’introduzione del Flauto.

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