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Un populismo sconfitto

Nell’area alpina la xenofobia è di casa. Anche in Svizzera, dove però...

Gli svizzeri hanno una politica a bassa pressione, perché le decisioni sono disperse in mille rivoli e conta di più la partecipazione consapevole del popolo a prenderle del protagonismo dei politici. Raramente la passione politica coinvolge le masse. Ma ora è uno di quei momenti. L’11 dicembre, davanti alla sede dell’Assemblea federale, il parlamento svizzero composto delle due camere, Nationalrat e Ständerat, erano in 500 a salutare con un applauso la notizia che la deputata Eveline Widmer-Schlumpf aveva accettato di entrare nel governo al posto del collega di partito Christoph Blocher, da quasi quattro anni ministro della Giustizia e degli Interni. Blocher è il fondatore del SVP, Partito popolare svizzero, in italiano e in francese UDC, un partito di estrema destra alpina, con forti venature razziste.

Un bacio fraterno fra Christoph Blocher e Joerg Haider.

Industriale chimico, si distinse già nel 1985 per il referendum indetto contro la parità uomo-donna. Perso. Sconfitto fu anche nella battaglia che lo vide schierato contro l’ingresso della Svizzera nell’ONU, avvenuto nel 2002, mentre nel 2001 fu fra i vincitori (ma erano più del 77 per cento) del referendum che respinse l’entrata del paese nell’Unione Europea. Nel tempo ha sempre aumentato i contenuti e i toni xenofobi del suo programma. Fra gli obiettivi della sua azione politica vi sono la restrizione ulteriore del diritto di asilo e la riduzione dei diritti degli immigrati. La recente campagna elettorale dominata dei temi della lotta all’immigrazione e dell’espulsione degli stranieri criminali ha trovato la sua sintesi nel manifesto elettorale in cui una pecora nera viene scacciata da pecore bianche.

Il partito del miliardario Blocher è un caso eclatante del differenzialismo razzista che caratterizza tante realtà chiuse dell’area alpina, in cui la difesa delle tradizioni e del diritto di patria sfociano spesso nell’ostilità verso i nuovi abitanti. Il voto di fine ottobre ha portato il partito a un incredibile successo. Con il 29 per cento dei voti è diventato non solo il primo partito del parlamento, ma anche il partito più votato dall’introduzione del sistema proporzionale nel 1919. Per il "principio di concordanza" che prevede che tutti partiti importanti siano rappresentati nel governo, gli altri sei ministri sono stati confermati. L’ottantaduenne tribuno populista invece è stato bocciato, con 115 voti contro 215.

Manifesto e contro-manifesto: la pecora bianca scaccia la pecora nera.

La sua esclusione dal governo e il fatto che vi siano rimasti due esponenti moderati del partito, spacca l’UDC/SVP.

Lui in una conferenza stampa ha dichiarato che "in Svizzera il potere non sta solo nel governo", e si prepara ad una dura opposizione. I due ministri rimasti continuano a considerarsi rappresentanti del SVP/UDC. Socialisti e verdi hanno giubilato sulle piazze e nei blog, scatenandosi anche in ironiche e feroci (meno dell’originale) versioni del famoso manifesto delle pecore. Ma non tutti fra gli oppositori sono d’accordo. Il timore è che Blocher, avendo le mani libere, non farà che rafforzarsi nell’opinione pubblica.

Qui succede il contrario: Blocher è stato escluso dal governo.

Il giornalista Urs Holderegger ha commentato preoccupato che "la polarizzazione proseguirà, dibattiti e scontri verbali, come li conosciamo in parlamenti esteri, potrebbero crescere anche da noi"; ma ha anche aggiunto che all’opposizione il SVP/UDC finirà per perdere consensi, sia perché nei referendum ha dimostrato di non riuscire a raccogliere il consenso della maggioranza degli svizzeri, sia perché molti gruppi, fra cui i rappresentanti di Berna e dei Grigioni, stanchi dell’egemonia dei duri di Zurigo, ed esponenti singoli moderati non lo seguiranno sull’inevitabile radicalizzazione cui Blocher sta conducendo il partito.

Il quotidiano Neue Zürcher Zeitung ha raccolto centinaia di reazioni e commenti da parte dei lettori e delle lettrici. Dopo avere atteso che i sostenitori di Blocher si riavessero dallo shock, conclude, provvisoriamente, che questi ultimi sono di poco più numerosi di coloro che si sono rallegrati per la sua caduta in parlamento con 215 voti contro 115.

Un esempio di come la politica istituzionale ottenga risultati efficaci quando decide di emarginare xenofobi e razzisti in un quadro di democrazia trasparente? Chi scrive pensa di sì, convinta che le parole dei politici si debbano prendere alla lettera e mai considerare con sufficienza, leggerezza né tantomeno comprensione, quando esprimano l’intenzione di sopprimere diritti civili e umani, ma fermamente stigmatizzate e respinte, e isolati coloro che le pronunciano.

Il Parlamento svizzero.

I partiti xenofobi o che comunque fanno della lotta all’immigrazione, più o meno mascherata, il loro tema principale, sono diversi e organizzati diversamente nell’arco alpino, ma sono e si sentono vicini. Ai festeggiamenti per il successo di Blocher ha preso parte Jörg Haider, leader in Austria di un movimento politico molto simile.

In Sudtirolo - lo si è visto da ultimo anche nel dibattito sul bilancio della Provincia - sono soprattutto i Freiheitlichen, sull’esempio del partito-padre austriaco, e con proprie manifestazioni di antisemitismo, che puntano a raccogliere questo elettorato. Ma anche la SVP ha la sua ala, che con molti distinguo punta a recuperare un elettorato apprensivo. Lo conferma l’attenzione che il presidente della giunta ha manifestato alla tematica dell’immigrazione nelle sue dichiarazioni sul bilancio.

Il tentativo di unire la lotta contro l’immigrazione alla tradizionale difesa della lingua e della scuola tedesca in Sudtirolo è ridicolo, perché i figli degli immigrati sono concentrati esclusivamente nelle scuole di lingua italiana (anche se i loro genitori lavorano prevalentemente nelle attività economiche sudtirolesi). Ma si sa, questi temi hanno poco a che fare con la realtà e molto con i miti. Come il diffuso timore della microcriminalità, spinto dagli esasperati toni giornalistici e rafforzato non tanto da una (inesistente) crescita, ma semmai dalla pigrizia delle forze dell’ordine ad occuparsene e dalla strana italica concezione della giustizia, che trascura i reati minori, confondendo la mitezza con l’indifferenza.