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QT n. 22, 22 dicembre 2007 Servizi

A sinistra del PD

La “Cosa rossa”: a livello nazionale ci provano ma arranca; in Trentino sono ancora più indietro. Quando invece, i temi della tutela del lavoro e dell’ambiente...

La chiamavano la "Cosa rossa", poi ufficialmente è venuto il nome "La sinistra – Arcobaleno"; in poche parole è il tentativo di aggregazione tra le formazioni della sinistra radicale (come li chiamano gli altri) o della sinistra senza aggettivi oppure ecologista (come si chiamano loro); insomma, Verdi, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani (il partitino di Diliberto, per capirci) e Sinistra Democratica (cioè i diessini che non vogliono confluire nel Partito Democratico).

Già questa ridda di nomi, del tutto ostica a chi non sia un patito della politica, è figlia dell’attuale travaglio della situazione italiana: ridefinizioni o addirittura abbandoni di culture politiche in crisi o obsolete; cambi di nome per dare una vernice di nuovismo a dei vecchi contenitori; scissioni figlie di interessi particolari, inevitabilmente più pressanti quando vien meno il collante delle ideologie e delle idealità.

Sì, perché tutto questo rimescolamento è stato caratterizzato dalla proliferazione delle sigle, complici delle regole che premiano, in finanziamenti e in visibilità, chi si divide. Se un partito si spacca in due, perde in efficacia politica, però incrementa i soldi e i passaggi in Tv: e allora...

In questo contesto, non possono che essere positive le unificazioni, alla ricerca sul piano pratico di maggior efficacia e su quello ideale di nuova cultura politica, figlia di più storie.

Quindi anche la "Sinistra-arcobaleno" varata in un’assemblea a Roma l’8-9 dicembre, è stata accolta con generale plauso. Al quale ci associamo anche noi, ponendo però subito due domande: è una cosa seria? E in ogni caso, come mai a Roma ci si aggrega, e invece, anche in questo caso, in Trentino si rimane separati?

Il fatto è che delle idee di sinistra, come di quelle ambientaliste, c’è tanto bisogno. Questi ultimi anni sono stati caratterizzati, in Italia come in tutto l’Occidente, da una dolorosa redistribuzione del reddito a sfavore delle classi più povere, e dal parallelo emergere, assieme alle nuove grandi potenze economiche, della questione ambientale come la principale (il pianeta non ha risorse sufficienti) del nuovo secolo. Questo il grande spazio politico, finora malamente occupato.

Il consigliere provinciale Agostino Catalano, segretario di Rifondazione Comunista.

E adesso?

"Mi trovo pienamente concorde con quanto detto da Rinaldini (dei metalmeccanici della CGIL, ndr) all’assemblea di Roma dell’8 dicembre: ‘Se stiamo qui a fare una federazione tra forze politiche, stiamo perdendo tempo’. Perché, pur con tutte le tappe che il realismo politico richiede, il tema oggi è arrivare a un soggetto unitario della sinistra" afferma Agostino Catalano, segretario trentino di Rifondazione comunista, nonché consigliere provinciale.

"Il fatto è che in questo paese c’è bisogno della sinistra, solo lei dà piena rappresentanza al lavoro – prosegue Catalano – E questo è positivo anche per l’industria, che ha bisogno del conflitto sociale, come ha affermato lo stesso Marchionne (amministratore delegato della Fiat, ndr), per essere spinta verso uno sviluppo di qualità. E’ stata la compressione salariale che ha portato le imprese italiane a non innovare, a puntare sui salari bassi e su fasce di mercato basse, ora insidiate dai Paesi emergenti."

Visioni di lungo periodo e ottimi propositi questi dell’8 dicembre. Subito vanificati, però, nei giorni successivi, quando i segretari dei quattro partiti si sono messi a rilasciare dichiarazioni discordi su molteplici temi.

"Sono le solite resistenze degli apparati, che da un processo unitario si sentono messi in discussione – risponde Catalano –

Il sen. Marco Boato, dei Verdi.
Ma la richiesta che riscontriamo sempre, a livello di base, è quella del superamento della frammentazione".

"In politica, certo, ci sono i gruppi dirigenti e le loro aspettative – ribatte Marco Boato, senatore dei Verdi – Ma quello che stiamo vivendo è qualcosa di più complesso. Noi non abbiamo avviato un’aggregazione, non è qualcosa di omologo alla fusione di Margherita e DS nel Partito Democratico Il nostro è un confronto politico-programmatico, molto condizionato da come sarà la futura legge elettorale".

Insomma: da una parte Rifondazione spinge per il "soggetto unitario" (anche per uscire dalle tensioni interne con l’ala più di sinistra, che mal digerisce la non facile scelta governativa e quella per la non violenza); dall’altra i Verdi frenano: "C’è il rischio di assorbimento dei Verdi, non a caso questa prospettiva viene chiamata ‘Cosa Rossa’. Noi non intendiamo superare l’esperienza verde, ma metterla in rapporto con le altre".

Non parliamo poi dei Comunisti Italiani, che presidiano l’elettorato più nostalgicamente comunista, e vogliono la falce e martello nel simbolo e la salma di Lenin in Italia...

Questa è la situazione nazionale in cui, per ora, sarà la legge elettorale, i suoi sbarramenti, a decidere il grado di unità a sinistra; ma in cui un certo grado di unità comunque c’è, ci sono iniziative comuni e su diversi temi c’è consonanza.

Se invece ci spostiamo a Trento, tutto è più evanescente. Anche perché Verdi e Rifondazione sono, in Consiglio provinciale e in diversi comuni, da parti opposte, i primi al governo, i secondi all’opposizione.

"Diciamolo francamente: l’unità della sinistra è un processo innescato anche della nascita del Partito Democratico. E da noi il PD non c’è" – afferma Roberto Bombarda, rappresentante dei Verdi in Consiglio Provinciale.

"In questi anni il Trentino ha allentato le relazioni con il resto della nazione: non per autonomismo, ma per provincialismo. E quindi anche nei processi politici, da laboratorio è diventato rimorchio" – afferma Catalano.

Insomma, un’involuzione innescata dall’esasperazione dei localismi praticata dalla Margherita: "Dellai ha sostituito la politica con l’amministrazione. La politica, ridotta a mera distribuzione di risorse, è diventata irrilevante. Si è arrivati al trasformismo, e i DS sono implosi".

Questa la severa diagnosi di Catalano. Sta di fatto che si sono avviati i rapporti tra Rifondazione, Verdi, Comunisti Italiani (peraltro poco presenti in Provincia), Sinistra Democratica (con una serie di ex-diessini soprattutto della Val di Non) e – novità trentina – i socialisti dello SDI.

Si è ai primi approcci: "Abbiamo registrato una grande disponibilità al dialogo" - dicono tutti.

Di mezzo c’è, ingombrante, la Giunta Dellai e la presenza in essa dei Verdi. Un’esperienza tutt’altro che entusiasmante: il governo provinciale si è distinto per l’aperto disprezzo verso tutta una serie di tematiche ambientali e la rottura verticale con l’associazionismo ambientalista, compresa la SAT.

Il consigliere provinciale Roberto Bombarda, dei Verdi.

Bombarda però contesta questa visione: "La Provincia di Trento è quella che spende di più per l’ambiente: per la tutela dell’aria e dell’acqua, acquisto di mezzi a metano, fondo per i cambiamenti climatici. E non dimentichiamo l’impegno sulle grandi scelte per il futuro: risparmio energetico, distretto della tecnologia ambientale. Tutti risultati ottenuti grazie al nostro apporto".

Partendo da questo giudizio positivo, Bombarda propone l’allargamento della Giunta Provinciale a Rifondazione.

Il punto è che il giudizio di Rifondazione sulla Giunta è opposto: "Non abbiamo obiezioni pregiudiziali ad un nostro ingresso al governo della Provincia. Però in questi anni le distanze si sono allargate e non è stato possibile avere con la Giunta un rapporto critico. Su riforma istituzionale, welfare, Itea, ambiente, scuola, abbiamo riscontrato una ferrea volontà della Giunta di entrare in relazione con Forza Italia, e ben poco interesse alle nostre argomentazioni, anche quando rappresentavano buona parte del mondo sindacale, o dell’associazionismo ambientalista" - ribatte Catalano, che conclude: "Non possiamo andare in maggioranza senza discutere e incidere sul programma. Altrimenti faremo la fine dei DS e dei Verdi, che obiettivamente da quest’esperienza sono stati stritolati".

Concordiamo con quest’ultima affermazione. Il punto è che anche sull’opposizione di Rifondazione c’è qualcosa da obiettare. Sentiamo Franco Ianeselli, della segreteria della CGIL: "E’ un’opposizione tranchant, su tutto, anche sulle cose giudicate da noi positive. Sul welfare di Dellai e dell’assessore Dalmaso c’è da discutere, ma non si può negare un’attenzione reale e dei risultati concreti. Non ha senso impostare una campagna frontale contro la riforma dell’Itea (demonizzata come "privatizzazione", quando in realtà il 100% della Spa è dell’ente pubblico) e non spendersi invece sui clamorosi ritardi nell’attuazione dei Piani di edilizia pubblica.

E’ un vizio ideologico, per cui si insiste su alcune categorie concettuali irrealistiche. Dire che in Trentino è arrivato il neoliberismo non ha senso; ci sono senz’altro problemi di trasparenza nella gestione delle società pubbliche e parapubbliche, ma non pericoli neoliberisti.

Più in generale: la sinistra è debole e Catalano, persona degnissima, fa quel che può; ma se non ci sono forze sufficienti, non si riesce ad interpretare la realtà locale, e si finisce con l’importare gli slogan nazionali".

Insomma, deboli al governo, deboli all’opposizione.

Forse, proprio per questo, superare la frammentazione dei partitini del 3-4% dovrebbe essere un imperativo.