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QT n. 6, giugno 2022 Seconda cover

NOT sempre peggio: l’assicurazione fallita

La Guerrato spa "garantita” da un’assicurazione romena, inaffidabile e fallita. Ma alla Pat, qualcuno controlla?

Non c’è solo la “maltese” Auriga tra le cattive compagnie finanziarie della Guerrato. Abbiamo scoperto che c’è anche una chiaccheratissima assicurazione “rumena”, che ha fornito all’impresa la fideiussione di garanzia per la gara d’appalto del NOT.

Andiamo con ordine.

Per partecipare agli appalti pubblici ogni ditta deve fornire una garanzia iniziale (fideiussoria o in denaro) pari al 2 per cento del valore della gara. Nel caso del nostro ospedale si tratta di 5 milioni e 600 mila euro. Questa fideiussione è prova dell’affidabilità finanziaria dell’impresa che concorre e garantisce l’impegno di chi partecipa, in caso di sua vittoria, a firmare effettivamente il contratto di appalto alle condizioni date.

Questa garanzia è una precondizione della partecipazione: se non c’è, non si può entrare in gara.

Forse non tutti sanno che oltre alle banche, anche le compagnie assicurative possono concedere fideiussioni. E proprio per questo l’IVASS, Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, tiene sotto controllo tutte le compagnie che hanno ottenuto la certificazione necessaria a concedere fideiussioni. La vigilanza equivale, in campo assicurativo, a quella della Banca d’Italia sugli istituti di credito. Non a caso l’IVASS è presieduto dal direttore generale di Bankitalia.

Ma che sia una banca o che ci si rivolga ad una assicurazione, bisogna comunque essere finanziariamente affidabili. Perché, in caso di problemi, l’ente pubblico finirà per riscuotere la garanzia. E chi ti garantisce deve sapere che tu impresa, a tua volta, sarai in grado di restituire i soldi. Oppure è qualcuno a cui non importa se tu impresa sei solvibile. La fideiussione te la scrive, ma non vale la carta su cui è scritta: sa che anche se glielo chiederanno non ha intenzione di onorare l’impegno preso con la garanzia.

Questa lunga premessa serve a mettere nel giusto contesto il fatto che abbiamo scoperto: la compagnia assicurativa che ha prestato la fideiussione alla Guerrato si chiama City Insurance, ha la sede legale in Romania ed è fallita il 9 febbraio scorso. Ma prima di fallire ne ha combinate di tutti i colori.

Tanto per cominciare è stata per molti anni una società di diritto rumeno, ma di proprietà di italiani. La sede a Bucarest quindi era solo un modo per sfuggire al controllo della Vigilanza italiana. Non lo diciamo noi: lo ha detto nel 2012 lo stesso IVASS, quando sospese il diritto della City Insurance a lavorare in Italia, proprio per la gestione molto irregolare e per il rifiuto della società di fornire alle autorità italiane le informazioni necessarie al controllo. La Vigilanza accertò anche in quel momento che la compagnia era di fatto italiana, sia per proprietà che per operatività e denunciò tale Giuseppe De Cristofaro, considerato il vero dominus della società.

I soci allora erano il figlio di De Cristofaro, Marcello, e Dionisio Piacquadio. A noi questi nomi non dicono niente, ma alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli invece li conoscono bene, perché sono soggetti finiti nelle loro inchieste sul riciclaggio dei soldi della camorra.

Quindi vi domanderete come mai nel 2019 City Insurance ha potuto formalmente dare una fideiussione. Perché dal 2012 al 2018 la società ha combattuto tra Tar e Consiglio di Stato e alla fine, per un cavillo procedurale, la sospensione dell’IVASS è stata annullata.

Seconda domanda che potreste porvi: perché Guerrato sceglie un soggetto “radioattivo” per farsi garantire? Tiriamo ad indovinare, ma la ragione possibile ci pare una sola: City Insurance - che se ne frega di onorare i propri impegni - è disposta a concedere quello che altre assicurazioni o banche non vogliono dare ad un’impresa come la Guerrato, appena uscita da un concordato preventivo e che probabilmente non era in grado di avere credito. E a questo punto è ipotizzabile che questo stesso sia il motivo per cui è stata scelta, per la gamba finanziaria dell’operazione, una piccola società maltese. Guerrato, una banca seria per farsi finanziare e garantire non l’ha trovata.

A questo punto però ci dobbiamo fare tutti una domanda: qualcuno in Provincia ha controllato questi elementi? Ha guardato all’affidabilità finanziaria complessiva della Guerrato?

Perché bisogna dirlo: affidare un grande progetto ad un’impresa che non può avere credito bancario significa esporsi a problemi di ogni genere. Significa ad esempio che al primo intoppo che costa un po’ più del previsto la Guerrato si sarebbe bloccata. Già successo nel 2017 con la costruzione dell’ospedale di Arzignano in provincia di Vicenza.

Ma a quanto pare in Provincia hanno preso per buona anche questa carta del formaggio presentata come fideiussione (così come ha fatto la commissione aggiudicatrice con il finanziatore maltese).

Eppure bastava aprire internet: i guai della City Insurance escono a valanga. Oppure controllare sul sito dell’IVASS dove ci sono tutti i provvedimenti di sospensione e le magagne di questa assicurazione i cui casini sono citati anche in due rapporti annuali dell’istituto di vigilanza. E infine ci si doveva preoccupare di seguire i consigli dell’IVASS per questo tipo di garanzie. Sono linee guida chiarissime che indicano come accertarsi della solvibilità delle imprese assicuratrici che prestano fideiussioni.

Siamo anche qui al problema della sostanza: le carte, in questo caso, non erano false. Ma quando si sta per firmare un impegno contrattuale per un un miliardo e 700 milioni, bisogna controllare che alla forma corrisponda la sostanza. Se qualcuno si fosse preso la briga di andare a vedere davvero tutte le carte, avrebbe poi visto un’altra cosa.

City Insurance era stata in passato, fino al 2012, una delle compagnie assicurative che si muovevano nel cosiddetto “sistema Galan” (così definito dai magistrati quando avevano messo sotto inchiesta per corruzione il Doge, soprannome dell'ex presidente della Regione Veneto).

La ricca torta delle polizze assicurative per le aziende sanitarie del Veneto (varie decine di milioni l’anno) veniva allora gestita per affido diretto da un amicone di Galan, il broker titolare della Assidoge, il quale faceva fare le polizze a strane assicurazioni (spesso con sede all’est) e dalle quali “scremava” percentuali da capogiro. Ma non erano certo le assicurazioni a rimetterci: ci sono aziende sanitarie del Veneto che stanno ancora cercando di recuperare i soldi che hanno dovuto anticipare perché le assicurazioni, tra cui la City Insurance, sono “sparite” e non hanno pagato i risarcimenti, soprattutto i più consistenti. Per esempio quella di Padova, che ha un “buco” di 5 milioni di euro di risarcimenti che City Insurance non ha mai pagato.

Ma se questa era la società che “garantiva” l’appalto del nostro ospedale, a chi spettava controllare tutto questo? A naso diremmo ai funzionari del servizio appalti della Provincia (APAC) che hanno il compito di verificare se ci sono tutti i documenti richiesti per partecipare alla gara d’appalto. Ed in effetti - stando al primo verbale di gara del 9 aprile 2019 - il dirigente, Paolo Fontana, dà atto che è stata presentata una polizza fideiussoria secondo i modelli previsti dalla legge nella quale “sono comunque presenti tutte le clausole richieste dal disciplinare stesso e pertanto la polizza è conforme a quanto richiesto al paragrafo 5.1 del disciplinare”. Cioè? Abbiamo controllato che a Bucarest abbiano copia-incollato correttamente le formulette?

A pagina 4 delle linee guida dell’IVASS per le amministrazioni pubbliche che devono accettare garanzie nei contratti, si dice testualmente: “Anche se legittimato a rilasciare garanzie…il garante potrebbe non essere in grado di adempiere alle obbligazioni assunte. È importante, al riguardo, acquisire informazioni sulla situazione di solvibilità dei soggetti che rilasciano garanzie consultando, in particolare, oltre al bilancio, la Relazione sulla solvibilità e condizione finanziaria (Solvency and Financial Condition Report o SFCR) che le compagnie (sia italiane che con sede in altri Stati UE) devono pubblicare annualmente sul loro sito internet. Si suggerisce di verificare l’indice di solvibilità della compagnia congiuntamente alla raccolta premi”.

Nel verbale non c’è traccia di tale controllo.

Ma con un boccone così grosso in palio, ci fidiamo della parola di un signor nessuno che sta a Bucarest? Davvero?