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L’irresistibile discesa di Jörg

Per fortuna, il partito di Haider ha seguito la classica parabola di tutti i movimenti qualunquisti.

Nelle elezioni politiche del 1999, i Freiheitliche avevano raggiunto il vertice di un’ascesa che credevano irresistibile. Con più del 27 per cento, erano diventati il secondo partito, avendo sorpassato perfino i popolari di Schüssel. Tempi oramai lontanissimi. Nelle consultazioni regionali della Stiria del settembre scorso, gli elettori li hanno cacciati dal Consiglio. I Freiheitliche "tradizionali" hanno mancato la soglia di rappresentanza per qualche centinaio di voti, ed anche il "nuovo" movimento di Jörg Haider, il BZÖ (Alleanza per il Futuro dell’Austria) ha fatto plof: con appena l’1,4%, il movimento è arrivato al limite del ridicolo.

Jörg Haider

E dire che lo stesso Haider, insieme ai suoi ministri, aveva fatto campagna per il BZÖ… Per le regionali del Burgenland, domenica scorsa, non si è nemmeno candidato. A Vienna, fra qualche settimana, il buio totale: non ha la minima possibilità di guadagnare nemmeno un seggio nel nuovo Consiglio comunale. Sic transit gloria mundi.

Neppure per le politiche del 2006, le prospettive sono migliori. Il cancelliere sta già cercando un nuovo partner per un’altra coalizione. E i ministri di Haider, il vice-cancelliere in testa, si adeguano: sono in cerca di un posto di lavoro. Beato il vice-cancelliere che il posto lo ha già in tasca, grazie ad un amico barone delle funivie. Per le quali, attualmente, è il controllore, in qualità di ministro ai trasporti. Qui, ci vorrebbe un po’ di mani pulite…

La storia di Jörg Haider pare insomma stia seguendo la tradizionale parabola di ogni partito qualunquista in una democrazia parlamentare che abbia un minimo di stabilità. Il che dovrebbe essere una grande consolazione per chi in questa democrazia ci crede. Nel lungo termine – è vero, come ci mette in guardia il grande Keynes – saremo morti; ma sembra anche vero che, a lungo termine, gli elettori non siano scemi.

Negli anni Ottanta dello scorso secolo, i Freiheitliche, che erano nati come il partito degli "indipendenti", cioè dell’elettorato pangermanico che si era compromesso con il nazismo (sebbene nell’Ottocento e fino agli anni ’20, i Deuschnationale fossero stati repubblicani liberali ed anti-absburgici), erano diventati un "normale" partito liberal-conservatore con qualche spiacevole residuo di nazisti mai pentiti. Ed erano vicini all’estinzione, come partner di governo dei socialdemocratici "post-Kreisky". Un giovane "turco" di nome Jörg Haider, ex-leader dei giovani liberali pentito – e questo davvero – era diventato il leader della destra interna e con un golpe ben preparato vinse il congresso del partito, defenestrando l’allora capo e vice-cancelliere.

Il partito divenne la macchina elettorale del nuovo leader, con pochi ma efficientissimi slogan: contro la corruzione della politica bipolare di socialdemocratici e popolari e del sistema della cogestione sociale fra sindacati "rossi" ed imprenditori "bianchi", in difesa dell’uomo qualunque contro i ladri del governo centrale e contro tutti gli stranieri, dai mandarini dell’Unione Europea ai lavoratori immigrati. E vinse una ventina di elezioni regionali e nazionali, fino al colpo del 1999. Ma questa vittoria fu l’inizio del disastro.

I popolari, tanto per tener fuori dal governo gli odiati rossi e nonostante tutti i giuramenti pubblici di Schüssel in campagna elettorale, che mai e poi mai sarebbe diventato cancelliere se non con il suo partito al primo posto, e contro il parere dell’allora Capo di Stato Klestil, si coalizzavano con i Freiheitliche, facendo quel governo che nei primi anni fu boicottato da tutti gli altri stati membri dell’Unione, secondo i quali – Chirac in testa – Schüssel aveva fatto il passo imperdonabile di aprire alla destra estrema, anti-europea.

Il cancelliere Wolfgang Schüssel.

Si sa come sono andate le cose. Schüssel non è riuscito a civilizzare questa destra, ma è riuscito a logorarla. Sì, il potere logora anche chi lo ha, quando si tratta di un partito di opposizione radicale per vocazione. Come può impersonare Robin Hood, strenuo difensore dell’uomo qualunque contro i ladri al governo, uno che fa parte di quello stesso governo?

Così, arriviamo al "golpe" di Knittelfeld, al congresso "illegale" del 2002, dove la "destra sociale", al grido di "Giù le tasse" e con il consenso malcelato ma ufficialmente mai dato, di Jörg, defenestra la compagine governativa. E mentre l’allora vice-cancelliere Riess-Passer ed il segretario generale lasciano il partito, Schüssel fa la fuga in avanti, ottiene le elezioni anticipate e vince la scommessa. Sorpassa di nuovo i socialdemocratici, e fa la riedizione della coalizione con i Freiheitliche ridimensionati, caduti ad un misero 10%.

Propaganda elettorale dei Freiheitlichen per le elezioni a Vienna del 23 ottobre.

Haider, trionfalmente rieletto come Capitano nella sua Carinzia, resta dietro la quinte, e medita piani per la vendetta contro l’odiato cancelliere. Intanto, i Freiheitliche continuano a perdere ogni elezione regionale e comunale. La "destra sociale" si ribella contro l’ex-indiscusso leader. Vuole lasciare questo governo, per ricostruire il partito dall’opposizione.

Ma ci sono di mezzo i posti di ministri e sottosegretari, e centinaia di posti nella giungla parastatale. Potenza irresistibile della concretezza: Haider, i suoi ministri e gli onorevoli quasi al completo fondano la nuova alleanza detta "dell’arancia", secondo il corporate design nuovo di zecca, il BZÖ. Per garantire la governabilità, e per rifondare una destra "costruttiva", cioè ministeriabile. Per garantire la maggioranza a Schüssel - risponde il vecchio partito.

La scena diventa sempre più surreale. E’ un partito fantasma, con i soldi del finanziamento pubblico ed un’agenzia di pubblicità, ma nient’altro. Il partito dei Freiheitliche non si arrende, le organizzazioni regionali restano in piedi, un po’ male ma in piedi, mentre gli onorevoli dell’arancia restano soli. Fino al punto di dover riesumare, come capolista per le regionali, un ex-ministro silurato tempo fa.

Quando Haider, dopo il disastro della Stiria, in un discorso allucinante annuncia un nuovissimo movimento di raccolta, che dovrebbe riunire tutte le forze di centro della sua destra devastata, viene ridicolizzato da tutta la stampa, che apparentemente ha decretato la fine dell’ex grande comunicatore e condottiero politico.

Una riunione del gruppo parlamentare popolare, giorni fa, ha messo la pietra tombale sulla vicenda. Ancora sottovoce, ma senza equivoco: il governo resta in carica fin dopo la presidenza austriaca dell’Unione, e nell’autunno del 2006 si voterà. Se Schüssel ce la farà anche stavolta, andrà in cerca di un’altra coalizione. Se no, pazienza. Una nuova grande coalizione con i socialdemocratici non viene più esclusa. Con tanti saluti ad Angela Merkel. E magari avremo un parlamento con soli tre partiti: popolari, socialdemocratici e verdi: fino alla prossima rinascita del qualunquismo.