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QT n. 2, 26 gennaio 2008 Monitor

Capricci del corpo

Abbandonate le atmosfere cupe e i significati tragici e profondi del suo recente teatro-danza, la compagnia Abbondanza-Bertoni ritorna alla danza ilare, sfiziosa, tutta giocata sull'astratto movimento dei corpi e un serrato dialogo con la musica.

Lo dice il titolo stesso e la danza in parte asseconda, interpretandola, l’essenza del "capriccio", nelle due accezioni riportate in calce al programma di sala: 1. Voglia o idea, che ha del fantastico e dell’irragionevole, e per lo più nasce in modo subitaneo, per leggerezza di natura o per poca riflessione. 2. Dicesi così anche quel tremore che scorre per le carni e fa arricciare i capelli per freddo, per febbre, o per orrore di chicchessia.

Irrazionalità, nonsense, gusto della sorpresa e diffidenza nei confronti di formule coreutiche troppo abusate e scontate, sono tutti ingredienti fondamentali nell’ultima creazione della Compagnia Abbondanza/Bertoni, che con questo spettacolo manifesta la sua intenzione di tornare alle atmosfere "capricciose" degli inizi, forse come liberazione da quelle più cupe e pesanti dell’appena conclusa trilogia sulla tragedia, "Ho male all’altro" ("Polis" “Medea” "Alcesti"). Niente più psicologismi né intrecci complessi, rimane solamente la voglia di rimettersi in gioco in una logica di divertimento e di casualità, che rende ogni rappresentazione sempre un po’ diversa da quella immediatamente precedente. Alcune abitudini sceniche tipiche dei due coreografi rimangono (il fumo che invade la platea ad inizio spettacolo, le luci soffuse, i colori scuri dei costumi che contrastano con il rosso acceso delle sedie, unico elemento quest’ultimo posto a delineare, nonché ravvivare, lo spazio dell’azione), ma assomigliano più a degli esercizi di stile o, al massimo, a dei divertissement nei confronti del pubblico di fedelissimi che affolla le poltroncine dell’auditorium Melotti. Stupisce vedere come la compagnia sia sempre seguita e acclamata da un pubblico giovane, forse talvolta neppure del tutto consapevole dei significati profondi che alcuni spettacoli tentano di trasmettere.

Non è certamente il caso di "Capricci", la cui assenza di sensoviene ribadita a più riprese dai due interpreti principali: "Abbiamo voluto fare uno spettacolo ballato e ballabile, su niente. Che non contenesse messaggi e soprattutto non avesse niente da dire". E ancora: "Non si cede a un capriccio perché si ritiene l’eventuale suo soddisfacimento inutile: ecco perché questo spettacolo si chiama ‘Capricci’". E’ quindi la danza a tornare prepotentemente al centro del processo creativo, riguadagnandosi lo spazio che le era stato sottratto a favore del teatro; e si tratta a tutti gli effetti di una danza bizzosa, che alterna momenti di intenso lirismo a momenti di sottile e spassionata ilarità, permettendosi perfino il vizio del finto errore, o meglio, il "capriccio" di incespicare e cadere rovinosamente sul palcoscenico.

Fin dall’inizio l’intreccio dei corpi inizia a farsi sempre più osmotico ed avvincente, in un crescendo che porta alla trasformazione di Antonella Bertoni in una banderuola che ruota vorticosamente su se stessa grazie alle spinte degli altri danzatori. L’importante è non perdere mai il contatto fisico, come dimostrano le lunghe sequenze di baci - stampati più che appassionati - e le camminate fianco a fianco o mano nella mano che legano indissolubilmente gli interpreti (oltre a Michele Abbondanza e Antonella Bretoni, citiamo anche Eleonora Chiocchini, Chiara Michelini e Tommaso Monza che sono parte integrante di questa creazione). Perfino i musicisti (Elisa Amistadi e Michele Bazzanella) si confrontano a tu per tu con i danzatori, non rimanendo confinati al dietro quinta ma invadendo a più riprese la scena. Il dialogo tra danza e musica è serrato e sembra talvolta proprio quest’ultima a dare il la all’azione; in sottofondo la traccia dei "24 Capricci per violino" di Paganini, che vengono ibridati con un mix di campionature e, soprattutto, con i vocalizzi live di Elisa Amistadi, in un impasto sonoro incapricciato, come lo definiscono gli autori.

Questa ultima è forse una delle novità più significative per la Compagnia: la collaborazione, avviata già in fase di gestazione dello spettacolo, con la giovane e promettente cantante roveretana, accompagnata da tutto il suo entorurage. Pure questo probabilmente uno sfizio che Abbondanza e Bretoni, da sempre molto attenti alle sottili interconnessioni tra musica e movimento, volevano togliersi in occasione di questi leggeri e spensierati esercizi di stile che amano definire capricci del corpo.