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QT n. 7, luglio 2009 L’intervento

Che farà Dellai da grande?

I corridoi ben informati della politica provinciale ci parlano di un presidente Dellai in difficoltà. Ma per capirlo non servono le voci e gli spifferi, basta analizzare la situazione. All’inizio dell’anno ci siamo posti la fatidica domanda sul futuro dell’anagraficamente giovane Dellai, dopo che per forza di legge non potrà più svolgere un altro mandato da Presidente. Poniamo ancora la questione, perché rendersi conto di quali siano i progetti strategici di Dellai è necessario per comprendere le scelte dell’oggi, anche sul versante amministrativo.

Lorenzo Dellai

Ci eravamo lasciati in febbraio con un Dellai che un giorno sì e l’altro pure sparava contro un PD agonizzante, destinato a spaccarsi dopo le elezioni europee: si ipotizzava la fuoriuscita dell’ala cattolico-centrista di Letta & C. e la costruzione insieme con Casini di una “cosa bianca” da affiancare a un Partito Democratico ridotto all’ennesima metamorfosi del vecchio e tormentato PCI.

Sembrava che il nostro Presidente puntasse sul progetto, che, se davvero riuscisse a essere qualcosa di nuovo portando via alla destra qualche democristiano, non sarebbe da buttare per riportare alla vittoria l’opposizione di centro sinistra. Ma alla fine Dellai si è limitato ad appoggiare per le elezioni europee l’impresentabile Tarolli o a dare un leggero sostegno al candidato autonomista Kaswalder, non volendo neppure incontrare Michele Nicoletti che era senza dubbio il candidato trentino più autorevole ma anche con maggiori possibilità di essere eletto. Una scelta devastante dal punto di vista dell’immagine e incomprensibile da quello politico, se non vedendolo come tentativo di prosciugare la base autonomista. Dellai si è trovato infine senza nulla in mano, con l’UDC scontento e inutile, con l’infido PATT a rivendicare spazi e con l’UPT ininfluente. In questo modo Dellai, che pure in sede romana non ha mai goduto di significativi appoggi non avendo in dote un pacchetto di voti (il Trentino conta un decimo della Sicilia), ha rotto i ponti con il PD; se poi mettiamo in conto la battuta di arresto del progetto centrista, vediamo come le porte di Roma siano per ora precluse per il nostro. Fa un po’ tristezza constatare che ad applaudire l’UPT sia rimasto il solo Rutelli, il quale comunque resterà, pur tra critiche e minacce di scissione, all’interno del PD.

Insomma, ancora una volta Dellai resta privo di un partito di riferimento. Addio sogni degasperiani? Fra quattro anni tutto può cambiare ma emerge la domanda se Dellai voglia davvero andare in Parlamento cercando di ritagliarsi uno spazio da leader nazionale. Se avesse queste ambizioni si muoverebbe meglio, quindi l’approdo romano non sarebbe l’obiettivo dellaiano e questi discorsi sarebbero solamente dietrologie. Dellai rimane uno dei pochi personaggi vincenti del centro-sinistra nazionale, portatore di un’interessante esperienza politica, comunque legata a una storia autonomistica e a una struttura sociale e comunitaria peculiare che a Roma capiscono poco.

 Tuttavia il Nostro forse coltiva anche altri progetti. Uno di questi, il più suggestivo e che potrebbe consegnargli un posto nella storia, è la famosa (e a volte fumosa) Euregio. Ne abbiamo parlato nell’editoriale di due numeri fa. Potrebbe essere un progetto ad ampio respiro, fondamentale per l’evoluzione dell’autonomia, un obiettivo su cui giocarsi il futuro.

In ottobre ci sarà l’incontro, fortemente voluto da Gianni Kessler, dei tre presidenti delle assemblee legislative di Trentino, Alto Adige e Tirolo: nelle intenzioni sarà la pietra di fondazione per costruire su progetti concreti un abbozzo di confederazione dei tre territori. Sulla carta Dellai appoggia questo percorso, anche se mal sopporta il protagonismo del rivale, quest’ultimo peraltro salito sul carro dell’Euregio da pochissimo tempo. Riusciranno i due a vincere gli attriti? È complicato però pensare che in quattro anni si costruisca un organismo esecutivo trilaterale e ancora più complicato ipotizzare che sia Dellai a presiederlo, in quanto sarebbe naturale affidare questo ruolo di rappresentanza a un esponente di lingua tedesca.

Le vie della politica, si sa, sono infinite. Forse c’è un’altra opzione per il Presidente. In questi anni abbiamo assistito a un progressivo svuotamento della struttura amministrativa provinciale a vantaggio di controllate esterne (come Patrimonio spa, Agenzia provinciale per l’energia, Trentino spa...) che stanno diventando i veri centri di gestione del potere, un po’ come la Gazprom in Russia. E magari tra 5 anni potremo trovare là il nuovo impiego di Dellai.