Buon Natale (con le fionde)
Ma che bello il Natale. Quell’atmosfera che rende tutto così speciale… Dicembre, infatti, è il mese più magico dell’anno, con i regali, le lucine colorate, gli addobbi, il pandoro, lo spumante, ‘el zelten’… Appunto. Dicembre, però. Non novembre. Spiegateci perché il mercatino di Natale, a Trento, deve iniziare il 20 novembre. Uno è ancora contrito e dedito all’omaggio dei defunti che senza nemmeno accorgersene si ritrova con una tazza di brulè in mano al posto del vaso di crisantemi. Senza contare che quest’anno a novembre erano comodi 13 gradi. Robe che se bevi un parampampoli finisci steso a contare i bolognini di Piazza Fiera.
E poi diciamocela tutta: il mercatino, che dura più di un mese, è bello solo per chi a Trento non ci vive. Per il trentino medio l’amore per le bancarelle arriva massimo fino all’Immacolata. Poi prevale il senso di fastidio (non c’è parcheggio, c’è troppa gente, non si riesce a camminare neanche in città) e la voglia di abbattere le folcloristiche casette con un caterpillar. Per non parlare dei turisti: orde barbariche di disperati vestiti da alta montagna, che sono convinti di trovare un clima lappone anche a Trento. Ci piacerebbe sapere cosa convince una distinta signora (che nella sua città non esce di casa se non indossa tacco 12 e uno smilzo cappottino firmato) a trasformarsi nella moglie dello yeti con tanto di colbacco e doposci pelosi appena mette piede nella città del Concilio. E il bello è che si stupiscono pure e vagano facendosi aria con le manopole felpate dicendo “ma mi aspettavo la neve e mooooolto più freddo”. Glielo vogliamo dire che non siamo ancora stati annessi all’Islanda? Così, giusto per doverosa informazione turistica. Poi non dicano che i trentini non sono ospitali.
E per finire, permetteteci una domanda. Perché il trentino medio di cui sopra, che solitamente si distingue per riservatezza, moderazione e discrezione, durante le feste diventa un fanatico osservante del Dio della luminaria? Ci riferiamo ai balconi privati che diventano un tripudio di lucine scoordinate ed epilettiche, stelle comete a grandezza naturale (che disorientano drammaticamente i Re Magi), Babbi Natale rampicanti come l’edera e il tutto accompagnato da strazianti melodie natalizie con note ai limiti dell’inquinamento acustico. Vabbè che a Trento ci si prende sempre per tempo, ma al Carnevale di Rio mancano ancora due mesi comodi (e qualche grado di latitudine).
Certo, da queste righe facciamo proprio la figura delle vecchie zitelle acide e ciniche. E non consigliateci di chiedere a Babbo Natale di portarci due uomini in dono. Noi la nostra letterina l’abbiamo già scritta: ci bastano due fionde di precisione, così ci tiriamo avanti per l’anno prossimo.
E tanti Auguri a tutti voi.
Callista e Mafalda - diariodellederelitte.blogspot.com.