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QT n. 3, 9 febbraio 2008 Servizi

La natura

Benché quelli dei contigui Kenya e Tanzania ne oscurino un po’ la
fama, i parchi ugandesi non hanno nulla da invidiare ai loro vicini,
anzi possono in alcuni casi offrire qualcosa di più.

Le Murchison Falls.

La UWA (Uganda Wildlife Authority www.uwa.or.ug) amministra una rete di dieci parchi nazionali e svariate riserve, tra cui vi sono ambienti davvero spettacolari. Basti dire che in Uganda ci sono due catene montuose, la Mount Elgon a est che supera i 4.000 m. di altitudine e la Rwenzori nel sud-ovest che arriva a più di 5.150 m. e ospita ghiacciai e nevai perenni. Entrambe questi rilievi sono parchi nazionali. Il parco di Bwindi, ai confini tra Congo e Rwanda, è forse il più famoso, perché ospita una delle due ultime popolazioni al mondo di gorilla di montagna. Gli scimpanzè si possono invece osservare nel Kibale National Park, sempre nel sud-ovest del Paese, che dal punto di vista naturalistico è la regione più ricca.

Le sorgenti del Nilo a Jinja, sul lago Vittoria.

Una visita la merita senz’altro anche il Murchison Falls National Park, nel nord-ovest, il più vasto dei parchi ugandes,i che ospita una cascata assolutamente eccezionale. L’acqua, compressa in una gola alta e stretta, schiuma a valle fragorosamente tra nuvole di umidità impalpabile e arcobaleni delicati e cangianti.

Sempre qui, una gita in barca sul Nilo Vittoria vi consentirà di osservare da vicino e in assoluta sicurezza ippopotami, antilopi, bufali, elefanti, scimmie e un’infinità di coccodrilli e varani acquattati tra le acque basse e le sabbiose rive del fiume. Non dimenticate il binocolo, strumento che vi permetterà di osservare una moltitudine di uccelli e farfalle insoliti e multicolori, che altrimenti lo sguardo faticherebbe a catturare.

Qualche curiosità

Mzungu è una delle prime parole che i bianchi di passaggio imparano in Uganda. Ogni bambino e molti adulti la gridano al nostro passaggio, ma non è un’offesa, significa semplicemente uomo bianco e spesso viene usata per attirare l’attenzione del bianco di passaggio che, specie nelle zone rurali, è ancora una curiosità rara.

Le cavallette sono una leccornia per molte delle etnie ugandesi.Le donne tradizionalmente non ne mangiano, ma le catturano per i loro mariti, i quali, se gradiscono l’omaggio, sono tenuti a ricambiare il dono con un capo di abbigliamento. Oggi le cavallette fritte, preparate senza le zampe, si trovano spesso anche all’ingresso dei mercati, dove vengono vendute a caro prezzo come stuzzichini prima di pranzo.

La stretta di mano ugandese prevede tre mosse vigorose l’una di seguito all’altra: una prima stretta come si usa da noi, una seconda in cui le dita stringono i polsi e una terza che ripete la prima. Evitare questo cerimoniale, o non seguirlo con entusiasmo e giovialità, è estremamente scortese e significa che non gradiamo di fare la conoscenza della persona che abbiamo davanti.