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Quando la banca sbaglia

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L'imprecisione, o forse la superficialità, di alcune banche nell’opera di corretta compilazione della documentazione relativa ad operazioni finanziarie si arricchisce sempre di nuovi casi. A volte tali imprecisioni possono costituire per il cliente un’arma formidabile per contestare l’operato della banca e richiedere l’annullamento dei contratti o il risarcimento delle perdite subite.

Qualche anno fa una giovane cliente di una banca locale aveva deciso di dar seguito alle indicazioni di investimento della propria banca, investendo i suoi primi risparmi di lavoro in un piano di accumulo in fondi di investimento.

Dopo alcuni anni le somme investite, vuoi per il cattivo andamento dei fondi, vuoi per i costi dell’investimento, erano andate completamente in fumo. La cliente aveva così deciso di vederci chiaro e dopo essersi rivolta al Centro Tutela Consumatori per una prima consulenza, aveva deciso di richiedere alla banca copia di tutta la documentazione sottoscritta in occasione dell’investimento.

E qui vi è stata la seconda sorpresa: invece che provvedere a consegnare alla cliente copia della documentazione richiesta, la banca richiedeva alla stessa, con modi per la verità anche un po’ spicci, la firma "a posteriori" del contratto di investimento e del profilo di rischio. Firma che, manco a dirlo, avrebbe dovuto essere assunta dalla banca in occasione della decisione di investimento, cioè all’inizio e non dopo tre anni dall’investimento! Disattenzione, superficialità?

Sta di fatto che la consumatrice intuiva l’opportunità che le si offriva e decideva di richiedere alla banca il rimborso delle somme investite. (Ad oggi, non sappiamo peraltro se lo stesso abbia avuto un esito positivo o meno).

Il caso, non l’unico peraltro di cui il nostro Centro abbia conoscenza nel variegato mondo degli investimenti, ripropone il problema dell’assoluto rispetto degli obblighi di corretta informazione e contrattuali previsti in capo agli intermediari finanziari, e dunque anche alle banche, nell’attività di collocamento di prodotti finanziari.

Ribadiamo quindi che è assolutamente inutile nonché illegittimo voler regolarizzare ora quella documentazione che, secondo le inderogabili norme di tutela degli investimenti previste dalla disciplina della Consob, dovrebbe essere richiesta e sottoscritta assolutamente prima, o quanto meno contestualmente al conferimento dell’ordine di acquisto di un prodotto finanziario. La richiesta di una compilazione "a posteriori" non può non apparire come sospetta e non essere vista come tentativo di regolarizzare una posizione titoli evidentemente incompleta e quindi irregolare, con tutte le conseguenze del caso.

I nostri consigli:

1. Verificare sempre con estrema attenzione la documentazione che la banca fa sottoscrivere all’atto dell’effettuazione di un investimento, in particolare la corrispondenza di date, firme e volontà espresse, anche per quanto riguarda il cosiddetto "profilo di rischio".

2. Nel caso di richieste postume di regolarizzazione da parte della banca della documentazione facente parte del cosiddetto "dossier titoli" si consiglia la massima prudenza ed attenzione: noi sconsigliamo qualsiasi regolarizzazione "a posteriori"; se si decide tuttavia di aderire alla richiesta della banca, sulla documentazione va indicata la data del giorno della effettiva sottoscrizione e il cliente deve assolutamente farsi rilasciare copia di quanto sottoscritto!

3. Per quanti avessero provveduto di recente a sottoscrivere documentazione in precedenza mai ricevuta o firmata, consigliamo di farsene ovviamente dare copia, controllando la corrispondenza delle date. Nel caso di dubbi o irregolarità riscontrate, è a disposizione il nostro servizio di consulenza.

4. Attenzione. La regolarità o meno della documentazione raccolta dalla banca è un elemento imprescindibile per poter valutare eventuali responsabilità della stessa in merito alla gestione dell’investimento.

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Marta Rossaro
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Commenti (1)

Se posso avere un consiglio al più presto Licia

Poco tempo fa ho chiesto alla mia banca di vendermi delle mie azioni di due società; la banca ha venduto giuste quelle di una, invece per l'altra si sono sbagliati (e lo hanno ammesso) e hanno venduto azioni di un'altra società (sempre mie). Poichè le azioni vendute per loro errore erano buone e volevo mantenerle in portafoglio, ho chiesto che fossero riacquistate: purtroppo però le azioni vendute erano di vecchia data e ad oggi i due prezzi di carico sono molto differenti: ho chiesto quindi che, oltre a togliermi commissioni e spese, mi sia riconosciuto l'accredito della differenza tra i due prezzi di carico, moltiplicato per il numero di azioni, ma loro dicono che non ne ho il diritto. Chi ha ragione secondo Voi e a chi altri mi posso rivolgere, visto che il direttore non ci vuole sentire? Posso avere una risposta al più presto? Vi ringrazio.
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