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Medardo Rosso al MART n° 2

Mauro De Carli, scultore

Avevo visto la mostra di Milano nel 1979 e conservo vivo il ricordo di quelle opere della galleria Permanente di via Turati.

Del resto non potrebbe essere che così, tale e tanta è la portata del pensiero e la bellezza delle opere di Medardo Rosso. Rivederlo oggi al MART di Rovereto è, per chi sa cosa guardare, una intensa emozione e una occasione per un indispensabile ripasso sull’arte e sulla sua storia!

Medardo Rosso, “El locch” (1881-1882).

Il peso che l’opera di Rosso esercita nel Novecento è talmente significativo che rischia di banalizzare perfino le critiche più collaudate, come ad esempio la consuetudine di collocare la sua produzione nell’ambito dell’impressionismo o peggio ancora come il tentativo assai più recente di certa critica partigiana di collegarlo ai futuristi.

Succede sempre quando si è di fronte ad artisti di questa portata; probabilmente è anche il motivo per cui molta critica locale non ne parla: paura di sbagliare? Timore di fare brutte figure? Forse un po’ di tutto questo; è pur vero che esponenti importanti della cultura locale sembra non sapessero nemmeno della sua esistenza. Capisco però che parlare di Medardo Rosso sia ben altra cosa che riempire pagine con le cronache della "contemporaneità".

Torniamo quindi a questa bella mostra: il sovraffollamento delle opere esposte in raffinate ed eleganti "isole" non è immune da qualche critica (a mio parere lo spazio espositivo poteva essere tranquillamente il doppio). Più intelligente e apprezzabile è invece l’idea di contrapporre le opere di Rosso ad alcuni contemporanei, testimoni chiave dei movimenti del Novecento: si chiamano Matisse, Rodin, una interessante testa di Brancusi e una altrettanto emblematica testa di Pablo Picasso! Maledetto Picasso: quando credi di aver tutto capito, in mezzo a tutta quella moderna classicità, egli, con quella testa come un tremendo pugno ti risveglia brutalmente e rimette tutto sottosopra! Che magnifico esercizio dell’intelletto; dentro questa logica sta tutta la magia e il mistero dell’arte. Tuttavia ciò che unisce queste opere, che le rende indispensabili alla storia, non è la loro bellezza formale né la costante invenzione delle singole opere, ma un sottile palpabile respiro, qualcosa che è profondamente legato all’essere e che ha come un sentore, una parvenza di spiritualità, che fa dell’idea l’opera d’arte.

Rivedendo questi artisti c’è da credere che i padri dei grandi movimenti del Novecento non abbiano esaurito il loro compito di guida alla contemporaneità. La classicità di Matisse o di Rodin non è la presunta ispirazione ai temi del passato, ma una coerente ed irremovibile espiazione all’uso del "mestiere", il bisogno sempre attuale di rifarsi a quelle "spinte" che inducono tutti gli uomini di pensiero a progettare scavando nelle pieghe più intime e impenetrabili dell’animo dei propri simili. Del resto basterebbe uno sguardo alla contemporaneità per capire che molti equivoci sono la causa della superficialità che la contraddistingue. Ma la modernità non ha bisogno di fattori contingenti, essa traccia la propria storia perché affonda le sue radici nelle pieghe più profonde della "classicità" dell’essere e l’arte ne è lo strumento.

Matisse, Rodin, per non parlare di Picasso, sono lontani per stretta morfologia dai futuristi come nella volta celeste un pianeta da un altro. La fede futurista nella tecnologia, la velocità, il loro credo dissacrante nel progresso degli strumenti li pone ai loro confronti e ne dimensiona le differenze e i limiti. Grazie a questa mostra li riportiamo alle loro dimensioni, che tanta critica ci aveva sovradimensionato.

Questa mostra ci ricorda come il guardare un’opera d’arte, quando questa lo sia davvero, ci spinge lontano in un impeto di rischio e di fatica, ma se si ha la volontà di penetrare questa "storia" l’avventura ci sembrerà infinita e ci appagherà con un profondo senso di libertà.

Questa bella mostra ce lo insegna e ci riconsegna la pienezza di un messaggio che da tempo e per troppe altre mostre si era offuscato.

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