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Parliamo di soldi

Cartelle pazze, soprusi delle banche, recupero crediti.

Cartelle pazze. L’Intesa dei Consumatori ha attivato un call center per aiutare i contribuenti ad ottenere il risarcimento dei danni, e se la cartella pazza genera stress e perdite di tempo si possono ottenere fino a 1.032 euro di risarcimento.

La cartella pazza è uno dei mali più temuti dai contribuenti italiani. La sua ricezione, infatti, comporta una serie di disagi per il cittadino, che vanno dalla perdita di tempo per accertare che l’avviso sia effettivamente sballato, alle spese per il commercialista, allo stress, alla perdita di giorni lavorativi, ecc. Disagi che ingiustamente colpiscono il cittadino e che devono essere risarciti. Invitiamo pertanto coloro che riceveranno o già hanno ricevuto gli avvisi sballati a rivolgersi al Giudice di Pace per ottenere il giusto risarcimento.

Le associazioni dell’Intesa hanno anche istituito un call center che risponderà alle richieste di aiuto e informerà sui passi da compiere per intentare causa dinanzi al Giudice di Pace. Il numero telefonico, che risponderà dalle 10 alle 17, è lo 06/42020763. Inoltre sono attivi gli indirizzi e-mail delle 4 associazioni; a livello provinciale ci si può anche rivolgere, negli orari di apertura dello sportello, al Codacons trentino in passaggio Peterlongo 2, oppure alla Federconsumatori in via Muredei 8.

Come abbiamo già detto, dinanzi al Giudice di Pace si potrà chiedere un risarcimento fino a 1032 euro che includa:

- le spese documentate (ad esempio, le ricevute del commercialista al quale ci si è rivolti per accertare la pazzia della cartella. Nel caso in cui ci si sia rivolti direttamente agli uffici della pubblica amministrazione, le spese per la benzina, quelle per il parcheggio dell’auto, eccetera;

- il tempo perso per accertare che la cartella è sballata (ad esempio, se si è dovuto prendere un giorno di ferie per recarsi dal commercialista, oppure le ore d’attesa presso gli uffici della pubblica amministrazione);

- lo stress generato dalla ricezione della cartella pazza, lo stato d’ansia che questa ha procurato, nonché la stanchezza fisica per il disagio che si è dovuto subire per un errore che non si è commesso.

I soprusi delle banche.Diversi consumatori ci chiedono
quale risultato concreto ha sortito per gli utenti la denuncia che, a diversi livelli, le associazioni dell’Intesa hanno rivolto (non ultima quella di una pensionata di Trento nei confronti della BNL ) contro i soprusi delle banche.

I risultati pratici finora conseguiti sono di due ordini. Anzitutto la battaglia delle associazioni dell’Intesa contro i soprusi, le prevaricazioni e le malefatte delle banche ha raggiunto il Parlamento Europeo. Da anni l’Intesa andava denunciando i comportamenti scorretti degli Istituti di credito che, approfittando del loro immenso potere, spremono i propri clienti imponendo costi e commissioni elevate, appioppando titoli che non fanno fruttare alcunché, limitando la trasparenza e la concorrenza.

Ed è proprio a seguito dei tanti interventi dell’Intesa che la deputata europea Cristiana Moscardini ha presentato una interrogazione al Parlamento Europeo, nella quale si legge: "Sempre più spesso i cittadini italiani protestano contro il trattamento loro riservato dalle banche di cui sono clienti. Costi troppo alti, poca trasparenza, inefficienza crescente, procedure capestro per chiudere un conto corrente, poca concorrenza, ostacolata da balzelli burocratici costosi che non favoriscono il cliente che desidera cambiare banca. Il lungo elenco dei prezzi delle commissioni, dei costi indiretti e delle ‘trovate’ contabili spreme il cliente oltre ogni misura. La crisi attuale delle borse, unita alla mancanza di professionalità di molti addetti ai lavori, ha contribuito a spennare ulteriormente gli utilizzatori dei servizi bancari, aumentando il sentimento di insicurezza nei confronti dei risparmi affidati alle banche.

La Commissione Europea è al corrente di questa situazione?

Non ritiene che sia necessario imporre la eliminazione di tutte le pastoie burocratiche ed amministrative che ostacolano la concorrenza nel settore bancario?

A che punto è la realizzazione del mercato unico in questo settore?

Le regole e i costi dei bonifici da un paese all’altro dell’Unione sono stati armonizzati?

Di quali prerogative dispone la Commissione Europea per salvaguardare il beneficio del risparmio?"

Appena la Commissione Europea risponderà a tale interrogazione metteremo al corrente gli utenti trentini sulla questione.

A livello italiano. Le banche prevedono di stabilire sanzioni per i consigli sbagliati dati allo sportello. In pratica, in seguito alle azioni promosse dalle associazioni dell’Intesa in ordine ai bond argentini, Cirio, My Way-4 You, Viatel e di altri prodotti bidone affibbiati ai risparmiatori, le banche verificheranno la correttezza dei consigli per gli acquisti che gli addetti al servizio titoli e gli sportellisti forniranno agli investitori e conseguentemente stabiliranno sanzioni per eventuali consigli sbagliati dati allo sportello.

In questo modo, in realtà, le banche furbescamente cercano di salvare se stesse e dimostrare che tali operazioni sono dovute ad improvvide iniziative di singoli borsisti e di sprovveduti promotori finanziari e non invece a specifiche e drastiche indicazioni di politica aziendale, imposte dalla dirigenza ai propri dipendenti.

E’ da rilevare infatti che i consigli per gli acquisti non sono altro che la conseguenza obbligata di ferrei budget (con annessi benefit per i bravi venditori e punizioni per i recalcitranti) relativi a titoli che devono essere spalmati sulla clientela, in barba ad ogni indicazione di legge, perché divenuti spazzatura, o perché è interesse della banca fornire un aiutino a qualche amico, o perché fornitori di buone provvigioni per i più bravi.

Recupero crediti con interessi abnormi. Il sig. M. S.
di Rovereto e H. J. di Arco vogliono sapere se sono tenuti a pagare l’EDI (una ditta di recupero crediti), la quale rivendica nei loro confronti il debito che tempo addietro costoro avevano contratto nei confronti della Tim, la quale, per l’eseguità della somma, aveva ceduto il proprio credito all’EDI; quest’ultima, oltre a chiedere il pagamento di quanto dovuto alla Tim, richiede anche spese extra-giudiziarie per esazione domiciliare e costo del recupero.

Vogliamo rassicurare sia coloro che si sono rivolti a noi, sia tutti quei consumatori che si sono visti recapitare a casa ingiunzioni di pagamento da parte della ditta EDI ed EDIFIN (il caso riguarda ben 163.416 utenti TIM), che il Tribunale civile di Roma, accogliendo quanto sostenuto da Adusbef e Federconsumatori, ha inibito alle società EDI ed EDIFIN di applicare costi di recupero ed altre spese giudiziarie per esazione domiciliare, in quanto non costituiscono le spese di pagamento.

In parole povere, a tali società non dovranno più essere pagate le spese extra-giudiziarie per esazione domiciliare e costo del recupero.

Ripetiamo: era successo che la TIM aveva ceduto a tali
società dei crediti, di entità irrisoria, che rivendicava nei confronti dei propri clienti e queste società, per rendere conveniente il proprio intervento, hanno inviato agli utenti la richiesta di riscossione originaria notevolmente maggiorata. Nel caso di un utente il recupero crediti ha raggiunto il triplo della somma originaria, ad un altro il costo è stato quintuplicato e poiché nella lettera vengono minacciate drastiche misure in caso di insolvenza, di solito il consumatore, per evitare danni maggiori, acconsente a tali ingiunzioni di pagamento.

E’ da ribadire ancora una volta che il debito originario è stato caricato di costi, spese e commissioni improprie, non dovute. Il tribunale ha infatti stabilito che tali somme non rappresentano importi dovuti e conseguentemente non possono essere pretese neppure con la prospettiva di un procedimento esecutivo in caso di mancato pagamento.

La cosa più vergognosa, però, è costituta dal fatto che, in violazione di qualsiasi legge sull’usura (legge 108/96), la società di recupero crediti ha acquistato 51 euro di crediti pagandoli 1,02 euro, dai quali ricaverà 142,97 euro se l’utente si lascia intimidire e paga entro 10 giorni, corrispondendo un tasso di interesse del 14.016 (quattordicimilasedici) per cento su base annua, mentre, trascorsi 10 giorni, dovrà affrontare un tasso di interesse del 44.161 (quarantaquattromilacentosessantuno) per cento!

Con questa sentenza milioni di consumatori sono più tutelati: da un lato si evitano i pagamenti non dovuti e dall’altro si legittima la richiesta di rimborsi da parte di chi ha erroneamente già pagato.

La sede di Trento della Federconsumatori è a disposizione per ogni ulteriore chiarimento in proposito e per aderire alle iniziative collettive di difesa sempre riguardante il recupero crediti con interessi abnormi da parte di EDI ed EDIFIN.