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Povere vittime di una politica sbagliata

Partire in missione è stata una scelta per i carabinieri uccisi a Nassirya. Affiancare la politica Usa e mandare militari armati per una missione di pace, è stata una scelta del nostro governo e della maggioranza. Invadere l’Iraq è stata una scelta del presidente Bush e degli Usa. Nessuno è capitato lì per caso o per bisogno. Sono morti 19 italiani, profondo dolore, cordoglio sincero. Si va in un teatro di guerra e i rischi ci sono. Nessuna precauzione è mai abbastanza, lo sanno bene tutti. I media si sono concentrati quasi esclusivamente sui sentimenti umani della tragedia, rare le letture razionali dei fatti. Noi, buoni, siamo stati aggrediti dai cattivi. Ma se si va armati in un paese straniero, al fianco di una potenza militare che in quel paese ha fatto una guerra di invasione, qualsiasi fossero le intenzioni, non dovrebbe risultare così strano che ci siano delle reazioni di opposizione. Una guerra, un terrorismo, possiamo dirlo? Partigiano, a favore del regime precedente, o semplicemente per l’autodeterminazione politica e la liberazione dall’invasore. Chi può dire poi che è solo ad opera delle frange terroristiche di Al Qaeda, e non di altri irakeni per niente d’accordo con la presenza Usa e con la gestione del dopo conflitto? Chi può dire che non sia stato proprio questo inconcludente dopoguerra ad alimentare le file del terrorismo interno? I carabinieri sono bravi e cercano di fare del bene, ma è così strano che qualcuno li consideri semplicemente dei fiancheggiatori degli invasori, e a casa propria non li voglia?

I compianti caduti sono vittime di scelte precise e sbagliate. Ma un’enorme macchina mediatica si è scatenata per farceli vedere come eroi al fine di occultare, con l’impatto emotivo, le scelte sbagliate, per altro non condivise da una grande parte della popolazione italiana. Costringendo proprio quest’ultima al silenzio in nome del sentimento umano della pietà, del rispetto per i caduti.

Pietà e rispetto assoluti, ma i colpevoli ci sono: si chiamano Bush e Berlusconi, e nessun sentimento umano farà recedere dal pensare che i caduti sono morti per la loro sbagliata politica, da tantissimi italiani ed esseri umani nel mondo non condivisa (tedeschi e francesi, che certo non si possono considerare fiancheggiatori del terrorismo). L’univocità ipertrofica della resa mediatica dei fatti è dunque un pericolo grave che toglie spazio alla critica e alle posizioni diverse.