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QT n. 9, settembre 2011 Cover story

Supermercato oppure poco mercato?

A Spiazzo Rendena scontro tra Poli e Cooperazione: concorrenza ed economia di montagna sono in contraddizione?

A Spiazzo, sede dell’antica Pieve di Rendena, stanno per sbarcare i Supermercati Poli, finora assenti in valle. L’avvenimento, che di per sé non dovrebbe essere straordinario, ha subito animato il dibattito in una valle in perenne oscillazione economica, politica e culturale tra turismo, identità e sopravvivenza. In effetti si sono venuti a toccare una serie di tasti oltremodo delicati: da una parte le rendite di posizione chela Cooperazione si è conquistata; dall’altra la delicatezza degli equilibri che permettono la sopravvivenza dei paesi di montagna.

Le famiglie Cooperative infatti hanno vissuto fino ad ora in Giudicarie in un regime di quasi monopolio commerciale, sia in termini di volumi del fatturato, che in termini di presenza sul territorio: ogni piccolo paese di cui è disseminatala Rendena (antico nome della valle a nord di Tione) possiede un piccola, piccolissima, o grande, famiglia cooperativa. È questo dato di partenza che fa dire a Renato Dalpalù, presidente del Sait (il consorzio che raggruppa le famiglie cooperative trentine): “Se arriva Poli, attorno ci sarà il deserto, se il sindaco di Spiazzo intende così favorire la cosiddetta libertà di mercato, ha una visione miope” (Adige del 1° settembre). “Quella di Poli è concorrenza sleale. - sottolinea Giuliano Beltrami, presidente della Famiglia cooperativa Valle del Chiese - Noi, oltre al punto vendita in centro, ne abbiamo altri 13 nei paesini, e così la Coop di Pinzolo-Spiazzo; Poli invece no, si concentra sul fondovalle, non ha costi aggiuntivi. Così non si combatte ad armi pari”.

È giusto vedere la questione in tali termini? Vediamo meglio come è nato il caso.

L’urbanistica contrattata

“La nostra strategia è essere leader nel territorio. - ci dice l’amministratore delegato Marcello Poli - E quindi essere presenti in tutte le località. Nelle Giudicarie non eravamo presenti”.

Con questa motivazione, venti anni or sono, Poli comperava a Spiazzo un’area ex-industriale, di cui una fascia aveva destinazione plurima, compresa quella commerciale. I successivi sindaci inalberarono il motto “non passa lo straniero” e si misero di traverso. Dopo varie traversie urbanistiche, varianti, accordi, disdette, commissari ad acta e un ricorso al Tar vinto da Poli, la situazione attuale, in soldoni, è la seguente: Poli è proprietario di un’area di 23.000 metri quadri praticamente centrale (compresa tra il Sarca e la strada dove si dirama la tangenziale) a destinazione prevalentemente industriale, occupata da 60.000 metri cubi di ex capannoni fatiscenti. “Una schifezza nel centro del paese, - commenta il nuovo sindaco Michele Ongari - un problema che andava risolto”.

Già in campagna elettorale Ongari aveva esposto i suoi progetti: “Spiazzo oggi deve recuperare un’identità, legata anche a un tipo di turismo dolce - l’acqua, i prati, l’ambiente - che sappia avvicinare il paese alla zona più pregiata - Pinzolo - pensandosi non come velleitario concorrente, ma come prosecuzione. Di qui i progetti, condivisi con gli altri sindaci: una grande piscina/centro wellness in riva al Sarca, un’estensione del golf di Pinzolo da 9 a 18 buche arrivando appunto a Spiazzo, la fine del degrado nell’area Poli”. Su questi temi pubblicamente esposti - e quindi su un accordo con Poli - Ongari vince le elezioni.

“Sono quindi passato a trattare con la controparte, tirando una riga sul contenzioso passato e gettando nuove basi condivise con gli uffici tecnici della Provincia”.

Il sindaco di Spiazzo Michele Ongari

Si passa poi all’urbanistica contrattata, termine che ai non addetti ai lavori sa subito di intorto. La realtà è più articolata. Nella sciagurata urbanistica italiana, il sindaco ha un potere immenso, che in genere non sa usare ed è fonte di infiniti guai: con i cambiamenti di destinazione urbanistica (innanzitutto da zona agricola a residenziale) decide chi si arricchisce e chi no. Per ovviare a qualcuna delle nefaste conseguenze, si è introdotta l’urbanistica contrattata: l’incremento di valore che l’area ottiene con la variazione urbanistica non viene incamerata tutta dal (fortunato) proprietario, ma in parte anche dal Comune, sotto forma di terreni e opere pubbliche. Nel nostro caso, con la variazione urbanistica da industriale a commerciale (più una striscia che diventa residenziale per 18 appartamenti) il Comune di Spiazzo incamera il 47% dell’area più alcuni milioni di euro in strutture pubbliche a carico di Poli: un asilo nido e un info point per l’offerta turistica per la valle, un parco arredato lungo il Sarca, una passerella ciclo pedonale, la viabilità e infrastrutturazione di tutto il compendio.

“In genere - sostiene visibilmente soddisfatto Ongari - nell’urbanistica contrattata, al Comune va meno del 50% dell’incremento del valore, noi qui arriviamo al 90%. E lo proveremo con un’apposita perizia”.

Come mai? Poli è un benefattore? “No - risponde l’interessato - È che non sono un immobiliarista, il mio mestiere non è speculare sulle aree. Io sono un commerciante”.

Poli infatti adesso può aprire il suo punto vendita, di 1500 metri quadri.

E qui torniamo al tema iniziale. Perché tutti i nostri interlocutori, anche i più aspri detrattori dell’accordo, su un punto concordano: per il Comune è un risultato decisamente vantaggioso. Quello che discutono è il più generale interesse, economico e sociale, della valle.

E qui si apre un tema grande e difficile: come nel 2000, ai tempi degli ipermercati e della grande mobilità, in un territorio di montagna si può gestire il commercio senza penalizzare le realtà decentrate. E per converso, occorre evitare che qualcuno, sulla specificità montana, ci speculi, coltivando troppo comode nicchie garantite.

La Cooperazione si è adagiata?

Mauro Cominotti è presidente della Famiglia cooperativa di Pinzolo. Un piccolo gigante nella valle, con un fatturato di oltre 24 milioni e 100 dipendenti, un punto vendita a Spiazzo proprio di fronte all’area de nuovo Poli, e altri undici in paesi e frazioni. Parte dalle cifre: “Una superficie come quella prevista da Poli sta in piedi se fa un fatturato annuo di almeno 6 milioni di euro. La popolazione di Spiazzo ha circa 1200 abitanti con una potenzialità di consumi pari a 3-3,5 milioni di euro all’anno. Da dove pensa possa arrivare il resto del fatturato? Le Famiglie Cooperative dei piccoli paesi moriranno, per gli abitanti di quelle realtà saranno disagi e vi saranno anche ricadute occupazionali negative”.

Marcello Poli ha la risposta pronta: “Una grande struttura di vendita fa concorrenza alle altre grandi strutture, non al negozietto di paese. E lo schema grande cooperativa che sostiene i piccoli negozi non è per niente obbligato: in Rendena, come altrove peraltro, ci sono piccoli negozi che sono privati o cooperative autonome (a Caderzone, Carisolo, Strembo, Vigo, Pelugo) e sono tutte in attivo. Se i piccoli punti vendita di Cominotti sono in passivo, è perché non sa fare il suo mestiere”.

Evidentemente Poli ha il dente avvelenato: “Quanto poi al ruolo sociale che dovrebbe essere un’esclusiva della cooperazione, e se noi apriamo in Rendena è concorrenza sleale, non capisco... Quando la coop di Cominotti apre a Trento all’ex Nicolodi, è intervento sociale o libero mercato? Tu pretendi di operare sul mercato a Trento e avere il monopolio, naturalmente come intervento sociale, nelle valli?”

Sentiamo altri interlocutori. Giuseppe Ciaghi, giornalista, storico, già bibliotecario e autorevole ex dirigente Coop della valle, ha un’opinione completamente diversa da Cominotti: “La concorrenza stimola il consumatore e bisogna riconoscere che la cooperazione si è parecchio adagiata sul proprio monopolio; se negli anni si fosse investito anche nei piccoli punti vendita qualificandoli e migliorandoli, ora non ci sarebbe il panico. Del resto al posto del sindaco Ongari, non mi sarei lasciato scappare un’opportunità come quella per riqualificare l’area a quelle condizioni”.

Antonio Caola, proprietario di un rinomato market gastronomico in centro a Pinzolo, in concorrenza con le coop e con il futuro Poli e neo eletto presidente del Parco Naturale Adamello Brenta, non ha dubbi. “Io sono felicissimo, finalmente si ristabiliscono gli equilibri! I prezzi delle Coop? Andate a vedere e poi ditemi se sono in campana. Del resto quando non si hanno concorrenti! E poi, scusate, ma che cosa doveva fare il sindaco di fronte a un’offerta del genere? Ha fatto quanto riteneva meglio per il paese e ha fatto bene”.

Ugo Caola, il pioniere della “vacanza nel maso”, che molti anni fa creò una delle offerte turistiche più suggestive e singolari di tutta la valle, Maso Doss, spiega: “Il sindaco aveva questo progetto nel suo programma elettorale e doveva mantenere fede ai propri impegni. La Coop, per quanto riguarda l’ingrosso, ha sempre lavorato bene, sono trent’anni che serve egregiamente tutti gli operatori della valle; certo che la concorrenza non si può eliminare, bisogna adeguarsi, rimodulare l’offerta. Il mondo va avanti!”

Uno spunto autocritico infine lo introduce Beltrami, della Coop della Valle del Chiese: “Il punto è il senso di appartenenza a un paese, a una cooperativa. Che si è affievolito e noi non abbiamo saputo contrastare questa dinamica. Il dato è che oggi la gente pratica il turismo commerciale fino ad Affi. Per mantenere l’attrattività delle famiglie cooperative, dovremo puntare non tanto sulle offerte, ma su iniziative specifiche mirate sui soci. E così per i piccoli punti vendita: sviluppare servizi di vicinato, che qualifichino il piccolo negozio in quanto tale, ad esempio con la spesa a domicilio”.