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Gli arrabbiati di Cristo Re

emanuela.varisco@virgilio.it

Come cittadini residenti nella zona di Cristo Re, da decenni, ci troviamo a sollecitare, protestare, raccogliere firme con spirito sempre più indignato per la gravissima condizione con cui siamo costretti a convivere e che si chiama rumore o meglio inquinamento acustico. Le risposte sono sempre state confortanti, di rassicurazione verso un’imminente risoluzione del problema, attraverso la posizionatura delle necessarie barriere anti-rumore.Ma i fatti dimostrano il contrario!

Possiamo partire dal progetto preliminare datato 2000 per passare ai vari atti e delibere della Provincia per vedere come nel trascorrere del tempo i ritardi diventano inaccettabili, le modifiche in merito ai criteri di priorità sulla posizionatura delle barriere non sembrano supportati da valide motivazioni ed il rimando a macro progetti di interramento (che forse saranno successivi al nostro personale interramento, ma fatti da un grande nome, un personaggio di livello europeo, l’architetto Joan Busquets) in relazione alla zona ex scalo Filzi non fanno pensare che vi sia una volontà di assolvere a quel dovere di tutela della salute per quei cittadini che con pazienza hanno sperato ma che ora si sentono traditi. L’ultimo atto lo apprendiamo dall’articolo pubblicato sull’Adige del 16 maggio, dal titolo “Rumore, ecco le zone più a rischio”, dove si riporta la classificazione di 13 aree “critiche” elaborata dal Servizio Ambiente del Comune e nelle quali noi poveri Cristi/Re non siamo inclusi, pur essendovi in zona una scuola materna, un asilo nido e due scuole elementari.

Certo, viene specificato che non si tratta di una definizione avvenuta a seguito di monitoraggio dei rumori, che comunque sarà realizzata nei prossimi mesi, ma di una prima indicazione da cui partire per la campagna di monitoraggio.

Alla luce di quanto esposto invitiamo l’amministrazione provinciale e comunale a prendere atto di questa situazione di gravissimo disagio che si perpetua da decenni e di voler includere la zona in questione tra le priorità da considerare e su cui agire. Siamo stanchi, disillusi e arrabbiati: non è così che si mette a repentaglio il diritto alla salute. E vogliamo sperare che l’argomento sia affrontato nell’immediato e non diventi utile solo ai fini di una demagogica, prossima campagna elettorale.

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