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La LaVis e la cooperazione

Mirco Cattani

Mi congratulo per il positivo esito della questione giudiziaria, arrogantemente promossa dall’AD di LaVis, Zanoni. Sarei stato molto perplesso, a dir poco, se il giudice si fosse espresso con un giudizio avverso a Questotrentino. Tuttavia, in questo Trentino politico, partitico, con una rilevante quota di distratti, collusi, profittatori, sopraffattori e delinquenti sociali, tutti ammantati da correttezza formale grazie all’importante ruolo pubblico o privato ricoperto, un diverso esito della vicenda giudiziaria non potrebbe essere stato così improbabile, malgrado l’infondatezza palese delle accuse mosse da Zanoni.

Senza i vostri editoriali la vicenda LaVis sarebbe scivolata via come niente fosse, anzi, magari, plaudendo pubblicamente al vecchio incompetente management e glorificando il nuovo, le cui iniziative appaiono ancor più sterili, inadeguate e improduttive. Un giornalismo siffatto servirebbe anche a livello nazionale. La democrazia avrebbe il controllo che le è necessario per essere tale. Ritengo che una parte importante per la chiarezza sul dissesto societario lavisano, debba ancora essere compiuta. Essa passa attraverso l’analisi delle responsabilità di gestione della società americana, che fu la ragione dalla quale scaturì il contatto e quindi l’acquisizione dell’imbottigliatore Girelli.

La cooperazione può costituire un ottimo sistema di reddito per chi lavora; ma la sua gestione dovrebbe essere affidata a soggetti idonei, il cui operato sia sottoposto a verifiche semplici ma effettive. Nell’attuale situazione, la cooperativa è divenuta una forma societaria sperequativa nei confronti delle altre aziende e questo grazie all’intromissione invasiva della politica, che mediante le cooperative gestisce parte del suo elettorato. Urge un ritorno alla forma originaria ed ai fini specifici della cooperativa, oggi a mio avviso ancora molto utile per fornire lavoro e futuro a migliaia di persone giovani e anziane estromesse dal mercato del lavoro. Non è più il comparto agricolo ad essere fragile, ma il tessuto lavorativo in generale, ad essere esposto alle temperie degli egoismi che pervadono il mercato, come un tempo il sopruso dei mediatori (peraltro ancora esistenti e utilizzati dalle “efficientissime” cooperative per le loro transazioni commerciali) angariava i coltivatori. Le recenti vicende interne della O.P. La Trentina, offrono uno spaccato di questo ulteriore aspetto della situazione attuale, con la Federazione, ancora una volta colpevolmente ignara e la Provincia coinvolta in temi estranei al proprio ruolo. Un cordiale saluto ed auguri di buon lavoro.

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Commenti (4)

virgilio rossi

la cooperazione è nata per ridistribuire equamente costi e ricavi. Il sistema ha funzionato affinchè "qualcuno" ha pensato bene a politicizzarla e a creare all'interno un entourage di controllo, pagandolo fior di quattrini. Da quel momento in poi i soci, veri artefici delle cooperazione, sono passati da protagonisti a servi del "potere" interno. Nulla di strano in quanto questo si verifica puntualmente in altri rami della politica trentina, vedi società partecipate P.A.T. Ci si chiede, ma perchè non si riesce a smantellare il sistema, la risposta è semplice. Questi signori hanno ben imparato come gestire il loro elettorato dando a soci a dosi controllate lo zuccherino, che permette loro di ritrovarsi ogni cinque anni puntualmente riconfermati. Mi fermo qui e lascio spazio ad altri commenti

Realtà#2

Il caso Lavis è l'emblema del decadimento della cooperazione e della politica trentina. Lo sanno anche i sassi ma si continua a negare l'evidenza. Lavis, come molte altre cantine, è andata avanti grazie ai contributi pubblici che i cosiddetti manager hanno ricevuto a piene mani dalla PAT. Con questi soldi pubblici hanno fatto investimenti assurdi (chissà come mai non hanno fatto un depuratore) e nessun politico, dirigente Federcoop ha mai richiesto (o effettuato) un verifica di dove fossero finiti i soldi. Non solo, l'arroganza ed il personalismo di questi manager li ha portati ad uscire da Cavit che dava una grossa mano alla cantina a smaltire il vino in eccesso e che quindi poteva essere pagato profumatamente ai soci.
3 anni fa non si è voluto fare chiarezza perché le magagne nascoste negli armadi di LAvis (FWI, Girelli, UWI) riguardano un sacco di persone importanti (curia, Federcoop, Politici ) che sono sempre stati "amici" dei dirigenti di Lavis. Questi rapporti di "amicizia" contano ancora... in Trentino
Purtroppo per loro non contano nel mercato mondiale e quindi senza una strategia vincente si è destinati a soccombere...
Sono convinto che sarebbe necessaria la massima trasparenza nella vicenda lavis in modo da avvertire anche tutte le altre realtà... ma sono altresì convinto che non accadrà nulla ... è il sistema ad essere marcio.... la rielezione del presidentissimo in federcoop lo dimostra!!

Realtà

Gentile Dott. Cattani,
quello che lei dice è corretto. Purtroppo la realtà della cooperazione trentina è piuttosto triste. Parlo solo delle cantine sociali in quanto è un settore che conosco bene. Esse sono per la maggior parte inefficienti e con manager non adeguati. Hanno troppo personale che nella maggior parte dei casi è iimpreparato. Hanno strutture eccessive (vedi Cantina Mori -colli zugna ad es.) con costi fissi insostenibili. Se non godessero di regime fiscale agevolato molte sarebbero già saltate. Molte cantine sociali sono associate a Cavit e questo permette loro di sopravvivere. Sono poche quelle che potrebbero andare per conto loro. Si sono dimenticati facilmente i casi di Nomi e di Avio che con le loro manovre (cantine in sicilia, commerciali senza senso...) hanno raso al suolo realtà cooperative di antica data. Isera era uscita da Cavit ma una decina di anni fa è ritornata in quanto non avrebbe potuto sopravvivere... ed adesso , nonostante tutto, non naviga in acque tranquille.

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Il sistema Trentino ha creato dei mostri, La Federazione insieme alla PAT decidono come far vivere o morire una cooperativa fregandosene altamente delle leggi e dei regolamenti.
Sono il Gatto e la Volpe e giocano continuamente sulle teste dei Trentini.
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