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QT n. 12, dicembre 2014 Monitor: Arte

Lo sguardo inquieto. Rovereto 1914-1918

La guerra in città

A Palazzo Alberti di Rovereto, a pochi passi dalla vasta mostra del Mart sulla Grande Guerra (vedi lo scorso numero di QT), il Museo Civico offre, fino al prossimo 15 marzo, un interessante percorso tra opere d’arte e documenti storici che prende in esame la Città della Quercia in quegli stessi anni.

Nel 1914, allo scoppio del conflitto, nonostante le modeste dimensioni, Rovereto si presentava come una cittadina assai vivace, interessata da avanzati progetti architettonici, anche di edilizia popolare, forte di un sistema scolastico discretamente sviluppato, tutt’altro che marginale rispetto a Trento.

La piccola “Atene del Trentino” venne sconvolta dalla guerra ancora prima che questa arrivasse realmente entro le mura: le truppe austriache decisero infatti, per bloccare in anticipo l’esercito italiano proveniente da sud, di distruggere tutti i fabbricati a sinistra del Leno e di minare i quattro ponti che attraversavano il torrente cittadino. Fu l’inizio di anni tumultuosi che ebbero forse il punto più drammatico nel maggio del 1915, quando, data l’estrema vicinanza alla linea del fronte, venne dato l’ordine di evacuazione pressoché totale della città. Seguirono requisizioni e soprattutto intensi bombardamenti, i cui esiti sono documentati in mostra da impressionanti fotografie e cartoline che ritraggono strade, piazze e luoghi di culto della quotidianità roveretana completamente sconvolti, annientati dalla furia delle bombe. L’immagine fotografica ci restituisce anche le mutazioni del paesaggio, i tentativi talvolta goffi di mascherare strade e palazzi, nell’illusorio tentativo di preservarli dalla furia degli eventi.

E poi, oltre alla città, i cittadini. Persone comuni, ma anche anime inquiete che avevano abbracciato l’ideale irredentista, compresi molti artisti, da Baldessari a Depero, da Valentinelli a Maganzini, da Bonazza a Cainelli, tutti presenti nel percorso con opere in qualche caso inedite, provenienti sia da collezioni private che da alcune collezioni pubbliche cittadine, dal Museo Civico di Rovereto al Museo della Guerra, fino alla Biblioteca Civica.

È proprio lo sguardo di questi artisti, forte di un’accentuata sensibilità, a narrare con forza la trepidazione di quei foschi momenti: nelle loro opere - disegni, schizzi, grafiche, dipinti e altro ancora - traspare tutta la temperie del tempo, la sua drammaticità, ma anche il suo slancio vitale e ideale. Troviamo l’architetto Giovanni Tiella sul fronte russo, impegnato come disegnatore tecnico; c’è Piero Coelli, dal 1915 al 1918 internato a Katzenau, ove tra pesanti ristrettezze delinea i profili di quelle baracche che rappresentavano la sua quotidianità. Di altro tenore l’esperienza bellica di Vittorio Casetti, che prima di riuscire ad arruolarsi nell’esercito italiano, negli anni del conflitto vagò tra Russia, Inghilterra e Francia, appuntando sulla carta la miseria dei profughi e dei deportati.

Tra i futuristi trentini, che nel manifesto di fondazione del movimento (1909) dichiaravano di voler glorificare la guerra, sola igiene del mondo, troviamo l’astrattismo giocoso di Depero, così come le scomposizioni drammatiche di Iras Baldessari, risalenti agli ultimi periodi del conflitto.

Sono però forse opere “passatiste”, decisamente tradizionali e figurative, ad aver segnato maggiormente la storia cittadina. Esemplare il modello in gesso di Carlo Fait per un monumento a Clementino Vannetti del 1908, realizzato per quel simbolo d’italianità che è il Palazzo della Cassa di Risparmio, asportato dai soldati austriaci e poi rifatto da Fait nel 1924, per una Rovereto oramai “redenta”.

Tra gli altri artisti documentati nel percorso segnaliamo perlomeno il roveretano Giorgio Wenter Marini, le cui grafiche - come la serie di cartoline “Il Trentino durante la guerra”, accompagnate da distici del cugino don Antonio Rossaro- contribuirono alla propaganda irredentista.

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