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QT n. 10, ottobre 2015 Trentagiorni

A chi servono i soldi della Fondazione?

Apprendiamo che il fondo immobiliare Clesio, proprietario dell’area ex-Michelin, ha perso il 38% del suo valore. Questo grazie a tutta una serie di speculazioni immobiliari andate maluccio, tra le quali spicca quella alle Albere, il quartiere di Renzo Piano tuttora invenduto, nonostante la Provincia si sia prodigata con fior di milioni, facendovi costruire prima il Muse e poi un fantomatico Centro Congressi trasformato - per tappare il buco - in biblioteca universitaria. Ma questa è un’altra storia.

A noi qui preme sottolineare un altro aspetto. Di Clesio e del suo gestore Castello sgr fanno parte Isa, Itas, Mittel, realtà finanziarie private in cui l’investimento in immobili costituisce una delle attività prevalenti. Quindi se vincono o se perdono sono fatti loro (poi magari interviene una mano pubblica ad alleviarne le perdite, come abbiamo visto, ma questa è ancora un’altra storia).

Il nostro disappunto invece nasce quando vediamo che della compagnia è anche Dolomiti Energia (che ha iscritto a bilancio la perdita come “durevole”) e soprattutto la Fondazione Caritro.

E qui proprio non capiamo: Dolomiti Energia ha come compito istituzionale tutto l’ambito energetico, già di per sé così ampio; che c’entrano gli investimenti nella speculazione edilizia?

Ma soprattutto Fondazione Caritro. Nata dalla cessione - a ottimo prezzo - della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto a Unicredit, ai tempi in cui Alessandro Profumo acquistava banche in tutta Europa senza badare a spese, doveva gestire il patrimonio così accumulato, a favore di cultura, ricerca, istruzione, territorio. Non certo per supportare speculazioni immobiliari. Per di più dei soliti noti.

E invece vediamo che, in svariate operazioni anche avventurose in cui si distinguono Isa e Itas (è il loro mestiere) spesso e sovente si associa la Fondazione; e quello non è il suo mestiere. I fondi che la Fondazione ha in dotazione sono destinati ad altro: non capiamo perché vengano distolti verso altre attività che nulla c’entrano con le finalità dell’istituto. Su questo ci ripromettiamo di tornare.