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Bondone: idee vecchie

Sergio Merz, delegato LIPU

L’ennesimo rilancio del Bondone parte con il piede sbagliato, almeno a vedere le proposte che sono emerse nel corso della serata organizzata dal comune di Trento. Si punta sempre ad incrementare sempre più una fruizione turistica, secondo noi non compatibile e altamente impattante.

La modesta altezza, la collocazione meridionale e l’isolamento della montagna permettono di escludere che il Monte Bondone possa aspirare ad un posto di rilievo nel quadro delle stazioni sciistiche alpine, pertanto lo sviluppo sciistico ha oramai raggiunto il limite.

Malgrado i cambiamenti climatici, si continua a pensare esclusivamente agli sport invernali anche in aree come le Viote, dove si vorrebbe creare una sorta di parco dei divertimenti con slittovie e illuminazione delle piste da fondo, quando sono alcuni anni che la neve si vede con il binocolo, per non parlare della delicatezza del territorio, che non potrà sopportare ulteriori degradi. Il rilancio dovrebbe invece riguardare un turismo naturalistico di qualità, che purtroppo non è valorizzato né preso in considerazione.

Se le idee sono quelle evidenziate nelle varie proposte, dove si parla dell’ennesimo Bike Park, di illuminazione del fondo, o addirittura di puntare ad un ritiro delle squadre di calcio nelle ex caserme austrungariche, allora non ci siamo proprio.

Dopo aver distrutto dal punto di vista ambientale la zona che da Vaneze va fino al Palon per le piste da discesa, snow park, ecc., la piana delle Viote, fin qui scampata miracolosamente ad uno sviluppo turistico che prevedeva costruzioni di alberghi, piste, ecc. è considerata di altissimo pregio naturalistico, pertanto non deve diventare una Gardaland o una palestra a cielo aperto.

Considerando la presenza, nella piana della Viote, della foresta demaniale, della riserva integrale delle Tre Cime, del sito di importanza comunitaria (S.I.C.), del valico di interesse primario di Bocca Vaiona (importante per le migrazioni di uccelli) e del biotopo, risulta vitale far rispettare le norme comportamentali previste dalle normative sulle aree protette, nello stesso tempo anche eventuali attività sportivo-ricreative dovranno essere compatibili con il territorio.

Purtroppo alcuni danni sono già stati fatti: ad esempio i recenti interventi di asfaltatura attuati nella piana delle Viote, per realizzare dei parcheggi che non sono serviti a nulla, visto che sono quasi sempre vuoti; inoltre anche in estate si continua a sostare lungo la strada, il che dimostra una strategia fallimentare, con uno spreco notevole di denaro pubblico e territorio e che non va nella direzione auspicata.

Il rilancio deve quindi essere attuato sul piano naturalistico, viste le alte potenzialità della zona e puntando ad una fruizione soft, senza caricare ulteriormente il territorio di nuove strutture o sport non compatibili. La mountain bike può essere usata solo a determinate condizioni, ovvero su alcuni percorsi ben definiti, non sui sentieri. Non vanno incrementate pratiche come il free ride o il downhill, altamente impattanti sulla fauna selvatica. Nei progetti per rilanciare il Bondone non vengono mai presi in considerazione gli aspetti faunistici e quale impatto possono avere determinati interventi. Non dimentichiamo che nella piana delle Viote, oltre a numerose specie di uccelli, lepri, e altri mammiferi, è presente quasi stabilmente l’orso bruno, una presenza che va valorizzata come marchio di qualità ambientale e risorsa attrattiva, e questo è possibile con una corretta informazione sia sulle caratteristiche della specie che sulle norme comportamentali, spiegando cosa si può o non si può fare.

Le caserme, sede dell’ex Centro di Ecologia Alpina, come più volte abbiamo proposto, possono ospitare un museo sulla Grande Guerra, scuole e famiglie, in “settimane-natura” dove oltre a nozioni naturalistiche teoriche e pratiche, potranno avere altri stimoli, con il coinvolgimento delle realtà locali, di guide alpine, associazioni, esperti del Muse, ecc. Non un albergo, ma una foresteria, dove a turni settimanali gli albergatori del Bondone potrebbero occuparsi del vitto.

Insomma, un turismo compatibile e diverso è possibile e doveroso; e soprattutto non bisogna copiare il peggio da altre località.

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