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La nuova maturità

Si dovrebbe favorire un ingresso graduale delle nuove prove d’esame consentendo agli studenti di prendere confidenza con le nuove richieste

Claudio Riccadonna

L’esame di stato viene rivisto. Il Miur, come sappiamo, con il decreto n. 769 del 26 novembre scorso, ha pubblicato le indicazioni sulle novità dell’anno scolastico 2018-2019 riguardanti l’esame di maturità.

Viene modificato l’assetto della prima prova con due tracce di analisi del testo, con tre tracce di testo argomentativo e con due tracce relative a riflessioni su tematiche di attualità, che richiederanno un’impostazione e un approccio, nelle svolgimento delle prove, diversi, rispetto agli attuali. Insomma, anche la prova d’italiano cambia, così come cambia il peso in termini di valutazione assegnato alla prova stessa.

Tuttavia, al di là di ogni considerazione in merito, qualche domanda si pone. Non si potrebbe dare la possibilità ai ragazzi delle quinte di concludere il proprio percorso scolastico e di essere valutati sulla base delle vecchie “tipologie” testuali, alle quali sono stati abituati nel corso del triennio? Perché stravolgere, ex abrupto, un percorso più o meno consolidato, su cui già lavorano da almeno due anni? Forse è inopportuno, ormai ad anno inoltrato, modificare un impianto testuale, con il quale i ragazzi, a partire dalla terza per l’appunto, attraverso diversi compiti ed esercitazioni a casa e in classe, si sono costantemente confrontati. Per certi versi potrebbe risultare lesivo rispetto a competenze e conoscenze acquisite e costruite progressivamente.

Che fretta c’è? Il legislatore potrebbe favorire, ragionevolmente, un ingresso graduale delle nuove prove d’esame, a partire dalla terza di quest’anno, consentendo agli studenti di prendere pian piano confidenza con le nuove richieste, non limitandosi ad elaborare una griglia di valutazione comune nazionale, ma attivandosi, piuttosto, nel produrre concretamente del materiale di supporto per gli insegnanti, che sia poi direttamente spendibile in classe con i ragazzi. Perché non concedere, insomma, un po’ di tempo a tutti per acquisire dimestichezza con le novità previste?

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