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QT n. 4, aprile 2019 Trentagiorni

Marina, anatra zoppa

Nell’attuale situazione cosa riesce a fare dei programmi di rinnovamento che aveva promesso?

Marina Mattarei

La Presidente sulla graticola titolavamo nel numero scorso. Marina Mattarei, che doveva rivoluzionare la cooperazione aveva tradito le aspettative, ed aprendo un’inusitata consonanza con la Giunta Fugatti, per di più proprio sul terreno dei provvedimenti xenofobi, si era tagliata l’erba sotto i piedi.

Come era facile prevedere si è trovata contro sia l’anima solidale del mondo coop, sia i boss, che di lei comunque non si fidano.

Risultato? Mattarei è un’anatra zoppa. Per evitare la sfiducia nel cda ha dovuto rinunciare alla sua alleata\consigliera prof. Mariangela Franch. Ed incamerare l’azzeramento del comitato esecutivo, che dovrà essere rinominato. “In certe situazioni la soluzione più facile è andarsene. Ma io rimango” ha detto. Concordiamo con lei, è più facile andarsene. Ma non è detto che la soluzione più difficile, rimanere a tutti i costi, sia anche la più giusta: ce lo ricorda ad ogni telegiornale Theresa May, orgogliosamente resiliente in un posto da cui non riesce a combinare alcunché.

Perché il problema è: in questa situazione, la Presidente, cosa riesce a fare? Dei programmi di rinnovamento che aveva evocato scaldando il cuore ai cooperatori, cosa riesce a concretizzare? Quali provvedimenti – concreti, non bei principi generali – intende proporre?

Non si sa niente. L’informazione è a quota zero. Forse perchè progetti definiti non ce ne sono.

Ma anche su cose immediatamente concrete, come le trattative per la nuova sede, non si sa nulla, se non quanto filtra sui giornali (e non è un bel leggere).

Insomma, la rivoluzione è rimandata; l’informazione è assente; e l’ordinaria amministrazione? Arranca anch’essa: senza comitato esecutivo anche la gestione ordinaria è sospesa; e per di più è ormai chiaro che tra Mattarei e il direttore Ceschi non c’è alcuna sintonia.

In questo quadro i boss sguazzano. Rialza la cresta perfino il quadri-presidente Diego Schelfi; si dà un gran daffare il presidente uscente del Sait Renatu Dalpalù, che di tornare al suo mestiere (commercialista) sembra non aver voglia alcuna.

Questo è il pericolo vero del movimento cooperativo. Pensare che Mattarei fallisce perchè di riforme non c’è bisogno. Sarebbe un esito devastante.